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Crif: richieste di finanziamento in calo del 7,2%

Nel primo semestre del 2022 la richiesta di credito da parte delle imprese italiane è diminuita del 7,2%: -12,8% per le imprese individuali

La domanda di credito da parte delle imprese italiane è rallentata in modo significativo nel corso del primo semestre di quest’anno. Lo rileva Crif nell’ultimo aggiornamento del Barometro. La richiesta di finanziamenti è diminuita del 7,2% rispetto al primo semestre del 2021. Nello specifico: -4,2% per le società di capitali e -12,8% per le imprese individuali. Viceversa, l’importo medio richiesto cresce del 13,6% per un valore complessivo di oltre 120 mila euro.

Da un punto di vista geografico il calo più considerevole si registra in Liguria (-13,9%). Seguono Campania (-13%), Sardegna (-12,8%), Sicilia (-11,1%), Veneto (-10,7%) e Friuli (-10,1%). In aumento, invece, la richiesta di prestiti da parte delle imprese nelle Marche (+4,6%) e in Trentino-Alto Adige (+4,0%). In quest’ultima regione, si registra anche il valore più elevato di importo medio dei finanziamenti, circa 350 mila euro.

Secondo Crif, il calo della richiesta di credito va letto come il segnale di una necessità meno impellente, rispetto al passato, di rivolgersi alle banche per far fronte alla contrazione dei fatturati e dei flussi di cassa che si erano registrati nella fase più acuta della pandemia.

“La concatenazione degli eventi negativi che hanno caratterizzato questi ultimi tempi ha prodotto impatti estremamente significativi sulle attività produttive nel nostro Paese” ha commentato Simone Capecchi, Executive Director di Crif. “In particolare, in una fase in cui l’economia nazionale stava faticosamente cercando di riportarsi sui livelli pre-pandemia, lo scoppio del conflitto in Ucraina, l’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia e il rialzo dei tassi sono destinati a produrre un nuovo shock sulle nostre imprese. Questo, però, non si è ancora riflesso sulla domanda di credito, con le imprese che non hanno ancora sentito la necessità di aumentare in modo consistente la provvista di liquidità per far fronte all’attività corrente”.

A margine, Crif ha evidenziato anche quelli che potrebbero essere i fattori di rischio per le imprese italiane nei prossimi anni. In particolare, i fenomeni naturali potrebbero far salire il numero delle aziende a rischio fino al 36% del totale. Lo stress idrico rimane il rischio prevalente tra quelli cronici. Le aree potenzialmente più esposte sono il Sud e le Isole. Viceversa, il settore più esposto è quello agricolo, con circa metà delle imprese caratterizzata da una rischiosità significativa.

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