La Banca Centrale Europea ha ridotto i tassi di interesse di un ulteriore 0,25%, come previsto dagli operatori, segnando la seconda riduzione nel 2024.
Il tasso di rifinanziamento principale scende al 3,65%, mentre il tasso sui depositi cala al 3,50% e quello sui prestiti marginali al 3,90%. Questo prosegue la politica di riduzione iniziata con il tasso ancora al 4,50% all’inizio dell’anno. La decisione influisce direttamente su mutui, prestiti e investimenti, con conseguenze per i risparmiatori che devono fare scelte su mutui immobiliari e investimenti come azioni e BTP.
La rata variabile dei mutui scende di qualche decina di euro
L’andamento dell’Euribor, che indica i finanziamenti a tasso variabile, ha anticipato le decisioni della BCE, portandosi al 3,4%. Questo offre un po’ di sollievo alle famiglie con mutui variabili, che ora pagano circa 100 euro in meno rispetto ai massimi recenti su un mutuo di 200.000 euro. Anche i mutui variabili di nuova stipula vedono una leggera riduzione dei costi, ma rimangono poco attraenti per due motivi: i tassi fissi sono circa 140 centesimi più convenienti, e per ottenere un risparmio significativo sui mutui variabili bisognerà attendere fino alla seconda metà del 2025.
L’effetto sulle quotazioni dei BTP? In parte già scontato
La BCE ha ridotto il tasso di riferimento di un altro 0,25%, adottando una politica monetaria espansiva per abbassare il costo del denaro e stimolare gli investimenti. Questo rende più conveniente l’indebitamento e mira a promuovere la crescita economica.
Dal punto di vista finanziario, una riduzione del tasso di riferimento porta generalmente a un aumento del valore di mercato dei titoli di Stato a cedola fissa, come i BTP. Poiché le cedole rimangono superiori al nuovo tasso di riferimento, il loro prezzo tende a salire.
L’incremento dipende dalla durata del titolo: per le obbligazioni a 3-5 anni, il valore potrebbe aumentare di circa tre punti percentuali, mentre per i titoli decennali l’incremento può arrivare fino a sei o sette punti. Questo processo di aumento avviene gradualmente, consolidandosi nel corso di settimane o mesi. Attualmente, il rendimento del BTP decennale è attorno al 3,5%, leggermente inferiore al 4% di alcuni mesi fa, segno che il mercato ha già in parte anticipato le decisioni della BCE.
Cosa possono fare gli investitori in questo regime di tassi di interesse?
Gli investitori devono adattare le loro strategie in base alla propria propensione al rischio. Chi può immobilizzare capitale a lungo termine potrebbe considerare l’acquisto di BTP con scadenze a 7 o 10 anni, che offrono buoni rendimenti grazie alle cedole fissate in periodi di tassi più elevati. Questi titoli sono facilmente vendibili sul mercato e possono generare guadagni di capitale se il prezzo aumenta.
Investire in titoli a breve termine, come i BOT (attualmente con un rendimento del 2,5%), offre meno rischi, ma rendimenti inferiori rispetto ai titoli a medio-lungo termine. Con la riduzione dei tassi della BCE, ci si può aspettare ulteriori diminuzioni del costo del denaro, rendendo i titoli governativi a medio-lunga scadenza potenzialmente più redditizi in termini di incremento di valore.
Gli investitori hanno due opzioni: vendere i titoli per realizzare una plusvalenza tassata al 12,5%, oppure mantenerli fino alla scadenza per ricevere il valore nominale, anch’esso soggetto a tassazione se il titolo è stato acquistato a un prezzo inferiore. Se il valore del titolo aumenta significativamente prima della scadenza, potrebbe essere conveniente realizzare la plusvalenza.
Mercati finanziari
I mercati finanziari stanno guardando oltre l’odierno secondo taglio dei tassi di interesse della BCE. In previsione di nuovi aggiustamenti entro dicembre 2024, gli investitori si stanno orientando verso investimenti con maggior potenziale di rendimento fino a fine anno. Tra questi figurano i titoli governativi tedeschi a breve termine (Bubil), i Btp italiani, i titoli spagnoli e portoghesi con scadenze dai 5 ai 30 anni, e obbligazioni societarie «investment grade» di alta sicurezza con durate di 5-7 anni. Nel mercato azionario, le Borse di Milano, Madrid Parigi potrebbero beneficiare nei prossimi mesi, dicono gli esperti di settore.
