di:  

Trading proprietario in Europa: dove nascono (e perché crescono) le prop firm

Dalle sale di Londra ai desktop dei trader retail, i team che operano con un capitale proprio stanno aumentando sempre di più. Il contesto è decisamente favorevole, se si considerano i numeri dei ricavi, le regolamentazioni sempre più accurate e anche le nuove tecnologie a bassa latenza. Cosa sta succedendo, dove si concentrano le prop firm europee e quali fattori stanno spingendo la crescita?

Quando si parla di prop firms, si intendono le società che negoziano sui mercati finanziari. Si differenziano dai trader tradizionali perché mettono a rischio esclusivamente il proprio capitale. Fino a qualche anno fa, quello delle prop firms era un fenomeno di nicchia, ma ad oggi si parla di ricavi nell’ordine dei miliardi. Cresce anche l’interesse da parte dei regolatori europei, un chiaro segno che il modello si sta sviluppando in fretta.

Cos’è una prop firm e perché piace ai trader?

I centri storicamente legati al trading restano Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino, ma i nuovi hub stanno emergendo anche a Praga e a Limassol, complici anche una tassazione contenuta e una nuova community di sviluppatori fintech.

Possiamo dividere le prop firm europee in due macro-categorie:

  • Market-maker ad alta frequenza: sono delle infrastrutture proprietarie con una latenza sotto i 50 microsecondi e con il focus su futures azionari, obbligazionari e FX spot.
  • Società di funding retail: offrono delle sfide simulate. Per esempio, se il candidato supera i parametri di rischio, riceve un conto funded e condivide i profitti con la società che fornisce il capitale.

Il vantaggio principale per i trader è l’accesso a una leva e a una infrastruttura professionale senza dover impegnare dei capitali cospicui e, soprattutto, privati. Questo spiega perché, secondo l’Acuiti Proprietary Trading Insight Report (Q2 2025), il 65% delle prop firm europee ha in previsione di assumere molti nuovi trader nel 2025. Secondo lo stesso studio, questa quota si attestava al 90% nel 2024.

Le ragioni dietro il boom: tecnologia, capitale e regolamentazione

Sulla spinta della digitalizzazione post-pandemia, le barriere d’ingresso nel sistema si sono marcatamente ridotte. Oggi un team con un budget medio può competere su listini paneuropei. Oltre a questo, c’è anche da considerare il capitale privato in cerca di rendimenti decorrelati: i family office e gli hedge seeders vedono nelle prop firm un modo agile per gestire il proprio risk-budget.

Per quanto riguarda le normative, l’Europa si sta impegnando nel migliorare la trasparenza, senza tuttavia soffocare l’innovazione. Il rapporto finale di ESMA del dicembre 2024 propone standard tecnici normativi (RTS) che obbligano anche gli internalizzatori sistematici a una trasparenza azionaria pre-trade e post-trade più dettagliata e uniforme. L’obiettivo è quello di ridurre l’asimmetria informativa fra le venue tradizionali e le dark/OTC. Molti operatori vedono questa stretta come un’opportunità.

Quali sono i fattori che spingono la crescita:

  • Costo della tecnologia in calo: i circuiti FPGA (Field Programmable Gate Array) hanno un costo inferiore rispetto a cinque anni fa. Questo porta a una democratizzazione delle strategie a microsecondo.
  • Accesso a nuovi strumenti: i derivati sui tassi europei sono tornati liquidi dopo anni di tassi negativi. In più, si sta osservando una spinta di Eurex sugli MSCI Emerging Markets Futures.
  • Talento diffuso: Le università tecniche dell’Est Europa stanno formando molti sviluppatori software quantitativi. L’indice di competizione rimane però elevato.

Ci sono delle prospettive di crescita per il futuro?

Nel 2025 è stato adottato il Regolamento DORA sulla resilienza operativa, che impone dei test di continuità e di classificazione dei fornitori critici. Questo può comportare un costo non trascurabile per le strutture più leggere. Inoltre, la revisione MiFIR/MiFID II potrebbe introdurre una transaction fee cap, ovvero un massimale della commissione di transazione, sui blocchi OTC. Di conseguenza, verrebbero ridotti i margini su alcune strategie di internalizzazione.

Sul piano di mercato, la volatilità legata alla nuova amministrazione statunitense potrebbe restare un motore di utili, ma un eventuale ritorno a condizioni low-vol penalizzerebbe le prop firm più grandi. Per mitigare questi rischi, diverse società stanno cercando di creare una maggiore diversificazione: secondo lo stesso report di Acuiti, il 14% delle firms offre già dei servizi di execution diretta alle società di investimento, e un ulteriore 5% sta valutando di farlo.

Le prop firm in Europa si stanno evolvendo da nicchia high-tech a tassello strutturale dell’ecosistema finanziario. L’unione equilibrata tra i capitali propri, la tecnologia smart e la regolamentazione moderna sta spingendo tantissimo la crescita di questo ecosistema. La conclusione è che il trend non sta facendo dei passi indietro, ma anzi sembra destinato a consolidarsi.

Più concorrenza e più luce sui flussi dovrebbero tradursi, almeno nelle intenzioni del legislatore, in mercati più efficienti. Chi saprà investire nelle persone giuste e in infrastrutture robuste avrà delle buone carte da giocare, indipendentemente da dove si collocherà la prossima ondata di volatilità.

(Contenuto realizzato in collaborazione con Bazoom Group)

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO!