Un emendamento alla Manovra 2026 introduce un’imposta di bollo da 500 euro sui pagamenti in contanti oltre i 5mila euro. Si estende quindi il limite d’uso del cash, ma contestualmente crescono gli obblighi di tracciabilità e controllo fiscale.
L’esame della Manovra 2026 si arricchisce di un nuovo capitolo destinato a riaccendere il confronto politico sul ricorso ai pagamenti in contanti. Tra le modifiche depositate in Commissione Bilancio al Senato spicca un emendamento, a firma della maggioranza, che propone l’introduzione di un’imposta di bollo speciale da 500 euro su ogni transazione effettuata in cash per l’acquisto di beni o servizi di valore compreso tra 5.001 e 10.000 euro. Il “dazio” dovrà essere corrisposto sia dai cittadini italiani, sia da quelli stranieri.
L’evoluzione dei limiti ai contanti
Negli ultimi trent’anni, il tetto all’uso dei contanti è stato oggetto di ripetute modifiche. Come riporta Confcommercio, si è passati da una soglia di 20 milioni di lire, nel 1991, a quella di appena 1.000 euro, nel 2022. Ecco le tappe principali:
- 9 maggio 1991: fissato il limite a 20 milioni di lire;
- 26 dicembre 2002: con l’introduzione dell’euro, il tetto passa a 12.500 euro;
- 30 aprile 2008: limite abbassato a 5.000 euro;
- 25 giugno 2008: soglia riportata a 12.500 euro;
- 31 maggio 2010: riduzione a 5.000 euro;
- 13 agosto 2011: nuovo abbassamento a 2.500 euro;
- 6 dicembre 2011: ulteriore riduzione a 1.000 euro;
- 1° gennaio 2016: rialzo a 3.000 euro;
- 1° luglio 2020: nuova discesa a 2.000 euro;
- 1° gennaio 2022: limite abbassato di nuovo a 1.000 euro.
Nel 2023, il governo Meloni ha rielevato la soglia da 1.000 a 5.000 euro, cambiando direzione rispetto alla linea restrittiva adottata dal precedente esecutivo, finalizzata a incentivare in maniera decisa l’utilizzo dei pagamenti digitali, per contrastare l’evasione fiscale. L’emendamento oggi all’esame introduce un nuovo tassello: la possibilità di utilizzare il contante fino a 10mila euro, a fronte però di un’imposta fissa piuttosto cospicua, che rende l’operazione tutt’altro che conveniente.
Il tema resta altamente divisivo. Le opposizioni chiedono da tempo un rafforzamento dell’infrastruttura digitale dei pagamenti e una riduzione progressiva dell’uso del contante, come strategia volta a ridurre l’area grigia dell’economia sommersa. La maggioranza, invece, rivendica un approccio “di equilibrio”, che tuteli la libertà dei consumatori e dei turisti, senza rinunciare alle attività di controllo.
Obbligo di fattura e contrassegno per i pagamenti cash
Se la misura dovesse entrare nel testo definitivo della Legge di Bilancio 2026, l’imposta di bollo speciale sarà interamente a carico dell’acquirente, indipendentemente dalla cittadinanza. Ogni operazione tra 5.001 e 10.000 euro dovrà essere supportata dall’emissione della fattura, sulla quale verrà applicato un contrassegno cartaceo che certifica il pagamento del bollo.
La copia della fattura, così contrassegnata, dovrà essere consegnata al fornitore del bene o del servizio, consentendo all’Agenzia delle Entrate di effettuare controlli puntuali sulla regolarità dell’operazione. Un meccanismo che punta a preservare un minimo livello di tracciabilità anche laddove venga scelto il contante, colmando un vuoto normativo a lungo criticato dagli esperti di compliance fiscale.
I nuovi limiti imposti dall’Europa
Intanto l’Europa ha fissato un nuovo limite uniforme di 10.000 euro per i pagamenti in contanti, che a partire dal 10 luglio 2027, verrà applicato a tutti gli Stati membri. Il nuovo regolamento (UE) 2024/1624 prevede altresì che i singoli Paesi possano applicare – o mantenere – tetti inferiori (in nessun caso superiori), purché vengano notificati alla Commissione Europea, entro le scadenze previste.





