Dal 1° gennaio 2026 gli assegni pensionistici cresceranno tra l’1,4-1,5%, con una rivalutazione differenziata per fasce di reddito. Le proiezioni Inps prevedono aumenti fino a 51 euro mensili lordi per i trattamenti più elevati.
L’inflazione continua a crescere, se pur in maniera più contenuta rispetto al recente passato. In questo contesto, le pensioni si preparano a un nuovo adeguamento. Dal 1° gennaio 2026, l’aumento dovrebbe essere pari all’1,4%, tuttavia potrebbe arrivare all’1,5%. Percentuale leggermente inferiore rispetto all’1,7%, stimato nei mesi scorsi. L’adeguamento verrà calcolato in base all’andamento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI). Eventuali conguagli verranno effettuati nel mese di febbraio. Come di consueto, l’aumento non riguarderà uniformemente tutti i pensionati, ma varierà in base alla fascia di reddito di appartenenza.
Come si calcolano gli aumenti della perequazione
Saranno previsti tre livelli di adeguamento, in base all’importo lordo mensile del trattamento, prendendo come riferimento il trattamento minimo Inps, fissato per il 2025 in 603,40 euro. In concreto, la ripartizione sarà la seguente:
- Prima fascia (100%) – rivalutazione piena dell’1,4% per gli assegni fino a 4 volte il trattamento minimo, ossia fino a 2.413,60 euro lordi mensili.
- Seconda fascia (90%) – aumento dell’1,26% per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo, ossia tra 2.413,61 e 3.017,00 euro.
- Terza fascia (75%) – incremento dell’1,05% per gli assegni superiori a 5 volte il trattamento minimo, ossia oltre 3.017 euro mensili.
Questo sistema a scaglioni consente di tutelare maggiormente il potere d’acquisto dei cittadini che percepiscono una pensione minima, riducendo allo stesso tempo l’impatto della rivalutazione sui conti pubblici per gli assegni più elevati.
Simulazioni e impatto degli aumenti sugli assegni
Come sottolinea il Sole 24Ore, nella relazione tecnica della scorsa legge di Bilancio era stato quantificato in 1,8 milioni la platea di pensionati destinataria dell’incremento con una sospesa di circa 175 milioni per il 2026. Secondo le simulazioni Inps, il riallineamento all’inflazione porterà ai seguenti incrementi sugli assegni pensionistici:
- Un pensionato con un assegno lordo mensile di 603 euro, con la perequazione dell’1,4%, nel 2026 avrà un aumento di 8,44 euro. L’assegno arriverà a 611,44 euro.
- Un pensionato con un assegno lordo mensile di mille euro, nel 2026 avrà un aumento di 14 euro. L’assegno arriverà a 1.014 euro.
- Un pensionato con un assegno lordo mensile di 1.500 euro, nel 2026 avrà un aumento di 21 euro. L’assegno arriverà quindi a 1.521 euro.
- Un pensionato con un assegno lordo mensile di 2.000 euro, nel 2026 avrà un aumento di 28 euro. L’assegno arriverà quindi a 2.028 euro.
- Un pensionato con un assegno lordo mensile di 2.500 euro, nel 2026 avrà un aumento di 34,88 euro. L’assegno arriverà quindi a 2.534,88.
- Un pensionato con un assegno lordo mensile di 3.000 euro, nel 2026 avrà un aumento di 41,18 euro. L’assegno arriverà quindi a 3.041,18.
- Un pensionato con un assegno lordo mensile di 4.000 euro, nel 2026 avrà un aumento di 51,71 euro. L’assegno arriverà quindi a 4.051,71 euro.
L’impatto sui trattamenti minimi
È importante ricordate che per il 2025, la rivalutazione delle pensioni è stata dello 0,80%. Per i trattamenti pari o inferiori ai minimi è stato previsto un incremento aggiuntivo temporaneo del 2,2%, che terminerà a fine anno. Per il 2026, è previsto invece un plus pari all’1,3%.





