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Quando le macchine decidono: innovazione e fiducia nell’era dell’AI

Dalla valutazione del merito creditizio alla prevenzione delle frodi, l’AI sta trasformando il settore finanziario. Ma il vero vantaggio competitivo nasce dall’equilibrio tra tecnologia, governance ed etica.

Negli ultimi anni il settore del credito ha cambiato volto. L’Intelligenza Artificiale è entrata nelle decisioni di ogni giorno. Algoritmi che stimano la probabilità di default, chatbot che dialogano con i clienti, sistemi capaci di rilevare frodi in tempo reale. Ciò che fino a poco tempo fa sembrava appartenere a un mondo futuristico oggi è la routine per banche, finanziarie e imprese.

Eppure, dietro tutto questo entusiasmo per l’innovazione si nasconde una domanda cruciale: quanto possiamo davvero fidarci delle macchine?

Secondo uno studio di KPMG, solo il 46% degli intervistati è disposto ad accettare l’AI in modo “incondizionato“, mentre il 61% dichiara diffidenza verso i sistemi intelligenti. L’Intelligenza Artificiale non è infallibile e il rischio di affidare processi delicati a modelli opachi è reale. Per questo la trasparenza, la spiegabilità e il controllo umano diventano indispensabili. Non si tratta solo di rispettare il quadro normativo europeo, dall’AI Act alle linee guida sulla governance, ma di garantire equità e fiducia in un settore che vive di credibilità.

Accanto ai rischi, però, ci sono anche enormi opportunità. Pensiamo alla prevenzione dalle frodi: sistemi di anomaly detection permettono di analizzare milioni di transazioni in pochi secondi, intercettando comportamenti sospetti che sfuggirebbero a qualsiasi occhio umano. Oppure agli stress test supportati da agenti intelligenti, capaci di simulare scenari estremi e mettere alla prova la resilienza di portafogli e bilanci. Secondo PYMNTS, il 71 % degli istituti finanziari ha già adottato tecnologie AI per individuare frodi nei pagamenti, mentre secondo McKinsey l’80 % delle organizzazioni che si occupano di rischio di credito prevedono di integrare tecnologie di GenAI nei prossimi tempi per rafforzare simulazioni, valutazioni documentali e scenari.

E poi c’è la frontiera della personalizzazione. L’AI non serve solo a dire “sì” o “no” a una richiesta di credito, ma può modellare offerte su misura, valutare propensioni al rischio, proporre condizioni dinamiche. I sistemi AI per credit scoring possono migliorare l’accuratezza delle decisioni e la capacità predittiva. Un cambio di prospettiva che può aprire le porte del finanziamento anche PMI e startup, che spesso faticano a farsi riconoscere dal sistema tradizionale.

Il punto, alla fine, è capire come vogliamo usare questa tecnologia. Serve un approccio che tenga insieme innovazione e responsabilità, velocità e prudenza, dati e sensibilità umana. L’AI non sostituirà i professionisti del credito, ma potrà renderli più rapidi, lucidi e inclusivi nelle loro scelte.

Il futuro non ci chiede di scegliere tra uomo e macchina, ma di costruire una nuova alleanza. È lì che si giocherà la vera partita nei prossimi anni: nella capacità di far dialogare Intelligenza Artificiale e Intelligenza Umana per un sistema più sicuro, aperto e sostenibile.

Alla prossima!

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