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Meta: per tutelare la privacy occorre un abbonamento?

Per non essere profilati, gli utenti dovranno effettuare un pagamento. E’ la richiesta di Meta per far utilizzare gli account Facebook e Instagram, con importanti ripercussioni sul diritto alla privacy.

Da gennaio del prossimo anno Meta modificherà ulteriormente la sua policy sulla privacy, ma nel frattempo un nuovo piano, adottato come risposta all’EDPB, prevede la sottoscrizione di un abbonamento mensile da 12,99 euro per poter utilizzare il social network senza la pubblicità o usufruirne gratuitamente accettando però il consenso alla profilazione. Senza quest’ultima, l’utente non potrà accedere al servizio, a meno che non paghi.

Meta: la profilazione dell’utente

Lo scorso 30 ottobre Meta ha pubblicato una nota in cui dichiarava che, per non essere sottoposti a profilazione, gli utenti avrebbero dovuto pagare. Il caso ha sollevato importanti questioni giuridiche, specialmente in materia di protezione dei dati personali.

Il metodo paywall

La decisione di Meta di far scegliere tra il pagamento di una somma o accettare la profilazione marketing nasce da un’idea di alcune testate giornalistiche online che hanno introdotto il cosiddetto paywall, un metodo che consente di accedere al sito a patto che venga pagata una cifra o concessa la profilazione da parti terze. Per fare degli esempi, possono essere citati il New York Times o il Gruppo Gedi.

Privacy: tutte le problematiche legate al GDPR

Con la profilazione dell’utente, la pubblicità inviata sarà mirata, perché basata sulla raccolta delle informazioni ricavate dalle persone. Per essere conforme al GDPR, tuttavia, il consenso dovrebbe essere libero, informato e revocabile.

In base all’art. 25 del regolamento, infatti, il trattamento dei dati dovrebbe essere solo quello necessario. Ma in questo caso, per poter continuare a usare Facebook e Instagram, il consenso alla profilazione non è una scelta. Perché possa ritenersi in linea con il regolamento, occorrerebbe eliminare o modificare articoli fondamentali quali l’art. 25, l’art. 5, 6 e il comma 4 dell’art. 7, relativi rispettivamente alla necessità del trattamento, ai suoi principi applicabili, alla sua liceità e al consenso.

La decisione dell’EDPB su Meta

L’European Data Protection Board (EDPB), in linea con il divieto dell’autorità norvegese Datatilsynet sulla pubblicità comportamentale (“behavioural advertising”), ha deciso di porre un freno al colosso statunitense per impedire una violazione sulla privacy degli utenti che navigano sui social networks. Il rischio è che Meta possa incorrere in una sanzione pecuniaria fino al 4% del suo fatturato totale. D’altra parte, la società di proprietà di Mark Zuckerberg fa sapere di aver adottato tutte le misure necessarie per conformarsi alla normativa europea.

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