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Lazy portfolio

Lazy portfolio: cosa sono e come funzionano i portafogli pigri?

Per Lazy portfolio s’intende un approccio d’investimento che privilegia semplicità, diversificazione e un orizzonte temporale di lungo termine. Una strategia pensata per chi desidera mantenere il controllo sulle proprie finanze senza cedere alle pressioni dei mercati e alle emozioni del momento, utilizzando strumenti a basso costo e con una manutenzione minima.

Lazy portfolio: cos’è e come è composto

Alla base del Lazy portfolio c’è una strategia di asset allocation che distribuisce il capitale su diverse categorie di investimento, scarsamente correlate tra loro. Le principali asset class coinvolte sono azioni, obbligazioni, oro e materie prime. Ogni categoria contribuisce in modo differente al rendimento e al rischio complessivo, permettendo di creare un portafoglio diversificato, bilanciato e resiliente.

Questa struttura viene mantenuta nel tempo attraverso ribilanciamenti periodici che consentono di riportare le proporzioni iniziali, senza cedere alle fluttuazioni di breve periodo. Il Lazy portfolio, infatti, segue la filosofia “Buy and Hold”: dopo aver costruito il portafoglio, l’investitore mantiene la propria posizione per un orizzonte temporale di lungo termine, generalmente superiore ai dieci anni.

Non è necessario, dunque, dedicare ore all’analisi dei mercati o inseguire le notizie economiche. Il Lazy portfolio rimane fedele alla sua impostazione originaria, superando indenne le turbolenze dei mercati e preservando l’investitore da decisioni dettate dall’emotività o da fonti poco attendibili.

Vantaggi e criticità di una gestione “pigra”

La principale forza del Lazy portfolio risiede nella sua semplicità di gestione e nella capacità di garantire una diversificazione efficace con pochi strumenti, generalmente ETF o fondi indicizzati, che replicano l’andamento dei principali indici di mercato. Questa scelta consente di minimizzare i costi di gestione e transazione, con un impatto positivo sui rendimenti nel lungo termine.

Tuttavia, la strategia non è esente da limiti. Essendo un approccio standardizzato, non tiene conto delle esigenze personali dell’investitore, dei suoi obiettivi finanziari specifici o della sua tolleranza al rischio. Inoltre, sebbene la diversificazione riduca il rischio specifico legato a singoli titoli o settori, il portafoglio rimane comunque esposto ai rischi sistemici, che possono colpire simultaneamente tutte le asset class.

Un esempio significativo è stato il 2022, quando i rialzi dei tassi d’interesse da parte delle Banche Centrali hanno provocato un crollo simultaneo di azioni e obbligazioni, asset storicamente decorrelati. In quell’anno, il Lazy portfolio All Seasons ha registrato una perdita dell’11,43%, mentre altri modelli più flessibili, come il Golden Butterfly, hanno saputo maggiormente contenere le perdite.

Infine, il contesto fiscale italiano penalizza gli ETF rispetto ad altri strumenti finanziari, rendendo il Lazy portfolio meno efficiente dal punto di vista tributario rispetto ad altri mercati, come quello statunitense da cui questo approccio trae origine.

Perché scegliere un Lazy portfolio

Il Lazy portfolio rappresenta un approccio valido per quegli investitori che desiderano mantenere una rotta stabile e razionale, senza farsi travolgere dalle mode finanziarie o dalle oscillazioni di mercato. L’ispirazione di questo modello affonda nelle teorie di Jack Bogle, fondatore di Vanguard, il quale ha promosso con forza l’investimento passivo e l’utilizzo di fondi indicizzati a basso costo.

Tuttavia, non si può ignorare il fatto che ogni investitore ha esigenze uniche e specifiche. Chi desidera una gestione personalizzata, o chi intende massimizzare i rendimenti nel breve periodo, potrebbe trovare questa soluzione troppo statica o poco reattiva ai cambiamenti del contesto economico.

La personalizzazione richiede una pianificazione finanziaria accurata: in alcuni casi, la soluzione potrebbe essere quella di integrare il Lazy portfolio con una componente tattica, capace di adattarsi al ciclo economico o alle tendenze emergenti. Questa integrazione, però, richiede esperienza, competenza e un aggiornamento costante, aumentando il rischio di decisioni errate dovute all’emotività.

Non esiste, dunque, un portafoglio perfetto valido per ogni contesto o per ogni investitore. Esiste piuttosto una strategia adeguata alla propria situazione finanziaria, ai propri obiettivi e alla propria capacità di tollerare il rischio.

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