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Recupero Crediti P.A.: mettiamo le nostre risorse in Comune?

Agenzie di Recupero Crediti Stragiudiziale poco utilizzate dalla PA nonostante gli evidenti benefici per l’amministrazione pubblica e per tutta la collettività

Quando lo scaldabagno, in casa, smette di funzionare, chiamiamo l'idraulico di fiducia, no? Se un tacco si spezza, portiamo o non portiamo al più presto la scarpa da un valido ed esperto calzolaio? E nel caso in cui dobbiamo recuperare un credito, magari 'scaduto' da lungo tempo, a chi ci rivolgiamo? Senza dubbio a una buona agenzia di recupero crediti, oppure all'avvocato.
È la scelta che compie chiunque sia dotato di buon senso. O no? No.

Le pubbliche amministrazioni per esempio, e in particolare gli enti pubblici territoriali, non lo fanno quasi mai. Poco o niente da recuperare? Al contrario: tantissimo e di fondamentale importanza per la loro sopravvivenza e attività quotidiana. Tasi, Imu, tributo sui rifiuti, sanzioni per violazioni del codice della strada, pagamenti per servizi come la ristorazione scolastica e quelli legati a sport, attività per gli anziani, eccetera eccetera.
Un fiume di denaro mancante, le pratiche per l'ottenimento del quale vengono spesso gestite con criteri improvvisati, confusi, poco professionali. In particolar modo durante la fase stragiudiziale – il recupero bonario tra l'accertamento e la riscossione coattiva – la cui natura comporta tempi non brevi, costi impegnativi ed esiti dubbi. Elementi critici, ritardi e procedure fumose che la crisi economica, insieme ai tagli operati dal Governo, somma a una sofferenza finanziaria dei Comuni ormai a livelli di guardia quasi ovunque.
Eppure rendere il processo più veloce, preciso, efficiente, efficace non è vietato né impossibile, coinvolgendo le imprese di recupero crediti – anche se soggetti diversi dai concessionari della riscossione –  come disciplinato dal decreto legislativo 446/1997, a voler leggerlo con attenzione. Alcuni, pochi comuni virtuosi già lo fanno, per esempio quello di Bologna. Risultati? Superato il problema delle risorse umane, flessibilità di gestione, costi minori rispetto alla gestione diretta, obiettivi meglio centrati in termini di tempo e di risultati, possibilità per l'ente di concentrarsi in modo proficuo sulle attività che gli competono. Il ruolo del Comune in particolare diventa quello di pianificare (stabilire le regole per l'appaltatore e i contribuenti) e controllare l'attività. Parola di Mauro Cammarata, Capo Area Risorse Finanziarie del municipio felsineo.

Lo conferma anche uno studio di KPMG, tra le più importanti società internazionali di audit, che nell'auspicare l'avvento, per la riscossione dei crediti in capo ai comuni, di un modello condiviso, flessibile e misto mano pubblica/operatori privati, stima in più di cinque miliardi il beneficio atteso dall'intervento di una organica e competente fase stragiudiziale governata da professionisti del settore. Senza contare il possibile risparmio economico sulle attività di recupero assicurato ai cittadini, rispetto alla riscossione coattiva, la sensibile riduzione dei tempi di gestione delle posizioni, l'incremento delle performance di recupero, la riduzione dei crediti iscritti a ruolo per gli enti; infine il positivo impatto sociale provocato dall'estensione della fase “negoziale” tra la P.A. ed il cittadino (approccio relazionale/conciliatore) e la sensibilizzazione del cittadino al pagamento tempestivo dei tributi.
Un insieme di stimoli finora trascurati, a causa di scarsa conoscenza e paura: i responsabili amministrativi non conoscono quest'opportunità e temono di incappare in provvedimenti della Corte dei Conti.

Oggi se ne sta parlando finalmente “in chiaro”, anche per togliere portata a questi e altri dubbi da parte di chi di dovere. Si discute infatti la proposta di legge, presentata dalla Senatrice Ricchiuti a proposito di “Misure per il recupero dei crediti insoluti nella pubblica amministrazione". L'obiettivo è trasformare in regole certe quello che, come abbiamo visto, già succede in diverse realtà comunali e fugare le eventuali infondate perplessità sulla piena legittimità per le aziende di tutela del credito, ex art. 115 del TULPS, di svolgere il proprio lavoro anche con gli Enti Locali.

Parliamone anche noi, facciamo fronte comune, esercitiamo influenza e pressione, per quanto possiamo e ci è consentito. È un'occasione per tutto il settore ma, senza timore di esagerare, soprattutto per il Paese intero.

di Cosimo Cordaro
© Riproduzione riservata

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