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Npl per 1.200 miliardi di euro in arrivo in Europa

Lo prevede una ricerca della società di consulenza internazionale Bain & Company

1.200 miliardi di euro. E’ l’ondata di crediti deteriorati che sta per abbattersi sull’Europa. Lo prevede una ricerca condotta dalla società di consulenza internazionale Bain & Company e diffusa l’8 settembre scorso. Roberto Frazzitta, Partner di Bain & Company e leader globale del settore bancario e coautore del rapporto, ha spiegato: “Prevediamo che il flusso di Npl in tutta Europa – tra la fine del 2021 e il 2022, cioè nel momento in cui i governi nazionali sospenderanno le misure eccezionali sui prestiti – possa toccare una cifra compresa tra 0,9 e 1,2 trilioni di euro. In Italia storicamente il flusso di Npl è particolarmente correlato alla decrescita del Pil: per questo motivo anche nel nostro paese la magnitudo sarà importante. Si tratta di un’ondata di portata considerevole, ma gestibile se le banche assumono un atteggiamento proattivo”. Le banche, infatti, avranno bisogno di identificare gli asset del loro portafoglio prestiti maggiormente sottoposti a stress, raggrupparli e immaginare un programma su misura per ogni gruppo.

Giulio Naso, Partner di Bain & Company e co-autore dello studio, aggiunge: “Oltre a questo tema abbastanza urgente, le banche europee devono fare i conti con altre preoccupazioni, avendo sofferto per anni di un basso rendimento del capitale, con il ROE in calo ulteriormente nel 2020 e il cost-income ratio rimasto bloccato in media a circa il 66%”.

Dietro i  numeri in peggioramento degli istituti di credito si celano numerosi problemi: in primo luogo, l’ampio divario digitale esistente tra le giovani banche e quelle tradizionali, che limita le performance di queste ultime in termini di costi, velocità ed esperienza del cliente. In secondo luogo, la redditività è venuta meno nei pool di entrate tradizionali, come i prestiti commerciali oltre i 250 mila euro.

Secondo Frazzitta, gli istituti di credito dovrebbero guardare oltre e ripensare i loro modelli di business, al fine di assicurarsi una crescita redditizia, “accelerando la digitalizzazione e lavorando sulla sostenibilità, in modo che diventi veramente centrale nel loro business”. Infatti, i prodotti e la consulenza relativi a questioni come la decarbonizzazione e il rischio climatico porteranno a una riconfigurazione dei processi interni sulla gestione del rischio, la catena di fornitura e i beni immobiliari. Sul fronte della digitalizzazione, secondo Bain & Company è importante per i manager delle banche valutare onestamente la velocità del loro progresso digitale e accelerare gli investimenti nelle aree che contano di più per i clienti e per la redditività dell’istituto.

Lo studio inoltre suggerisce di trovare nuove fondi di redditività e accelerare il consolidamento del settore bancario tramite m&a a livello nazionale e transfrontaliero. Secondo Bain & Company alcuni deal saranno indirizzati ad ampliare il modello di business delle banche con l’acquisizione di fintech, le cui valutazioni sono scese.

La società di consulenza inoltre suggerisce un “controllo dei costi sostenibile”. Una cultura positiva sotto questo profilo inizia dalla definizione del budget partendo “da zero”, piuttosto che legato alle valutazioni dell’anno precedente. Tra l’altro, dal momento che sarà sempre più diffuso lo smart working, le banche dovranno ripensare l’uso dei beni immobili, eliminando gli spazi non funzionali e ottimizzando quelli necessari. Inoltre, le banche dovrebbero risparmiare attraverso un uso più intelligente della tecnologia, della digitalizzazione e degli strumenti di automazione.

Gli istituti di credito ora sono chiamati ad affrontare una scelta importante, scegliendo se sfruttare la crisi come catalizzatore per rilanciare il proprio business e tornare a crescere, o perpetrare il proprio modello attuale nella vana speranza di una ripresa inerziale. “Le banche che affrontano ora le sfide e le opportunità esistenti hanno molte più possibilità di crescere negli anni post-pandemia e di godere di un vantaggio competitivo duraturo, indipendentemente dalle nuove sfide che emergeranno”, ha concluso Frazzitta.

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