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L’evoluzione digitale del Credit Management frenata da vincoli normativi. Necessario superare l’asimmetria informativa tra banche e servicer

In occasione della 3° edizione della Fiera del Credito, il primo salone in Italia che riunisce l’intera filiera del comparto del credito, tenutasi il 14 e 15 Giugno a Milano presso il MiCo (Milano Covention Centre) 120 relatori tra aziende e professionisti del credito si sono confrontati per fare il punto della situazione e raccontare le sfide imposte dalla digitalizzazione. 

Alberto Bommarito, Head of Business Collection Service di Fire Spa – tra i partecipanti alla tavola rotonda dal titolo “IL BUSINESS CHE CAMBIA MENTALITÀ. INNOVAZIONE: QUANDO E PERCHÉ?” nel suo intervento ha sottolineato “L’importanza di sviluppare soluzioni e strumenti tecnologici intelligenti e data driven per semplificare la gestione del credito soprattutto in una fase, come quella che stiamo vivendo, di consolidamento del settore. Grazie agli investimenti in tecnologia ed innovazione dei processi, la produttività del Gruppo Fire ha registrato picchi anche del 25% negli ultimi anni. Oltre all’innovazione tecnologica, un altro aspetto chiave, e premiante, è la capacità di un servicer di offrire livelli di sicurezza e di compliance adeguati alle sempre più stringenti pressioni normative, come ad esempio rating di sostenibilità ma anche certificazioni – fornite da autorevoli agenzie internazionali – che attestino la sicurezza informatica e quindi la gestione delle informazioni trattate, i processi di gestione e tutela del credito così come anche le certificazioni relative alla gestione della prevenzione e anti-corruzione”.

L’evoluzione tecnologica del settore attraverso l’utilizzo dei big data ha però dei limiti dettati da alcuni particolari vincoli normativi – ha aggiunto Alberto Bommarito – “penso ad esempio alle norme che definiscono il trattamento dei dati, di cui i servicer come Fire sono solo responsabili ma non titolari, o il divieto di accesso a particolari banche dati, come ad esempio le banche dati SIC e l’anagrafe tributaria”. Se alcuni di questi vincoli riuscissero ad essere superati si potrebbe fare un grande passo avanti nella digitalizzazione reale dei processi. Bisogna, inoltre, superare l’asimmetria informativa esistente ancora oggi tra banche e servicer e la complessità nell’onboarding dei portafogli. Infine, andrebbero sviluppati strumenti di monitoraggio automatizzati e accessibili da parte delle banche per garantire il corretto presidio delle attività esternalizzate, in modo da misurarne gli effetti in termini di riduzione del livello di rischio del portafoglio”.

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