di:  

Addio Quota 103: le opzioni di pensionamento anticipato in Manovra

Il Governo Meloni chiude definitivamente la finestra di pensionamento anticipato a 62 anni e 41 di contributi. Dal 2026 si tornerà ai requisiti ordinari previsti dalla legge Fornero.

Il governo Meloni elimina definitivamente le principali forme di uscita anticipata con ricalcolo contributivo, che negli ultimi anni avevano consentito di andare in pensione prima rispetto ai requisiti ordinari fissati dalla legge Fornero. Dopo il progressivo ridimensionamento di Opzione Donna, ora è Quota 103 a non essere più rinnovata nel testo della nuova Manovra di bilancio. In assenza di una proroga, dal 2026 non sarà quindi più possibile lasciare il lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Restano percorribili, oltre all’Ape Sociale – strumento riservato a casistiche specifiche – soltanto le uscite ordinarie: pensione di vecchiaia e pensione anticipata ordinaria.

Vediamo nel dettaglio le formule di pensionamento che resteranno disponibili nel 2026 e i relativi requisiti necessari per potervi aderire.

Abolita Quota 103 e aumento dell’età pensionabile

Nel disegno di legge di Bilancio per il 2026 scompare quindi Quota 103: la normativa era entrata in vigore nel 2019 come Quota 100, a seguire era stata rinnovata di anno in anno con alcune modifiche (Quota 102-103). Dal prossimo anno, l’età pensionabile passerà dai 62 anni previsti da Quota 103 ai 67 anni della legge Fornero. Una decisione che anziché superare la Legge Fornero, la riconferma e fortifica: a partire dal 2027, ci sarà infatti un graduale aumento dei requisiti anagrafici (che vedremo più avanti).

La bozza della Legge di bilancio 2026 conferma altresì la sterilizzazione parziale dell’incremento di tali requisiti per alcune categorie con mansioni usuranti e lavoro notturno, che restano pertanto esentate dagli aumenti anagrafici almeno fino al 2028. Tra queste rientrano, ad esempio, operai edili, conduttori di mezzi pesanti, addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti, infermieri o ostetriche che operano su turni, operatori ecologici, addetti ai servizi di pulizia.

Soluzioni attive nel 2026 per il pensionamento anticipato

Ristrette al minino le maglie per il pensionamento anticipato, restano attive le seguenti formule:

Pensione di vecchiaia ordinaria. Rimangono necessari 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Dal 2027 l’età anagrafica sale a 67 anni e 1 mese, poi a 67 anni e 3 mesi nel 2028, secondo l’adeguamento graduale alla speranza di vita indicato nella Manovra.

Pensione anticipata ordinaria. È la pensione anticipata già prevista dalla legge Fornero. Non ha un requisito anagrafico minimo, ma richiede solo anzianità contributiva:

  • 42 anni e 10 mesi per gli uomini;
  • 41 anni e 10 mesi per le donne nel 2026.

Dal 2027 è previsto l’innalzamento a 42 anni e 11 mesi (uomini) e 41 anni e 11 mesi (donne), fino ad arrivare rispettivamente a 43 anni e 1 mese, e 42 anni e 1 mese per le donne, nel 2028.

Questa forma è particolarmente “appetibile” per chi ha iniziato a lavorare molto presto: consente infatti, l’uscita anche prima dei 60 anni in presenza di carriere contributive lunghe e continue.

Quota 41 per i lavoratori precoci. Rimane l’uscita con 41 anni di contributi per i cosiddetti “precoci”, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi prima dei 19 anni. La misura, tuttavia, è accessibile solo in presenza di specifiche condizioni: appartenenza a categorie di lavori gravosi o usuranti; stato di disoccupazione; assistenza continuativa a un familiare con disabilità grave (caregiver); invalidità civile pari o superiore al 74%.

Ape Sociale: l’unica “superstite”

L’unico strumento di pensionamento anticipato che la Manovra proroga al 2026 è l’Ape Sociale. Non si tratta in realtà di una vera e propria pensione, bensì di un assegno-ponte riconosciuto fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. L’importo massimo mensile è pari a circa 1.500 euro lordi, erogato per 12 mensilità l’anno. Per accedervi nel 2026, bisogna però rispondere a specifici criteri: è necessario avere almeno 63 anni e 5 mesi di età e disporre di un requisito contributivo che varia in base alla condizione del richiedente:

  • 30 anni di contributi, se il lavoratore è disoccupato, invalido civile (almeno al 74%), o presta assistenza qualificata come caregiver;
  • 36 anni di contributi se ha svolto attività gravose.

Secondo le stime disponibili, nel 2026, la platea potenziale dell’Ape Sociale potrebbe coinvolgere circa 24.000 persone, con una spesa pari a 170 milioni di euro, in crescita a 320 nel 2027 e 315 nel 2028.

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO!