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Una persona sta calcolando le proprie tasse, forse prima di fare il concordato preventivo

Concordato preventivo 2025-2026: stangata in arrivo, proposte al rialzo e nuove strategie per imprese e professionisti

Il concordato preventivo biennale cambia volto: le nuove simulazioni per il 2025-2026 mostrano un deciso aumento dei redditi imponibili proposti, spingendo imprese e professionisti a rivedere le proprie strategie fiscali. Un trend che impone attenzione, analisi puntuale dei dati e un confronto serrato con le nuove regole del gioco.

Un nuovo capitolo per il concordato preventivo

Il concordato preventivo biennale (CPB) rappresenta una delle novità più rilevanti degli ultimi anni nel panorama fiscale italiano. Dopo il lancio sperimentale per il 2024, il CPB si prepara a entrare a regime per il biennio 2025-2026, portando con sé una serie di cambiamenti che stanno già facendo discutere professionisti, imprese e consulenti fiscali. L’ultimo aggiornamento, reso noto attraverso il rilascio del software “Il Tuo Isa Cpb”, ha evidenziato una tendenza al rialzo dei risultati attesi per i prossimi due anni. Questo scenario, che emerge dall’analisi dei dati e delle simulazioni, impone una riflessione attenta sulle implicazioni operative, economiche e strategiche per i contribuenti interessati.

Il meccanismo del concordato preventivo biennale

Per comprendere appieno la portata delle novità, è utile ricordare come funzioni il CPB. Si tratta di un accordo tra il contribuente e l’Agenzia delle Entrate che consente, a chi aderisce, di definire in anticipo il proprio reddito imponibile per un periodo di due anni. Questo meccanismo si basa su una serie di parametri, tra cui i dati storici dell’attività, gli indicatori sintetici di affidabilità (ISA), e le simulazioni effettuate tramite appositi software che tengono conto delle performance economiche e fiscali dell’impresa o del professionista.

L’obiettivo dichiarato del CPB è duplice: da un lato, offrire certezza e stabilità al contribuente in termini di imposizione fiscale; dall’altro, semplificare e razionalizzare il rapporto tra fisco e contribuenti, riducendo il contenzioso e incentivando la compliance volontaria.

Il nuovo calcolo: perché il “conto” sale nel 2025 e 2026

L’analisi dei dati pubblicati e delle simulazioni effettuate con il nuovo software mostra chiaramente una tendenza all’aumento dei redditi proposti per il biennio 2025-2026, rispetto a quanto previsto per il 2024. Questo incremento è legato principalmente a due fattori: la massimizzazione del risultato delle pagelle 2024 e l’effetto di trascinamento dei dati contabili ed extra-contabili invariati tra il 2023 e il 2024.

In sostanza, il sistema prende come base di calcolo i risultati migliori ottenuti nel 2024, che spesso riflettono una situazione economica più favorevole rispetto agli anni precedenti. Questo porta a una proposta di concordato più onerosa per i contribuenti, che si vedono riconoscere un reddito imponibile superiore a quello effettivamente realizzato o atteso. La logica sottostante è quella di garantire al fisco una base imponibile stabile e prevedibile, ma il rischio è quello di penalizzare chi ha avuto un anno particolarmente positivo, senza che questo trend sia necessariamente destinato a proseguire.

L’impatto sui diversi settori: chi vince e chi perde

Dall’analisi dei dati emerge come l’aumento del reddito concordato non sia uniforme tra i diversi settori economici. Alcune categorie, come i fabbricanti di strutture metalliche, gli studi odontoiatrici e i commercianti di elettrodomestici, si trovano a dover fare i conti con incrementi significativi, sia in termini assoluti che percentuali. In particolare, per gli studi odontoiatrici e gli studi di ingegneria, l’aumento supera in alcuni casi i 5.000 euro di reddito imponibile concordato, con variazioni che si attestano tra il 4% e il 5% rispetto al biennio precedente.

Questa dinamica rischia di creare disparità tra chi ha già raggiunto un livello di efficienza fiscale elevato e chi, invece, si trova ancora in fase di consolidamento. Per i contribuenti che hanno beneficiato di una performance particolarmente brillante nel 2024, la proposta di concordato per il biennio successivo potrebbe risultare poco conveniente, soprattutto se le prospettive di crescita per il 2025 e il 2026 sono meno rosee.

