Quattro italiani su dieci hanno un prestito attivo e oltre la metà considera il finanziamento indispensabile per mantenere il proprio tenore di vita. La paura spinge a rivolgersi ai familiari, anziché ai professionisti del settore.
Quattro italiani su dieci hanno almeno un prestito attivo a loro nome e per oltre la metà della popolazione il finanziamento non è più un’opzione, ma un vero e proprio strumento per accedere a beni fondamentali (come l’automobile) e preservare il proprio standard di vita. È quanto emerso dalla ricerca realizzata da Ipsos per KRUK Italia e citata da TGCom24: uno scenario che evidenzia come l’indebitamento delle famiglie italiane si configuri oggi come un elemento strutturale del sistema economico italiano.
A rischio la sostenibilità delle rate
Secondo l’analisi Ipsos, l’inflazione incide negativamente sul bilancio domestico dell’80% dei cittadini; il 37% non sarebbe in grado di sostenere una spesa imprevista di mille euro. Non solo, il 13% ha ammesso di aver saltato il pagamento di almeno una rata del proprio prestito, mentre il 16% si è trovata a rischio di doverlo fare. Emerge inoltre un altro dato meritevole di attenzione: il 4% degli italiani utilizza strumenti di pagamento dilazionato come il Buy Now Pay Later, in alcuni casi anche per la spesa alimentare. Un trend in rapida crescita che fa pensare non solo un’abitudine alla rateizzazione, ma all’esistenza di uno status cronico di precarietà economica.
Crescono i prestiti e i salari restano deboli
Per comprendere a fondo il valore di tali dati, è opportuno integrarli con l’analisi ad ampio spettro dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) sull’andamento dei prestiti: a ottobre 2025, l’ammontare dei finanziamenti a famiglie e imprese ha registrato un incremento dell’1,5 % rispetto all’anno precedente, pur in decelerazione rispetto ai mesi precedenti. I tassi medi sui nuovi mutui si attestano a circa il 3,30 %, un livello che appare contenuto, ma più alto della media storica. Vale altresì la pena contestualizzarli con l’andamento dei salari: la Organisation for Economic Co‑operation and Development (OCSE) segnala che l’Italia ha registrato tra il 2021 e oggi una perdita cumulata stimata al 7,5 % circa, risultando tra i Paesi avanzati con la ripresa più debole dei redditi in termini reali, nonostante la moderazione dell’inflazione.
L’urgenza di un’educazione finanziaria
La scarsa alfabetizzazione finanziaria degli italiani costituisce un ulteriore elemento di rischio. Sempre nell’ambito della ricerca Ipsos si evidenzia che il 35% dichiara di non possedere nemmeno nozioni di basilari di economia e finanza (ad esempio legate a mutui, prestiti e tassi di interesse). Una carenza ampiamente diffusa che si lega a doppio filo con le emozioni, in particolare la paura da un lato, e l’entusiasmo dall’altro. Condizioni psicologiche capaci di influenzare in maniera significativa le proprie azioni.
Per un italiano su cinque il debito viene inteso come un semplice strumento necessario per poter acquistare ciò di cui si ha bisogno. Una visione che consente di affrontarlo “senza troppi pensieri”. Mentre un solo italiano su cinque rischierebbe di perdere il sonno, in caso non riuscisse a pagare una rata. A ciò si aggiunge il fatto che solo il 3% della popolazione ha sottoscritto un’assicurazione a tutela del proprio debito.
Il senso di vergogna
In un quadro generale di diffusione sempre più capillare dei prestiti, oltre alla scarsa consapevolezza di chi li contrae, emerge un profondo senso di disagio. La dimensione psicologica dell’indebitamento rappresenta infatti un aspetto cruciale dell’indagine: il 77% di chi ha debiti non vive questa condizione con tranquillità; il 33% prova ansia, il 26% vergogna e il 21% paura. Le fasce di popolazione più vulnerabili risultano i giovanissimi e gli over 55. Un senso di angoscia che porta il 70% degli italiani a non parlare dei propri debiti con nessuno.
I debiti in famiglia
La condizione di inadeguatezza sociale e psicologica spinge gli italiani in difficoltà economica a rivolgersi ai familiari e ai conoscenti, anziché ai professionisti del settore, gli unici formati per affrontare situazioni finanziarie complesse. Una scelta errata che rischia di peggiorare ulteriormente la situazione. Quasi la metà del campione (47%) non sa che esistono società specializzate nel recupero crediti, o quando le conosce, non sa quali servizi offrano. La paura e la scarsa conoscenza portano il cittadino all’isolamento e al mancato accesso a soluzioni concrete e sostenibili.





