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Oltre il credito, la persona: l’innovazione che riscopre i valori.

Nuovi strumenti per nuovi orizzonti, in cui al di là dei freddi numeri, torni al centro il fattore umano con le sue potenzialità. Un mercato che grazie alla tecnologia può riportare l’attenzione su etica e valori.
Si fa presto a dire innovazione.
E lo si fa spesso, anche troppo e anche a sproposito. Nel campo del credito, poi, il concetto diviene ancora più vago, quasi inafferrabile. Eppure c’è chi – noi – dedica all’innovazione del settore addirittura un salone di due giorni, con decine di focus, workshop e convegni. Parliamo, ancora una volta, della prossima Fiera del Credito, in programma a Milano l’11 e il 12 giugno 2020.
Quando si discute d’innovazione, sovente si pone l’accento sulla freddezza della tecnologia, che spersonalizzerebbe rapporti e processi, consegnando alla neutralità elettronica di microchip, algoritmi e tastiere il patrimonio di relazioni, affinità e strette di mano che, fino a ieri, avrebbe caratterizzato l‘attività del comparto, percepita come più umana e ragionevole, rispetto a oggi e domani: uno “ieri”, naturalmente, diverso per ciascun “oggi” al quale d’abitudine riconnettiamo valori quasi mitici nella loro nitidezza e, talvolta, mai esistiti anche se nostalgicamente evocati. “Si stava meglio quando si stava peggio, signora mia”: in un’area delicata come quella in cui operiamo, l’accusa di cedere ancor più terreno agli algidi numeri, dimenticando le persone, è ovviamente sempre dietro l’angolo.
Ma è davvero così? L’innovazione è sempre cattiva, acida, meccanica e anche un po’ carogna?
Per rispondere compiamo un breve salto indietro nel tempo, fino alla scorsa primavera e alla passata edizione del nostro evento fieristico. Tra tanti espositori, almeno uno spiccava per il potenziale innovativo della sua proposta (in quella occasione il tema principale era poi umanissimo, ci riunivamo in nome della “sostenibilità”). Si trattava di una start-up che ha messo a punto un sistema di scoring psicografico, utile alla valutazione della “volontà di pagamento” di un soggetto che richiede un credito. In parole povere, un metodo il quale, grazie a un “perfido” algoritmo, assegna credibilità creditizia alle persone non soltanto in base ai dati e alla storia finanziaria – come facevano e fanno ai “bei vecchi tempi” banche e finanziarie” – ma anche sulla scorta di attitudini personali, relazionali, umane, abitudini di spesa e stile di vita. Un sistema innovativo, quindi, parallelo a quelli tradizionali e calibrato sulle doti e sui comportamenti di chi domanda un prestito o finanziamento, assegnando un rating “soft” e individuando una plausibile volontà di onorare gli impegni.
Cos’è davvero allora, oggi, l’innovazione, per il mercato del credito? Come già enunciato, evoluzione ed estensione di un progresso consapevole. Ricorso a strumenti avanzati per conseguire non solo efficienza e profitto, ma anche per testare in modo sempre più accurato, sensibile e – perché no? –  ampio, antropocentrico valori e capacità, oltre le fatidiche cifre di conti correnti, proprietà e stipendi.
In questo senso Fiera del Credito si fa ambasciatrice di un’idea rinnovata della gestione dei crediti, improntata alla produttività ma anche all’etica, per attuare scambi profittevoli di energia, forza e lavoro. Innovazione che attraversa gli orizzonti del credito, scoprendone i limiti, superandoli, trasformando i processi che sconvolgono l’economia globale in strumenti per riportare l’uomo al centro.

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