La reazione degli esperti: tra preoccupazione e attesa

La pubblicazione dei nuovi dati ha suscitato reazioni contrastanti tra gli addetti ai lavori. Da un lato, c’è chi sottolinea la necessità di garantire una maggiore stabilità e prevedibilità al sistema fiscale, evitando le oscillazioni che hanno caratterizzato gli anni passati. Dall’altro, non mancano le critiche verso un meccanismo che rischia di essere troppo rigido e poco aderente alla realtà economica delle singole imprese.

Gli esperti evidenziano come la massimizzazione del risultato delle pagelle 2024 possa portare a una sovrastima del reddito imponibile, soprattutto in un contesto economico ancora caratterizzato da incertezze e volatilità. La mancata considerazione di eventuali peggioramenti delle condizioni di mercato rischia di penalizzare chi, pur avendo avuto un buon 2024, si trova ora ad affrontare nuove sfide e difficoltà.

Le possibili correzioni: il ruolo del coefficiente di rettifica

Uno degli strumenti previsti per attenuare l’impatto degli aumenti è il cosiddetto “coefficiente di rettifica”, che tiene conto dell’andamento effettivo dell’attività nel triennio precedente. Questo meccanismo dovrebbe consentire una riduzione del reddito concordato in presenza di situazioni particolarmente sfavorevoli o di peggioramenti significativi delle performance aziendali.

Tuttavia, la sua applicazione pratica resta ancora incerta e oggetto di confronto tra professionisti e amministrazione finanziaria. Molti temono che il coefficiente di rettifica non sia sufficiente a compensare gli effetti della massimizzazione dei risultati 2024, soprattutto per quei settori che hanno subito forti oscillazioni nel corso degli ultimi anni.

Le implicazioni operative del concordato preventivo per i contribuenti

Per i contribuenti interessati dal CPB, il nuovo scenario impone una serie di valutazioni strategiche. La scelta se aderire o meno al concordato biennale non può più essere basata solo su considerazioni di convenienza fiscale immediata, ma deve tenere conto di una pluralità di fattori, tra cui le prospettive di crescita, la stabilità dei ricavi, la struttura dei costi e le eventuali criticità legate al mercato di riferimento.

Inoltre, l’adozione del CPB richiede una maggiore attenzione alla gestione dei dati contabili e alla pianificazione fiscale di medio-lungo periodo. Le imprese e i professionisti dovranno dotarsi di strumenti adeguati per monitorare costantemente l’andamento della propria attività e valutare l’impatto delle diverse opzioni disponibili.

Il ruolo dei consulenti: una sfida di competenza e responsabilità

In questo contesto, il ruolo dei consulenti fiscali diventa ancora più centrale. Sarà loro compito guidare i clienti nella scelta più opportuna, valutando attentamente i pro e i contro di ciascuna soluzione e fornendo indicazioni chiare e tempestive sulle possibili evoluzioni del quadro normativo e operativo.

La capacità di interpretare correttamente i dati, di anticipare le tendenze e di suggerire strategie efficaci rappresenterà un elemento chiave per garantire il successo delle imprese e la sostenibilità delle scelte fiscali adottate.

Verso un nuovo equilibrio tra fisco e contribuenti

Il concordato preventivo biennale si conferma dunque uno strumento innovativo e potenzialmente vantaggioso, ma non privo di criticità. L’aumento dei redditi concordati per il 2025-2026 rappresenta una sfida importante, che richiede un approccio consapevole e una capacità di adattamento alle nuove regole del gioco.

Solo attraverso un dialogo costruttivo tra amministrazione finanziaria, professionisti e contribuenti sarà possibile trovare un equilibrio sostenibile, capace di coniugare le esigenze di stabilità e prevedibilità del fisco con la necessità di tutelare la competitività e la vitalità del tessuto produttivo italiano.

Il futuro del CPB dipenderà dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di affrontare con realismo e pragmatismo le sfide che si profilano all’orizzonte, trasformando le criticità in opportunità e costruendo un sistema fiscale più equo, trasparente ed efficiente.

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