Tassi ancora in calo entro fine anno?
I tassi di interesse del mercato monetario, che riflettono i rendimenti di titoli a breve termine (da pochi giorni a circa 6 mesi), stanno scontando previsioni di tagli aggressivi dei tassi da parte della BCE nei prossimi mesi. Questi rendimenti indicano le aspettative degli operatori, che prevedono che l’inflazione nell’area euro scenderà sotto il 2% entro ottobre, con alcuni Paesi, come l’Italia, già sotto questa soglia. Dopo il taglio recente di 25 punti base, il mercato prevede un altro taglio a ottobre, che potrebbe essere di 50 punti, e una riduzione di 25 punti base a dicembre. Complessivamente, gli operatori si aspettano una riduzione totale di 75 punti base entro fine anno, con possibilità di 2-3 ulteriori tagli oltre quello recente, come già esplicitato.
Bond e azioni. Come reagiscono ai tassi di interesse?
Per quanto riguarda le obbligazioni governative in euro, i titoli tedeschi a breve termine (Bubil) come detto risultano la scelta migliore per la loro sicurezza e un rendimento del 2,60%, paragonabile ai BOT italiani (ma sono emessi dalla Germania…). Per le scadenze superiori ai 5 anni, i BTP italiani e le obbligazioni dei Paesi periferici come la Spagna offrono rendimenti più alti, con il decennale italiano al 3,6% e il trentennale oltre il 4%. I gestori suggeriscono di ridurre l’esposizione ai titoli tedeschi a lungo termine e aumentare quella verso i titoli di Italia e Spagna.
Le obbligazioni societarie (corporate bond) ad alto rating, come quelle “investment grade“, offrono rendimenti del 3-4% per scadenze tra 3 e 5 anni, superiori a quelli dei titoli governativi. Se i tassi BCE verranno tagliati ulteriormente, questi titoli potrebbero aumentare di valore, generando guadagni per gli investitori.
Nel contesto di un’economia europea in rallentamento, i mercati azionari stanno già beneficiando delle riduzioni dei tassi, con indici come il FTSE MIB, il DAX tedesco e l’IBEX spagnolo che hanno registrato forti guadagni da inizio anno. I listini periferici, come Milano e Madrid, sono attesi come i principali beneficiari di ulteriori tagli dei tassi. In Italia, utilities e finanziari potrebbero trarre maggior vantaggio, mentre in Francia si prevede una ripresa nel settore del lusso (Kering e LVMH, i principali player del settore, sono francesi) e in quello finanziario. Anche il settore tecnologico europeo, seppur meno sviluppato rispetto agli Stati Uniti, potrebbe avere buone performance.
Prestiti e previsioni seguendo i tassi di interesse
I tassi sui prestiti personali, che nel terzo trimestre del 2023 hanno raggiunto una media del 12,33%, trarranno solo un beneficio limitato dalla decisione della BCE di ridurre i tassi. A differenza dei mutui a tasso variabile, i prestiti personali sono più rigidi, con tassi che scendono molto lentamente. Anche se il tasso medio sui prestiti personali è sceso all’11,77% nel terzo trimestre 2024, il calo è stato di solo mezzo punto rispetto ai massimi del 2023.
I dati di Facile.it, basati su oltre 500 mila richieste di prestiti personali, mostrano un calo lento dei tassi, che nel 2024 si aggirano intorno all’8,33%. Tuttavia, nonostante ulteriori tagli della BCE, il tasso medio richiesto sui prestiti personali difficilmente scenderà sotto l’8% entro fine anno. Rispetto ai mutui, che hanno visto aumenti di oltre il 600% dal 2022, i tassi sui prestiti personali sono aumentati solo del 25%.
Le principali motivazioni per richiedere prestiti personali nel 2024 sono state la necessità di liquidità (32%), l’acquisto di auto usate (18%), il consolidamento debiti (14,5%) e la ristrutturazione della casa (13%). A seconda dell’età, le richieste variano: i giovani richiedono prestiti per auto usate, formazione e viaggi, mentre gli over 50 richiedono prestiti per liquidità e ristrutturazioni. Nel 2023, il settore dei prestiti personali ha erogato quasi 26 miliardi di euro, mentre il credito al consumo totale ha superato gli 85 miliardi, con un aumento del 6,5% nei flussi erogati nel secondo trimestre del 2024 rispetto all’anno precedente.