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UNIREC: riduzione a due cifre dei recuperi

Il Presidente di Unirec Francesco Vovk ed il Segretario Generale Michela de Marchi hanno rilasciato una breve intervista a StopSecret Magazine in cui hanno descritto il possibile scenario post emergenza e le misure da adottare per la ripresa economica del Paese
Si prospetta uno scenario piuttosto complicato per il comparto del credito, alla luce dell’attuale situazione d’emergenza e della crisi economica che il Paese dovrà affrontare, tra imprese in difficoltà e lavoratori che rischiano di perdere il posto. Ne abbiamo parlato con il Presidente di Unirec Francesco Vovk e il Segretario generale Michela De Marchi che ci hanno esposto la loro opinione in merito.
D.ssa Michela De Marchi, l’attuale crisi avrà un forte impatto sulla gestione del credito. Quali le iniziative e lo scenario che si prospetta?
Il settore della tutela del credito, come d’altronde quello bancario e finanziario, è posto di fronte a una sfida dirimente per la tenuta futura del sistema.  Per un’economia come quella italiana poi, che parte da una crescita inferiore a quella degli altri Paesi europei, e che ha quindi minori margini di manovra in termini di politica economica, l’ulteriore rallentamento dovuto al Coronavirus potrà avere un impatto particolarmente serio, con conseguenze dirette anche sulle imprese dei servizi a tutela del credito. Molte posizioni rischiano di deteriorarsi, e i debitori, che potrebbero vedere ridotto il loro reddito, saranno meno disponibili a prendere impegni, rendendo ancora più difficoltoso il recupero.
Stiamo raccogliendo dalle aziende Associate i dati relativi al mese di marzo. Dalle prime indicazioni, vediamo una riduzione a due cifre dei recuperi, mentre in alcuni settori sono aumentati gli affidati. Ciò non toglie che rimane il problema per cui maggiori affidati non equivalgono a maggiori ricavi, specialmente in un periodo di crisi.
Sono dati che verosimilmente peggioreranno nei mesi a venire, dal momento che gli effetti della crisi sull’economia saranno più evidenti all’indomani della emergenza, quando potremo misurare, anche al termine della fase di ricorso agli ammortizzatori sociali, l’impatto effettivo sull’occupazione e le ripercussioni, a spirale, su famiglie e imprese.
Si aggiunga a questo, che rimane ancora incerta la data di ripresa a pieno regime delle attività delle imprese a tutela del credito, così come i provvedimenti che il Governo potrà adottare in merito a moratorie e sospensioni dei pagamenti. Se ad oggi la scadenza dei titoli di credito è sospesa fino al 30 aprile, c’è già chi ipotizza una sua proroga fino alla fine dell’anno.
Lo scenario non potrà che delinearsi più chiaramente quando avremo il quadro completo e potremo iniziare a verificare l’efficacia o meno delle misure adottate a sostegno di famiglie e imprese.
In che direzione si sta muovendo l’Associazione?
Nessuno credo possa dire di aver mai immaginato di dovere vivere una simile situazione ed avere perciò già nel cassetto dei piani da tirare fuori per l’occasione.
L’Associazione ha reagito prontamente e in modo agile, predisponendo dei meccanismi che hanno permesso di far fronte alla gestione della crisi. Alla costante attenzione ed analisi degli atti normativi che si stanno susseguendo con una estrema velocità, si è associato un più rapido meccanismo decisionale, attraverso la costituzione del Consiglio direttivo in comitato di crisi convocato permanentemente. Questo ha permesso non solo di informare gli Associati sulle novità normative e sulla loro corretta lettura, ma anche di interfacciarci con chi è parte essenziale di questo settore. Non va infatti dimenticato, pure in questo momento di emergenza che il settore vede tre attori principali e se le agenzie di tutela del credito operano come intermediari, gli altri ruoli spettano alle società committenti e ai consumatori/debitori.
