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Insolvenze aziendali

Insolvenze aziendali: l’Italia supera i livelli pre-pandemia con un +35% nel 2025

Il nuovo Insolvency Report 2025–2027 di Allianz Trade stima un aumento globale delle insolvenze aziendali del +6% nel 2025 e del +5% nel 2026, con un primo calo previsto nel 2027 (-1%). In Italia, attesi oltre 13.000 casi di insolvenza nel 2025, in crescita del 35% rispetto all’anno precedente.

Insolvenze aziendali: 13.000 casi attesi in Italia nel 2025 secondo Allianz Trade

Allianz Trade ha diffuso il nuovo Insolvency Report 2025–2027, un’analisi approfondita sugli effetti dei dazi statunitensi e delle recenti dinamiche del commercio globale sull’andamento delle insolvenze aziendali a livello mondiale.

In Italia, dopo il livello minimo registrato a metà del 2023, il numero di insolvenze aziendali è tornato a crescere in modo deciso. Secondo il rapporto, nel 2025 si prevede un aumento del 35% su base annua, pari a circa 13.000 casi, rispetto ai 9.612 del 2024. È il terzo anno consecutivo di crescita, dopo il +17% del 2024 e il +9% del 2023.

L’Italia si riallinea così alla maggior parte delle economie europee, superando in alcuni casi i livelli pre-pandemia. Tutti i principali settori produttivi contribuiscono a questa dinamica, con commercio, costruzioni, manifatturiero e ospitalità tra i comparti più colpiti.

Per il 2026, il report prevede un ulteriore incremento del 3%, con circa 13.400 casi. Solo nel 2027 si intravede un possibile miglioramento, con una riduzione stimata del 5% (circa 12.700 casi). Nonostante ciò, la società sottolinea che i livelli di insolvenza resteranno elevati anche nei prossimi anni, segno di una ripresa ancora fragile e disomogenea tra i diversi settori.

Dazi e commercio internazionale: un effetto ritardato ma potenzialmente dirompente

L’analisi di Allianz Trade evidenzia come i dazi all’importazione introdotti dall’amministrazione Trump (che raggiungeranno un tasso effettivo del 14% entro la fine del 2025) stiano iniziando a incidere sull’economia globale, anche se con effetti differiti.

Le imprese statunitensi risultano per ora relativamente protette grazie all’aggiustamento dei prezzi da parte degli esportatori esteri e al dirottamento dei flussi commerciali verso Paesi come India e Vietnam, che hanno contribuito a contenere i costi e a limitare i fallimenti.

Secondo Maxime Lemerle, Lead Analyst per la Ricerca sulle Insolvenze di Allianz Trade, nella prima metà del 2025 i dazi hanno ridotto le insolvenze negli Stati Uniti di circa quattro punti percentuali, mentre la domanda interna ha compensato gli effetti negativi. Le economie fortemente orientate all’export restano però tuttora vulnerabili. Nello scenario peggiore, il Canada potrebbe contare 1.900 aziende insolventi, la Francia 6.000, la Spagna 2.900 e l’Olanda 700.

Per Germania, Regno Unito, Italia e Belgio, l’impatto dovrebbe essere contenuto grazie a una maggiore diversificazione dei mercati di esportazione, a basi domestiche solide e a posizioni finanziarie più stabili. Allianz Trade avverte però che un rallentamento del commercio globale potrebbe innescare un effetto domino, con ripercussioni a catena lungo le filiere internazionali.

Prospettive globali: credito più rigido, crescita debole e nuovi rischi tecnologici

A livello mondiale, l’Insolvency Report prevede che le insolvenze aziendali continueranno ad aumentare almeno fino al 2026. Dopo il +10% del 2024, le stime indicano un ulteriore +6% nel 2025 e +5% nel 2026, raggiungendo i livelli più alti dal 2019, con un numero di insolvenze superiore del 19% rispetto alla media pre-pandemica.

Secondo Aylin Somersan Coqui, Chief Executive Officer di Allianz Trade, le strategie di mitigazione si stanno indebolendo e le tensioni commerciali rischiano di mettere alla prova la resilienza delle imprese. L’aumento delle grandi insolvenze incrementa inoltre il rischio di contagio, in un contesto già segnato da condizioni di credito rigide e domanda debole.

Il report individua tre elementi di vulnerabilità: una crescita economica insufficiente negli Stati Uniti e nell’Eurozona, tassi d’interesse elevati e credito limitato che penalizzano soprattutto le PMI e infine le criticità settoriali in comparti come costruzioni e automotive, dove l’aumento dei costi e la transizione tecnologica riducono i margini di profitto.

Un ulteriore rischio riguarda la nascita di nuove imprese, favorita dalla digitalizzazione e dall’espansione della gig economy. Allianz Trade stima che la fine del boom legato all’intelligenza artificiale, fenomeno paragonabile alla bolla delle dotcom, potrebbe generare fino a +4.500 insolvenze negli Stati Uniti, +4.000 in Germania, +1.000 in Francia e +1.100 nel Regno Unito.

Nonostante le difficoltà, il 2027 potrebbe segnare un punto di svolta. Le insolvenze aziendali globali potrebbero calare dell’1%, aprendo la strada a una fase di lenta stabilizzazione del contesto economico internazionale.

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