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Mercato Npl, cosa accadrà dopo la fine delle “moratorie Covid”? Intervista a Laura Gasparini di Cherry 106 e a Luca Bonacina di Cherry Srl

La Head of Market & Investments di Cherry 106 e il cofounder e Head of Technology di Cherry Srl hanno analizzato i possibili scenari futuri, le misure che le banche dovranno mettere in campo per gestire l’uscita dal regime delle moratorie e le opportunità offerte dall’AI nella gestione dei portafogli di crediti deteriorati

La crisi generata dalla pandemia da Coronavirus, grazie agli interventi governativi, ha manifestato solo in parte le sue conseguenze sull’economia. Ma cosa accadrà quando finirà il regime delle “moratorie Covid”? Per capire quale sarà l’impatto sul mercato degli Npl, cosa potranno fare gli istituti di credito per prepararsi al nuovo scenario e quale sarà il ruolo che in futuro assumeranno intelligenza artificiale, data science e algoritmi applicati al credito deteriorato, abbiamo intervistato Laura Gasparini, Head of Market & Investments di Cherry 106, e Luca Bonacina, cofounder e Head of Technology di Cherry Srl.

Le moratorie connesse al Covid hanno sostanzialmente congelato la posizione di molti debitori, per un periodo che in molti casi si spinge oltre un anno: cosa succederà quando si dovrà tornare ad un normale adempimento degli obblighi creditizi?
Laura Gasparini: Le attese sul post moratorie e garanzie sono chiaramente di un’inversione di tendenza dello stock di NPL delle banche, stock che a febbraio ha raggiunto la soglia storica di poco più di 50 miliardi di euro di valore lordo (20 miliardi al netto delle rettifiche di valore). Con il Documento di economia e finanza il Governo ha confermato l’intenzione di prorogare dal 30 giugno a fine anno la scadenza del regime di garanzia dello Stato sui prestiti e di estendere nel tempo anche la moratoria sui crediti alle Pmi. Una soluzione che era stata da più parti invocata per garantire un’uscita graduale, dare il tempo necessario a chi è meritevole di superare il momento e al sistema bancario di attutire l’impatto degli NPL in arrivo. I numeri in gioco sono elevatissimi in funzione delle domande di moratoria ad oggi ricevute dal sistema (2,7 milioni di domande per un valore di circa 294 miliardi di euro) a cui si aggiungono le richieste di garanzia per nuovi finanziamenti per le PMI presentati al Fondo di Garanzia per le PMI (149 miliardi) e a SACE (22,3 miliardi), attraverso il Garanzia Italia. La gradualità dell’uscita permetterà di comprendere le tempistiche e la magnitudo dei nuovi NPL in arrivo.

Le Banche come possono prepararsi a questo scenario e gestire efficacemente l’uscita dal regime di moratoria?
Laura Gasparini: Le banche si stanno preparando e non potranno certamente salvare tutti, pena l’aumento delle perdite sui loro libri. Lo stanno facendo in due direzioni: la prima è rappresentata dal portare avanti misure di carattere prudenziale sui bilanci ed hanno già effettuato accantonamenti straordinari anticipati a fine 2020; la seconda ha a che fare con la capacità di individuare chi è meritevole e ha un futuro, attivando soluzioni che consentano di traghettare oltre il periodo di crisi le controparti che hanno beneficiato delle moratorie e che possono rilanciarsi.
Elemento chiave è la capacità di discriminare chi è meritevole da chi non lo è, dove il discrimine per le aziende non può che essere guidato dal settore merceologico di appartenenza, dalla loro patrimonializzazione, dalla loro resilienza a questa crisi e dalla loro capacità di innovare e di modificare business model. C’è chi non ce la farà e alimenterà il mercato degli NPL, ma c’è anche chi avrà colto le sfide che il nuovo contesto offre. Del resto si sa che ogni crisi è foriera di forti innovazioni (Einstein docet) e credo che l’attività degli istituti di credito italiani, complice l’azione del regolatore europeo nell’armonizzare il sistema bancario, negli ultimi anni sia migliorata nell’individuare chi debba essere premiato, accompagnato e sostenuto.

Viste le incertezze legate alla difficile crisi quale sarà, invece, l’effetto che vi aspettate di osservare sul valore dei portafogli Npl? 
Laura Gasparini: Il valore dei crediti NPL dipende dalla capacità di recupero dei crediti stessi. Inevitabile che l’abbassamento del PIL, l’incertezza in merito alla perdita dei posti di lavoro post misure di sostegno, la discesa dei valori immobiliari che si sta già iniziando a registrare, non può che portare gli investitori razionali a diminuire i prezzi offerti. Lo scenario sarà tuttavia tutto da scoprire in quanto il timing e la gradualità dell’uscita dalle moratorie, così come l’efficacia dell’azione delle banche nell’individuare i “soggetti meritevoli” da sostenere e accompagnare, impatteranno sul valore di recupero dei crediti NPL di nuova generazione. L’esperienza maturata finora nella definizione dei prezzi dei crediti NPL deve essere arricchita da nuovi elementi di valutazione, che definirei “soft”, poiché non fattorizzabili nelle curve di recupero dei vari operatori di mercato. Inoltre, l’esperienza stessa del recupero di questi mesi si è evoluta e ha incentivato alcune forme di recupero verso altre. Ci sarà pertanto, inevitabilmente, una certa volatilità nei prezzi offerti per i medesimi pacchetti di crediti, ma questo è un déjà vu.

Abbiamo già assistito a un sempre maggiore impiego di strumenti quali intelligenza artificiale e algoritmi per l’analisi e la lavorazione dei portafogli di crediti deteriorati. Quali sono i vantaggi e quanto questi strumenti potranno fare la differenza in futuro?
Luca Bonacina: L’avvento delle tecnologie “intelligenti” sta cambiando radicalmente il lavoro di analisi dei portafogli in termini di qualità dei dati e tempo di analisi. Nel nostro caso, Cherry Bit si interfaccia con tutte le principali sorgenti informative recuperando i dati necessari, poi – grazie all’utilizzo di algoritmi raffinati – li incrocia e li verifica per permettere un’analisi approfondita. Grazie ai nuovi software questa operazione avviene molto rapidamente: abbiamo stimato che il nostro sistema è in grado di verificare in un minuto circa 50 ipoteche, il corrispettivo di diverse ore di lavoro di un operatore umano: l’utilizzo di paradigmi tecnologici moderni – tra cui anche l’AI – porta enormi vantaggi, primo tra tutti la possibilità di permettere all’umano di concentrarsi sulle operazioni di analisi e valutazione piuttosto che sulla data entry, attività a scarso valore aggiunto. Guardando al futuro, la realtà è che non serve andare lontano: l’applicazione o meno di queste tecnologie già oggi distingue gli operatori di mercato, distinzione che non potrà che accentuarsi in futuro. Gli algoritmi di domani infatti – più potenti e più veloci – saranno costruiti sui dati raccolti oggi e per questo motivo dotarsi adesso di sistemi tecnologici avanzati è importantissimo per essere al passo ed abilitare più velocemente scenari di business interessanti.

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