di:  

Crediti deteriorati: l’Ue torna a crescere, l’Italia resiste

I crediti deteriorati in Europa risalgono a 373 miliardi di euro, con forti aumenti in Germania e Francia. Italia e Spagna segnano invece un calo. Per il triennio 2025-27 il mercato attende 22 miliardi annui di transazioni.

I crediti deteriorati tornano a crescere in Europa, spinti soprattutto da Germania e Francia, che fanno registrare un aumento sia degli stock che degli indicatori di rischio. L’Italia invece, segna una riduzione di 86 miliardi di euro rispetto al picco del 2015. Il processo di derisking portato avanti dall’industria italiana degli Npl continua a mantenere basso il tasso di deterioramento del credito nel nostro Paese. Anche Spagna, Grecia e Portogallo registrano riduzioni. È lo scenario che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Banca Ifis, presentata alla quattordicesima edizione dell’NPL Meeting.

Stock complessivo da 373 miliardi di euro

Il nuovo rapporto di Banca Ifis, che prende in esame l’andamento degli crediti deteriorati in sei Paesi europei, segnala un’inversione di tendenza dopo i minimi toccati nel 2023: lo stock complessivo delle banche significative dell’Unione europea ha raggiunto quota 373 miliardi di euro, in aumento di 16 miliardi rispetto al punto più basso di due anni fa. Un incremento che, tuttavia, non è omogeneo: il dato risulta trainato dalla crescita registrata in Germania (+14 miliardi) e Francia (+12 miliardi). Nel primo caso, il deteriorato pesa in particolare sul comparto immobiliare (per l’89%), mentre nel secondo grava sul segmento corporate con il 63%, ma risulta significativa anche l’incidenza delle famiglie che valgono il 37%. Italia, Spagna, Grecia e Portogallo mostrano invece segnali opposti, con una riduzione delle esposizioni non performanti.

Il contesto italiano resta stabile

Nello specifico, il contesto italiano rimane nel complesso stabile, con un processo di smaltimento degli Npl che prosegue, se pur a un ritmo più contenuto. I crediti deteriorati, detenuti da banche e investitori, ammontano a 275 miliardi di euro, otto miliardi in meno rispetto a due anni fa e ben al di sotto dei livelli del 2015, quando lo stock superava i 360 miliardi. La lieve inversione di tendenza osservata nel 2024 riguarda soprattutto le imprese: il tasso di deterioramento è salito dall’1,3% del 2023 all’1,8%, penalizzato dalle difficoltà dei settori edilizio, commerciale e alberghiero. Più solido, al contrario, il segmento famiglie, che mantiene un tasso di deterioramento fermo allo 0,6%, sostanzialmente invariato nell’ultimo quinquennio.

Stime per il futuro dell’UE

Guardando al futuro, le proiezioni per il triennio 2025-2027 indicano un ulteriore miglioramento con il tasso di deterioramento atteso in discesa al 2,3%, ben al di sotto della soglia del 5% ritenuta prudenziale dalla BCE. In parallelo, il mercato dovrebbe continuare a muovere circa 22 miliardi di euro annui di transazioni, con un ruolo crescente del mercato secondario.

Le nuove sfide

Il rapporto entra infine nel vivo delle principali sfide che i Paesi Europei dovranno affrontare nell’immediato futuro. Sono sostanzialmente tre: il consolidamento del settore, già avviato negli ultimi due anni con 11 gruppi attivi, tra cui Banca Ifis che gestisce un portafoglio da 21,6 miliardi; l’adozione dell’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di velocizzare e rendere più efficienti i processi; e il rafforzamento dell’efficienza dei recuperi. Un nodo, quest’ultimo, sempre più critico, se si considera che il 60% dei fascicoli ha oltre cinque anni.

Un ultimo aspetto riguarda i finanziamenti garantiti dallo Stato, che pesano ancora in misura rilevante sul mercato: circa 155 miliardi di euro fanno riferimento a garanzie pubbliche erogate durante la Pandemia (nel 2021, avevano toccato il picco di 174 miliardi di euro). Sul fronte delle famiglie, la situazione appare invece più favorevole, con 29 miliardi di garanzie legate principalmente all’acquisto della prima casa.

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO!