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Alcune tra le criptovalute più note

Il Presidente Consob paragona le criptovalute ai mutui subprime: “Rischio sistemico per la stabilità finanziaria”

Il Presidente della Consob Paolo Savona lancia l’allarme sulle criptovalute nel suo ultimo discorso annuale, paragonandole ai derivati subprime del 2008 e sottolineando i rischi per la stabilità del sistema finanziario italiano ed europeo

Il mondo delle criptovalute si trova nuovamente sotto i riflettori delle autorità di vigilanza italiane ed europee. Nel suo settimo e ultimo discorso annuale al mercato finanziario, tenutosi il 20 giugno 2025, il Presidente della Consob Paolo Savona ha lanciato un monito senza precedenti sui rischi sistemici legati agli asset digitali, paragonandoli esplicitamente ai derivati che causarono la crisi finanziaria del 2008.

L’allarme della Consob: criptovalute come “faglia tellurica”

Savona ha descritto le criptovalute come un “movimento della faglia tellurica sottostante al territorio monetario e finanziario tradizionale, con possibili sbocchi dalle proporzioni imperscrutabili“. Questa metafora geologica non è casuale: evidenzia come gli asset digitali rappresentino una forza destabilizzante capace di minare le fondamenta stesse del sistema finanziario consolidato.

Il Presidente ha sottolineato come il rischio sia “riemerso sotto la spinta dell’illusione di facili guadagni così ben descritta da Carlo Collodi nel ‘Campo dei miracoli’ di Pinocchio“, richiamando l’attenzione sui meccanismi psicologici che spingono gli investitori verso strumenti altamente speculativi.

Il parallelo con i mutui subprime del 2008

Il paragone più significativo emerge quando Savona traccia un’analogia diretta con la crisi del 2008: “Non può sfuggire l’analogia che si va determinando con le radici della crisi finanziaria del 2008 dovuta alla diffusione dei derivati complessi che contenevano crediti difficilmente rimborsabili (subprime) e causarono gravi conseguenze economiche, mettendo a rischio anche la sicurezza dello Stato“.

Questa comparazione evidenzia come le criptovalute, utilizzate come sottostanti di strumenti finanziari tradizionali, possano creare gli stessi meccanismi di contagio che portarono al collasso di Lehman Brothers e alla Grande Recessione. L’intreccio tra strumenti tradizionali e virtuali amplifica i rischi sistemici, creando una rete di interconnessioni potenzialmente pericolose per l’intero sistema bancario.

La posizione degli Stati Uniti e le implicazioni geopolitiche

Il discorso di Savona non trascura le implicazioni geopolitiche della regolamentazione delle criptovalute. Il Presidente fa riferimento agli “ordini esecutivi del 23 gennaio e del 6 marzo scorso del Presidente Trump che proibisce la nascita del dollaro digitale e candida Bitcoin e altre quattro monete ‘virtuali’ a svolgere un ruolo di riserva internazionale della moneta statunitense“.

Questa strategia americana pone gli Stati Uniti “al centro operativo mondiale degli strumenti virtuali“, creando un’asimmetria competitiva che potrebbe danneggiare l’autonomia monetaria europea e italiana. La scelta statunitense rappresenta “solo l’ultimo atto di una legittimazione delle crypto avvenuta nel tempo in vario modo“, segnalando l’assenza di una visione coordinata a livello internazionale.

I limiti del MiCAR e la regolamentazione europea

Savona esprime perplessità significative riguardo al Markets in Crypto-Assets Regulation (MiCAR), il framework normativo europeo per le criptovalute. Secondo il Presidente, “i token del MiCAR offrono un viatico per legittimare le diverse forme in cui si esprimono le crypto usate come sottostanti (collateral) di strumenti finanziari tradizionali, divenendo un incentivo alla loro diffusione“.

