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Npl, l’ipotesi bad bank inizia a prendere forma

Dopo mesi di indiscrezioni e smentite, l’ipotesi di una bad bank europea dove far confluire i crediti deteriorati delle banche inizia a prendere forma: il 25 settembre è in programma un incontro tra istituzioni, banche e services

Torna d’attualità l’ipotesi di una bad bank dove far confluire gli Npl delle banche europee, destinati a crescere con la crisi economica post pandemia. Secondo le ultime indiscrezioni infatti, il prossimo 25 settembre, la Commissione europea ha organizzato una tavola rotonda con l’obiettivo di delineare una strategia sui crediti deteriorati e magari approntare un primo impianto operativo per i mesi a venire.

L’incontro prevede la partecipazione del vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, della presidentessa della commissione Econ, Irene Tinagli, del capo del Dg Fisma, Klaus Wiedner, di altri funzionari della Bce, dell’Ssm, dell’Eba e dei rappresentanti delle varie asset management company nazionali (per l’Italia è coinvolta Amco). Inoltre, al meeting sono attesi anche gli esponenti di banche, fondi ed assicurazioni potenzialmente interessate ad investire nel mercato degli Npl.

La costituzione di una bad bank è benvoluta dai paesi dell’Europa meridionale, tra i quali figura anche l’Italia. Questo strumento permetterebbe l’acquisto dei crediti deteriorati ad un prezzo agevolato, al fine di evitare che le banche si ritrovino a venderli ad un prezzo scontato. Di conseguenza gli stessi istituti, liberi dal peso degli Npl, sarebbero in grado di elargire nuovo credito a famiglie e imprese.

Tuttavia, l’iniziativa si scontra con l’attuale sistema normativo che prevede la possibilità di usufruire degli aiuti pubblici solo dopo che il processo di risoluzione abbia imposto perdite ad azionisti, obbligazionisti e se necessario anche a correntisti con depositi superiori a 100mila euro. All’epoca questa legge è stata costituita per contrastare “l’azzardo morale dei banchieri e prevenire salvataggi di singoli istituti con risorse pubbliche, dunque a spese dei contribuenti”.

Ad opporre resistenza all’ipotesi bad bank sono in particolare i paesi del Nord Europa. Tuttavia, anch’essi ormai stanno risentendo dell’effetto della crisi sanitaria e la preoccupazione che, una volta terminate le moratorie, lo scenario si prospetti allarmante è ormai palpabile.

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