Il protesto è un atto pubblico che attesta l’incapacità di un debitore di saldare il proprio debito. L’atto formalizza la presentazione di una cambiale o di un assegno da parte del creditore e l’incapacità del debitore di pagarla.
I dati sui protesti
Secondo i dati pubblicati da ISTAT, gli atti iscritti nel corso del 2023 nel registro informatico dei protesti sono stati 225024. Oltre 200mila protesti (89,2%) dei protesti sono legati ad una cambiale, mentre il restante 10,8% ad un assegno. Il valore monetario complessivo dei protesti dell’anno 2023 è di oltre 239 milioni di euro, costituito al 65,5% di cambiali e 35,5% di assegni.
I protesti hanno iniziato a diffondersi dopo la Seconda guerra mondiale e hanno toccato il massimo punto di diffusione alla fine degli anni Sessanta, raggiungendo il numero massimo di 16 milioni l’anno.
Successivamente hanno iniziato a diminuire, scendendo sotto al milione nel 2014 e sotto il mezzo milione nel 2018. I dati sono in diminuzione anche rispetto a quelli dell’anno precedente: il numero dei protesti è sceso dell’11.8% e il loro valore monetario è sceso dell’1,2%.
La pandemia da Covid-19 ha prodotto un’oscillazione sui dati dei protesti, segnando una forte diminuzione nel 2020 (-38%) e un seguente aumento nel 2021 (+9,3%). I dati del 2023 hanno segnato un ritorno al trend segnato negli anni precedenti alla pandemia.
Geografia dei protesti
Le cambiali sono lo strumento più utilizzato nei protesti e ne coprono la quasi totalità nel Nord-Est (98,9%), nel Sud (98,7%) e nelle Isole (98,4%). Gli assegni sono in proporzione più diffusi nel Centro Italia (24,4%) e nel Nord-Ovest (14,1%) e sono in prevalenza a carico delle imprese.
L’utilizzo degli assegni nel 2023 è in diminuzione del 19,9% rispetto all’anno precedente in quasi tutte le aree del Paese; fanno eccezione il Sud (+6,9%) e l’Umbria che invece sono in leggero aumento.
L’utilizzo di cambiali e assegni
La trasformazione del sistema creditizio in Italia ha portato alla diffusione di nuovi strumenti che consentono di pagare una somma di denaro in modo dilazionato, come ad esempio le carte di debito e credito. Il ricorso a cambiali e assegni ha quindi subito una forte riduzione; le cambiali emesse nel 2023 sono circa 6 milioni, il 44,4% in meno di quelle emesse nel 2013. L’assegno in confronto resta più diffuso (58 milioni) ma ha subito un calo decisamente più drastico (-73,5% rispetto al 2013).
Il confronto tra questi due strumenti mostra che l’assegno è meno protestato rispetto alla cambiale. Nel 2023 sono stati protestati solo 0,4 assegni a fronte di 1000 emessi, contro le 32,6 cambiali protestate ogni 1000 emesse.