Di qui la predisposizione, attraverso la fondazione ForumUnirec-Consumatori, di un protocollo che ha definito, di concerto con le associazioni dei consumatori, una rimodulazione delle buone pratiche contenute nel Codice di condotta alla situazione eccezionale che stiamo vivendo. Sull’altro fronte, si è avviato un dialogo costruttivo con le associazioni rappresentative delle società committenti e un apposito gruppo di lavoro che ha il compito di interfacciarsi con le singole aziende mandanti.
Di più, abbiamo anche costituito tavoli tecnici per affrontare problematiche specifiche, proprio e di operatori del settore specializzati in determinati comparti (penso ad esempio a chi segue le esecuzioni immobiliari).
Non va infine dimenticata la costante interlocuzione con le Istituzioni, le cui decisioni rivestono oggi più che mai un’importanza capitale. Una su tutte è quella relativa alle tempistiche di ripresa delle singole attività produttive.
Il fermo dei tribunali non aiuta. Cosa si dovrebbe fare su questo fronte?
È uno dei temi che stiamo seguendo, come accennavo, con un gruppo di primari operatori specializzati del mercato. Credo che tutti coloro che sono attivi su questo mercato auspichino le stesse misure. In primis, l’implementazione più ampia possibile delle udienze telematiche, laddove non sia richiesto il contraddittorio, così come la distribuzione del cosiddetto Cash in Court. Sarebbe inoltre auspicabile un calendario unificato di riapertura di tutti i Tribunali e una riduzione del periodo di sospensione della loro attività la prossima estate.
Presidente Vovk, come valuta le misure a sostegno delle imprese per il comparto che rappresenta?
In linea generale e teorica gli ammortizzatori sociali e le ultime misure sulla liquidità alle imprese sembrano buone misure per aiutare il tessuto produttivo del Paese a sopravvivere in questa situazione di lock down. Ciò che sembra mancare è una certa tempestività nel concedere questi aiuti, che sta chiaramente mettendo in difficoltà le aziende. Aggiungo che anche le misure sulla liquidità, attraverso prestiti garantiti a tassi di interesse pressoché nulli, sono misure che comunque toglieranno valore alle nostre imprese, costrette ad indebitarsi per rimanere in piedi e a ripagare questo debito su un arco di tempo non molto lungo. Forse sarebbe stato più opportuno avere più tempo a disposizione per consentire di rientrare, dando maggior respiro agli imprenditori di riorganizzarsi con le loro attività, una volta passato questo momento di chiusura totale.
Il nostro comparto poi, in tutto questo, ha una peculiarità in più: sostiene costi fissi coperti da ricavi variabili. E sui nostri ricavi, legati strettamente all’andamento dell’economia, l’incertezza rimane. Mi aspetto che le posizioni dei crediti non pagati, nei prossimi mesi possano aumentare, ma ciò non si tradurrà in maggiori ricavi, visto che ci attendiamo un calo delle performance, con un effetto di contrazione sui margini.
Passata questa fase 1, saranno ancora più urgenti per il sistema produttivo in generale e a maggior ragione per il nostro comparto, misure che tendano a favorire l’occupazione, piuttosto che a sostenere il reddito. In altre parole, tra un reddito assistenziale e un aiuto alle imprese in termini di minori imposte sugli investimenti o sul cuneo fiscale, che possano gestire la crisi e salvaguardare l’occupazione, ovviamente scelgo il secondo. Credo poi che l’impatto della crisi sarà più evidente nella cosiddetta fase 2, in cui le misure di tutela della salute impatteranno significativamente sui bilanci delle imprese e per il nostro settore, che già evidenziava margini non eccelsi, potrebbe essere un ulteriore elemento negativo da gestire.
Mi aspetto pertanto che i maggiori costi per le dotazioni di sicurezza nelle nostre strutture operative non ricadano solo sulle imprese, ma possano essere recuperate con un credito di imposta verso lo Stato.

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