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Richieste di credito

Nel 2022 calano le richieste di credito delle imprese (-5,7%), ma aumenta l’importo medio (+16,8%)

Nel 2022 le richieste di credito da parte delle imprese italiane registrano una flessione complessiva del -5,7% rispetto al 2021, con un andamento pressoché stabile nei trimestri; ad esclusione del picco rilevato nel I trimestre che ha sfiorato il -8%, valore che è andato a dimezzarsi con il passare dei mesi (-3,8% IV Trimestre 2022). E’ quanto emerge dal Barometro CRIF sul credito alle imprese, basato su dati di EURISC – il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF.

Richieste di credito, prevale la prudenza fra le imprese

L’atteggiamento generale di maggiore prudenza nel 2022 ha riguardato principalmente le imprese individuali con un -12%, mentre la domanda proveniente dalle società di capitali si è contratta a una sola cifra decimale, -2,4%.

Tuttavia, si registra una spinta da parte delle imprese a richiedere un importo medio più elevato, +16,8% rispetto al 2021 e un valore complessivo di 123.979 Euro. Per quanto riguarda le Imprese individuali, il valore dei finanziamenti richiesti è risultato pari a 39.366 Euro (in crescita del +2,9% rispetto al 2021) contro i 163.619 Euro delle Società di Capitali (+15,6%).

In linea con l’anno precedente, anche per il 2022 la maggioranza delle richieste di finanziamento ha riguardato importi inferiori ai 10.000 Euro (38,6%).

Per quanto riguarda le imprese individuali, il peso delle richieste di finanziamento con importo inferiore ai 10.000 Euro rappresenta il 45,2% del totale, a conferma di come le PMI tendano a rivolgersi agli istituti di credito soprattutto per importi di piccolo taglio. Mentre per le società di capitali le esigenze di liquidità risultano polarizzate: il 29,8% richiede importi inferiori ai 5.000 euro mentre il 33% sono superiori ai 50.000 euro.

Distribuzione richieste di credito delle imprese italiane per classi di importo

Classi di importoDistribuzione 2022
Fino a 5.000 €31,6%
Da 5 a 10.000 €7,0%
Da 10 a 20.000 €10,5%
Da 20 a 50.000 €23,0%
Oltre 50.000 €28,0%
(Fonte: EURISC – Il Sistema CRIF di Informazioni Creditizie)

Richieste di credito delle imprese, l’andamento per settore

Tra i settori che si caratterizzano per volumi di richieste di credito particolarmente elevati registriamo al vertice della graduatoria i Servizi, con quasi un quarto del totale (23,9%, un punto percentuale in meno rispetto al 2021). Al secondo posto si posiziona il settore del Commercio con un 22,9% (-0,5 p.p. vs 2021), a conferma di quanto l’erosione dei margini di profittabilità per l’innalzamento dei costi delle materie prime stia accentuando il bisogno di liquidità del comparto.

Sul terzo gradino del podio abbiamo le Costruzioni e Infrastrutture, che spiega il 17,8% delle richieste di credito presentate dalle imprese nel 2022 (-1,5 p.p. vs 2021), settore sostenuto positivamente dagli incentivi governativi (bonus facciate, superbonus 110%, ecc.).

A seguire il settore manifatturiero (11,1% del totale, +0,4 p.p vs 2021), che in questi 12 mesi, ha affrontato la difficoltà di approvigionamento delle materie prime e piani di investimento per affrontare la transizione ecologica e diminuire così la dipendenza dai combustibili fossili.

Distribuzione richieste di credito delle imprese italiane per settori merceologici

SettoreDistribuzione 2022Distribuzione 2021
SERVIZI23,90% 24,90%
COMMERCIO22,90%23,40%
COSTRUZIONI/INGEGNERIA CIVILE17,80%16,30%
MANIFATTURIERO11,10%10,70%
AGRICOLTURA6,50%6,90%
TRASPORTI E LOGISTICA4,80%4,70%
ALIMENTARE, BEVANDE E TABACCO2,00%2,00%
ICT, MEDIA E TELECOMUNICAZIONI1,60%1,60%
SERVIZI FINANZIARI1,10%1,20%
UTILITIES ED ENERGIA0,60%0,60%
CHIMICA E FARMACEUTICA0,30%0,30%
MINING-OIL&GAS0,10%0,10%
NON DISPONIBILE7,40%  7,10%
(FONTE: CRIF)

Rischiosità del credito, tassi di default in lieve rialzo

L’andamento dei tassi di default per il mercato corporate italiano – che fa segnare al 30 settembre 2022 un dato pari al 2,1% per le società di capitali, 1,4% per le società di persone e 1,9% per le ditte individuali – denota per il quarto trimestre consecutivo il proseguimento del trend di lieve risalita dei tassi default in essere da settembre 2021. In tale momento, infatti, l’indice di rischiosità del credito aveva raggiunto un punto di minimo storico – pari all’1,5%, all’1,0% e all’1,7% rispettivamente per società di capitali, società di persone e ditte individuali – prevalentemente per effetto degli interventi varati a supporto delle aziende nel contesto delle prime ondate pandemiche di Covid-19 (in primis moratorie sui debiti finanziari in essere e accesso a credito garantito).

Dal punto di vista settoriale, l’andamento di risalita dei tassi di default risulta comune a tutti i comparti economici seppure con una differente intensità: nei settori più esposti all’attuale incertezza sul fronte macroeconomico e con le maggiori ripercussioni derivanti dalle oscillazioni dei prezzi delle materie prime e dell’energia – quali i trasporti e logistica e il food & beverage – la risalita dei tassi di default risulta più rapida con incrementi intorno a 1 punto percentuale negli ultimi 12 mesi. Viceversa molto meno accentuata è stata la risalita dei tassi in settori quali l’ICT media e telecomunicazione, l’energia e il chimico farmaceutico, settori storicamente più resilienti e che peraltro già mostravano pre-pandemia un livello di rischiosità molto più contenuto rispetto alla media nazionale.

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