Il problema principale identificato è che il MiCAR crea “l’illusione che godano di una protezione dello Stato“, incoraggiando investimenti rischiosi senza fornire garanzie reali. Le semplificazioni procedurali previste dal regolamento europeo per l’autorizzazione dei token rischiano di accelerare la diffusione di strumenti potenzialmente pericolosi prima che siano state completamente comprese le loro implicazioni sistemiche.

Opacità delle blockchain e rischi per la vigilanza

Un aspetto cruciale dell’analisi di Savona riguarda “l’opacità delle contabilità decentrate per l’esercizio delle funzioni di vigilanza tradizionali“. Le blockchain private, in particolare quelle che “non consentono la conoscenza delle contrattazioni da parte di esterni al circuito“, creano zone d’ombra che ostacolano l’attività di supervisione delle autorità competenti.

Questa opacità facilita “maggiori difficoltà nella prevenzione degli usi illeciti di moneta e credito, dall’evasione fiscale al riciclaggio di danaro sporco e al finanziamento della guerra e del terrorismo“. La natura pseudonima (cioè non completamente anonima) di molte criptovalute le rende strumenti ideali per attività illecite, compromettendo l’efficacia dei controlli antiriciclaggio e della lotta al finanziamento del terrorismo.

Mining e signoraggio: la questione della sovranità monetaria

Savona distingue chiaramente tra le criptovalute “minate” liberamente da privati e le attività tradizionali tokenizzate (DeFi), sottolineando come “le prime vengono ‘minate’ liberamente da privati che si impossessano del signoraggio, mentre le seconde passano attraverso un’autorizzazione pubblica dei relativi documenti informativi“.

Questa distinzione è fondamentale perché tocca il cuore della sovranità monetaria: permettere a soggetti privati di creare moneta attraverso il mining significa cedere una prerogativa storica degli Stati, con implicazioni profonde per la politica monetaria e la stabilità macroeconomica.

La risposta inadeguata degli avvertimenti al pubblico

Il Presidente della Consob ammette candidamente i “modesti risultati degli avvertimenti divulgati sui rischi elevati degli investimenti in strumenti virtuali o a essi connessi“. Questa confessione evidenzia l’inadeguatezza degli strumenti tradizionali di tutela degli investitori di fronte alla complessità e all’attrattiva delle criptovalute.

Il “consenso degli investitori e l’interesse degli emittenti ignorano la valenza sistemica del problema“, creando una disconnessione pericolosa tra percezione individuale del rischio e rischio sistemico reale. Gli investitori, attratti dalle potenziali rendite elevate, tendono a sottovalutare i rischi di lungo termine per l’intero sistema finanziario.

Proposte per una nuova architettura di vigilanza sulle criptovalute

Savona propone una riforma profonda dell’architettura istituzionale di vigilanza, sottolineando che “il governo della vicenda non può essere affidato alla cura degli interessi privati organizzati o regolandone i relativi servizi con decisioni insufficienti, ma necessita di una cosciente cooperazione tra Stati“.

La proposta principale riguarda il principio di unicità monetaria: “occorre evitare che le monete private interferiscano nel processo, confermando senza esitazioni o equivoci che esiste una sola moneta dotata di potere liberatorio (legal tender) e strumento di protezione dei valori nel tempo“.

Verso un nuovo paradigma regolamentare delle criptovalute

L’intervento di Savona rappresenta uno dei più netti pronunciamenti di un’autorità di vigilanza europea sui rischi delle criptovalute. Il parallelo con i mutui subprime non è meramente retorico, ma evidenzia pattern strutturali simili: complessità, opacità, interconnessioni sistemiche e sottovalutazione dei rischi.

La sfida per i regolatori europei e italiani è trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e stabilità finanziaria, evitando che l’entusiasmo per la finanza digitale riproduca gli errori che portarono alla crisi del 2008. La posizione di Savona suggerisce la necessità di un approccio più restrittivo e coordinato a livello internazionale, privilegiando la stabilità sistemica rispetto alle opportunità speculative di breve termine.

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