Mediobanca rifiuta l’offerta pubblica di scambio di Monte dei Paschi di Siena: ostile, non concordata e contraria agli interessi dell’istituto.
Mediobanca rimanda al mittente l’OPS di Monte dei Paschi
Il Consiglio di Amministrazione di Mediobanca, riunitosi il 28 gennaio, ha esaminato l’offerta pubblica di scambio promossa da Banca Monte dei Paschi di Siena il 24 gennaio giudicandola ostile e contraria agli interessi dell’istituto di piazzetta Cuccia.
“Il Consiglio di Amministrazione di Mediobanca ritiene l’Offerta priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”, si legge in una nota.
In particolare, Mediobanca ritiene che l’OPS di MPS:
- non abbia valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business del Gruppo Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita;
- distrugga valore per gli azionisti di Mediobanca e di MPS essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti;
- sia negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca MPS che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto.
Mediobanca: OPS senza razionale industriale e finanziario
Secondo Mediobanca l’operazione manca di razionale industriale in quanto comporta:
- un forte indebolimento del modello di business di Mediobanca focalizzato sui segmenti di attività specializzate e redditizie quali il Wealth Management e l’Investment Banking. L’operazione non porterebbe nessun beneficio in questi segmenti, bensì un loro cospicuo deterioramento: l’attività di Investment Banking a favore delle grandi e medie aziende richiede indipendenza di giudizio e assenza di conflitti di interesse che non si conciliano con una matrice di banca commerciale. L’operazione comporterebbe una immediata perdita della clientela bancaria e finanziaria (FIG) e di parte di quella large corporate che migrerebbe verso boutique specializzate o banche estere;
- analogamente, perdite di ricavi e clienti interesserebbero il Wealth Management e l’Investment Banking, posti a base del piano di sviluppo del gruppo, anche per l’incertezza che graverebbe sulla capacità della eventuale entità combinata di trattenere i principali clienti. Anche in questo caso è facile prevedere una migrazione verso banche estere, intermediari non bancari o le due maggiori banche italiane;
- la perdita di clientela sarà ragionevolmente accompagnata dalla perdita delle migliori risorse umane del Gruppo;
- assenza di apprezzabili sinergie di costo non avendo i due Gruppi sovrapposizioni di reti distributive.
Inoltre, sempre secondo l’istituto di piazzetta Cuccia, l’operazione manca di un razionale finanziario in quanto comporta per le ragioni sopra esposte:
- un forte pregiudizio al profilo reddituale di Mediobanca, i cui utili su base stand alone sono previsti in crescita come previsto dal Piano in esecuzione, mentre il consensus vede per MPS un calo degli utili per la riduzione del margine di interesse ed il progressivo venir meno dei benefici fiscali;
- una diluizione dei multipli valutativi di Mediobanca per il venir meno della prevista crescita di ricavi e utili, dell’elevata redditività (doppia di quella futuribile per il MPS al netto di un tax-rate normalizzato¹), della pressoché nulla esposizione al segmento delle piccole imprese (“SME”), della crescita, anche di peso, del WM;
- il calo del titolo MPS dopo l’annuncio ne testimonia la fragilità’ del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione; rispetto al prezzo “undisturbed” di Mediobanca di €15.23 alla chiusura del 23 gennaio 2025 l’Offerta basata sul prezzo di borsa dell’offerente rappresenta:
- uno sconto del 3% sulla base del prezzo di MPS del 27 gennaio (€6,41),
- uno sconto dell’7% guardando alla media 3M di MPS (€6,15),
- uno sconto del 15% guardando alla media 6M di MPS (€5,62),
- uno sconto del 28% guardando alla media 12M di MPS (€4,77).
Gli intrecci azionari in Mediobanca, MPS e Generali
Mediobanca inoltre fa notare come l’operazione sia caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti:
- in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024),
- in MPS, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di MPS),
- in Ass. Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%.
La presenza degli stessi azionisti in MPS, Mediobanca e Ass. Generali nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria.