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Finanza comportamentale

Finanza comportamentale: in che modo le emozioni influenzano gli investimenti?

Gli investimenti economici e finanziari non sono solo il frutto di scelte razionali, ma anche la combinazione di diversi fattori emotivi e istintuali. A studiarne i comportamenti è la finanza comportamentale, considerata una branca dell’economia comportamentale.

La finanza comportamentale è una disciplina che studia le decisioni economiche e finanziarie basate sui comportamenti emotivi delle persone. A condizionare le scelte negli investimenti, infatti, non sono solo i fattori razionali, ma anche le esperienze passate, il contesto ambientale, nonché i propri convincimenti.

La storia della finanza comportamentale

A parlare per primo di finanza comportamentale è stato il filosofo ed economista Adam Smith a fine ‘700. Tuttavia, questa branca dell’economia comportamentale si è diffusa solo in tempi relativamente recenti, grazie alle pubblicazioni e agli studi dello psicologo israeliano Daniel Kahneman, dell’economista statunitense Richard Thaler e del libanese naturalizzato statunitense Nassim Taleb.

Quali sono gli errori più comuni quando si fanno degli investimenti?

Il principio su cui si basa questa scienza è che l’uomo non è solo ragione, ma anche emotività e istinto. Ciò significa che l’uomo non sempre è razionale, ma può essere condizionato da delle distorsioni nelle sue percezioni, dette anche bias.

Gli studiosi ne avrebbero individuati almeno 200, suddivisi in due categorie: cognitivi ed emozionali. I primi individuano le scelte adottate dal cervello umano in certe situazioni con il minimo dispendio di energie, mentre i secondi derivano da sentimenti come la paura o il desiderio.

Alcuni dei bias cognitivi più comuni sono:

  • le decisioni irrazionali e istintive;
  • l’eccessiva sicurezza;
  • il voler seguire il pensiero della maggioranza (cosiddetto effetto-gregge);
  • le esperienze passate applicate a situazioni diverse;
  • il non voler cambiare il proprio approccio adattandolo alla realtà.

Tra i bias più diffusi è opportuno segnalare anche l’avversione alla perdita. Secondo alcune teorie, la perdita viene considerata in misura maggiore rispetto ad un guadagno della stessa portata. Per questo, l’investitore potrebbe commettere degli errori di valutazione:




  • per recuperare la somma persa il più velocemente possibile, investendo in modo irrazionale;
  • mantenendo inalterata la situazione per timore di subire perdite più pesanti.

Il ruolo della finanza comportamentale e le critiche al metodo

L’obiettivo della materia è costruire dei modelli grazie ai quali gli investitori possano compiere scelte più consapevoli, mettendoli al riparo dai condizionamenti o dagli errori passati.

Tuttavia, come altre scienze, anche la finanza comportamentale non è esente da critiche. Secondo alcuni, infatti, non si tratterebbe di un ramo dell’economia quanto piuttosto di una serie di teorie che studiano anomalie, per lo più trascurabili. Nonostante le opinioni discordanti tra gli studiosi, è importante sapere che i modelli della finanza comportamentale possono essere di grande utilità agli investitori quale strumento in più per fare scelte ponderate.

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