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Npl, il report di Kpmg sulle banche italiane

La società di consulenza con sede in Olanda fa il punto sulla situazione dei non performing loans nel sistema bancario italiano, guardando anche alle prossime importanti sfide che lo attendono
I dati che emergono dall’ultimo report di Kpmg sulle banche italiane mostrano che dal 2012 il volume delle cartolarizzazioni di Npl è più che raddoppiato. Gli istituti bancari d’Italia più attivi nel mercato per la cessione di portafogli di non performing loans  risultano Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, che dal 2015 ad oggi hanno portato a termine operazioni  di deleverage per un valore rispettivamente di 26,4 miliardi di euro e 26,1 miliardi di euro.
Secondo Kpmg, a contribuire in modo significativo alla pulizia degli Npl dai bilanci delle banche italiane sono stati due aspetti fondamentali, ossia le linee guida per la riduzione dei crediti deteriorati introdotte dalla Bce e la Gacs, la copertura pubblica istituita nel febbraio del 2016 per favorire la cartolarizzazione delle sofferenze bancarie. L’importanza della garanzia statale sulla tranche senior dei pacchetti di Npl è evidenziata nel report dove si ricordano operazioni quali le maxi-cessione da parte di Mps di circa 24 miliardi di euro e di Unicredit di 17,7 miliardi di euro, le varie cartolarizzazioni realizzate da Carige (938 milioni), Credito Valtellinese (1,4 miliardi), Banca Popolare di Bari (circa 800 milioni di euro tra il 2016 e il 2017).
Nel 2017 circa l’80% del volume delle transazioni è stato generato da un numero ristretto di operazioni: oltre alle già citate di Monte dei Paschi e Unicredit, si aggiunge la cessione di un pacchetto di Npl dal valore di circa 19 miliardi di euro da parte di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca alla bad bank italiana, la Sga. Infine, tra le operazioni registrate nei primi mesi del 2018, il rapporto segnala la cessione della piattaforma di servicing e di circa 10,8 miliardi di euro di crediti deteriorati  da parte di Intesa Sanpaolo a Lindorff/Intrum Justitia.
Nonostante il buon lavoro delle banche italiane per ripulire i propri bilanci dai non performing loans, Kpmg sottolinea che “per riportare i crediti deteriorati su livelli accettabili per istituzioni e mercato, occorre ridurre lo stock nei bilanci dei gruppi bancari di almeno 130 miliardi di euro, sia attraverso interventi di natura gestionale, sia attraverso operazioni straordinarie”.  Secondo la società di consulenza, “la scelta tra una gestione in house dei non performing e l’outsourcing dipenderà dalla capacità degli istituti bancari di sfruttare la leva dell’economia di scala. Per questo motivo, i gruppi che si troveranno a gestire quantitativi consistenti di crediti deteriorati preferiranno un approccio interno, mentre i gruppi con un minor livello di Npl in portafoglio propenderanno per la scelta di una gestione esterna”.

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