Gli indici ISA 2025 del MEF evidenziano i settori e i territori meno coerenti nei redditi dichiarati: ristorazione e intrattenimento sono i settori più “critici”, mentre maggiore affidabilità si riscontra tra notai e sanitari. Lombardia locomotiva, ma sotto stretta osservazione.
Il nuovo rapporto sugli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA), diffuso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, mette in luce le categorie più a rischio evasione. Nella fotografia scattata per il 2025 spiccano, da un lato, comparti come discoteche e scuole di danza, nei quali oltre il 70% dei contribuenti presenta indicatori sotto la soglia minima di affidabilità; dall’altro, professioni regolamentate come notai e farmacisti, che si confermano tra le categorie più coerenti nel rapporto tra ricavi e redditi dichiarati.
In generale, l’analisi ministeriale mostra come la concentrazione di soggetti considerati “non affidabili” sia più elevata nelle fasce di ricavi bassi. Tra quanti dichiarano meno di 30 mila euro annui, circa tre su quattro non raggiungono la sufficienza negli indici ISA. Non si tratta di evasione accertata, ma di un campanello d’allarme che segnala al Fisco possibili discrepanze da approfondire. Per l’Agenzia delle Entrate, questi numeri delineano un quadro di rischio che varia non solo per settori, ma anche per territori, con la Lombardia in prima linea.
I settori più a rischio evasione
Dalla lettura dei dati emerge un panorama eterogeneo. Alcuni settori presentano redditi dichiarati particolarmente contenuti rispetto ai ricavi stimati. Tra i più critici figurano i pubblici esercizi: bar e ristoranti, ad esempio, dichiarano in media circa 15 mila euro l’anno, contro i 63 mila degli operatori considerati affidabili. Secondo Il Sole 24 Ore, il 56% dei bar e delle gelaterie non raggiunge i parametri minimi di coerenza fiscale.
Il settore dell’intrattenimento è quello con i valori più bassi: discoteche, locali notturni e scuole di danza mostrano indicatori insufficienti nel 77% dei casi. Un dato che – come evidenzia il Fatto Quotidiano – si traduce in una distanza di oltre 80 mila euro tra i redditi dichiarati dagli operatori ritenuti affidabili e quelli sotto soglia.
Situazione analoga si riscontra in diversi comparti del commercio al dettaglio: circa il 70% dei panettieri non raggiunge la sufficienza, seguiti da mercerie (68%), negozi di giocattoli (67%) e abbigliamento (65%). Nel turismo, campeggi e villaggi risultano critici nel 64% dei casi, mentre oltre la metà delle strutture alberghiere, B&B e case vacanza comunica al Fisco redditi intorno ai 18 mila euro annui, un livello considerato poco coerente con i volumi medi del comparto.
Meno evidenti le difformità tra giornalai (45% di potenziali evasori), ottici e fotografi (attorno al 50%).
Numeri critici per i consulenti finanziari
Il rapporto segnala criticità anche nell’ambito dei servizi finanziari e assicurativi: quasi il 70% degli intermediari non raggiunge i livelli minimi di affidabilità: dichiarano in media 125 mila euro di reddito contro i 568 mila degli operatori più coerenti. Indicatori elevati di rischio emergono inoltre per le imprese balneari: il 58% presenta redditi intorno ai 15 mila euro annui.
Il caso gioiellerie e pelliccerie
Particolari i dati relativi a gioiellerie e pelliccerie: sempre secondo i dati pubblicati da Il Fatto Quotidiano, in media dichiarano circa 51 mila euro, ma più di due operatori su tre restano sotto soglia, con redditi pari a circa 1.200 euro al mese.
Le categorie più “virtuose”
Non mancano tuttavia aree di stabilità. Studi medici e laboratori figurano tra le categorie più affidabili, con appena un quarto dei contribuenti classificato sotto soglia. In questo caso, l’ampio ricorso ai pagamenti tracciabili garantisce maggiore linearità tra ricavi e redditi dichiarati.
Anche farmacisti e notai mostrano un profilo complessivamente solido, pur con qualche variazione. Per i farmacisti, ad esempio, il livello di affidabilità si attesta al 62,6%, in calo rispetto al 2022. Una tendenza che, secondo Federfarma, non va letta in termini di evasione: “La vicenda non riguarda il mancato versamento delle imposte – ha spiegato al Corriere della Sera Marco Cossolo, presidente della federazione – ma la mancata corrispondenza tra gli importi dichiarati e quelli previsti dagli ISA. Durante la fase pandemica molte farmacie avevano registrato ricavi straordinari da tamponi e vaccini, che nel 2023 si sono ridotti o azzerati. Non si tratta di un elemento strutturale, ma di un fenomeno contingente”.
La Lombardia locomotiva sotto osservazione
Sul piano territoriale, la Lombardia rappresenta il caso più significativo. Con oltre mezzo milione di partite Iva attive e un contributo determinante al PIL nazionale, la regione si presenta divisa in due. Da un lato, circa 230 mila contribuenti con indicatori di affidabilità elevati con un reddito medio di oltre 105 mila euro, pari a circa il 24% dei ricavi dichiarati (che mediamente sono intorno ai 440 mila euro). Dall’altra, i soggetti meno coerenti: pur avendo ricavi simili (circa 383 mila euro), comunicano al Fisco circa 30 mila euro di reddito, una quota che non arriva all’8% dei volumi d’affari.
Il divario appare ancora più netto nelle aree metropolitane. A Milano, tra chi fattura oltre 400 mila euro, il reddito imponibile medio scende a 23 mila euro, contro i 112 mila dichiarati dagli operatori con indicatori positivi.