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Ricchezza media vs. ricchezza mediana: capire la divaricazione in Italia e nel mondo

Gli italiani sono più ricchi dei tedeschi e degli statunitensi (o forse no): differenza tra ricchezza media e mediana

Possibile che in Italia ci sia più ricchezza che negli Stati Uniti e in Germania? Cosa dicono le statistiche globali al riguardo?

Ricchezza media e mediana

Nel dibattito sulla distribuzione della ricchezza, due concetti spesso utilizzati, ma talvolta confusi, sono le differenze tra quella media e la quella mediana. Entrambi forniscono informazioni importanti, ma è fondamentale comprenderne le differenze per avere una visione completa della disparità economica.

La ricchezza media si ottiene sommando la ricchezza totale di un gruppo di individui e dividendo il risultato per il numero di persone. In altre parole, rappresenta la ricchezza pro capite se tutti avessero la stessa.

La ricchezza mediana, invece, rappresenta il valore che divide la popolazione in due gruppi: il 50% con una inferiore al valore mediano e il 50% con una superiore.

Perché questa distinzione è importante?

Consideriamo un esempio: in un gruppo di 10 persone, la ricchezza media potrebbe essere di 10.000 euro, ma questo non significa che tutti abbiano 10.000 euro. Se una persona ha 100.000 euro e le altre nove hanno 1.000 euro ciascuna, la ricchezza media è comunque 10.000 euro. In questo caso, la ricchezza mediana sarebbe di 1.000 euro, evidenziando una disuguaglianza significativa all’interno del gruppo.

Cosa ci dicono i dati sulla ricchezza in Italia?

Secondo l’ultimo UBS Global Wealth Report 2023, la ricchezza media pro capite in Italia è di 221.370 dollari, posizionando il paese al 21esimo posto nella classifica globale. Tuttavia, se guardiamo a quella mediana, l’Italia si posiziona al 15esimo posto con 107.315 dollari a testa. Questo divario tra media e mediana evidenzia una significativa disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza in Italia.

Come si confronta l’Italia con altri Paesi?

In confronto, la ricchezza media negli Stati Uniti è di 551.347 dollari, mentre quella mediana è di 107.739 euro. Questo indica che la ricchezza media sia molto dissimile, e che la disuguaglianza sia maggiore negli Stati Uniti rispetto all’Italia. In Germania, la ricchezza media è di 256.759 dollari, e quella mediana è di 66.735 dollari, mostrando una disuguaglianza molto maggiore rispetto all’Italia, ma decisamente inferiore agli USA.

Quali sono le implicazioni di questa disparità?

L’elevata disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza può avere diverse implicazioni negative per una società. Può portare a una minore mobilità sociale, ostacolando le possibilità per le persone di migliorare il loro tenore di vita. Inoltre, può alimentare sentimenti di risentimento e malcontento, creando tensioni sociali e instabilità politica.

Cosa può essere fatto per ridurre la disuguaglianza?

Non esiste una soluzione semplice per affrontare la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Tuttavia, alcune politiche che potrebbero contribuire a ridurla includono:

  • Investimenti in istruzione e formazione, per migliorare le competenze e le opportunità di lavoro per le persone provenienti da contesti svantaggiati.
  • Incremento del salario minimo, per garantire che tutti i lavoratori abbiano un reddito dignitoso.
  • Riforma del sistema fiscale, per rendere il carico fiscale più progressivo e garantire che i redditi più alti paghino una quota maggiore delle tasse.
  • Maggiori investimenti nei servizi pubblici, come l’assistenza sanitaria e l’istruzione, per garantire che tutti abbiano accesso a beni e servizi essenziali indipendentemente dal loro reddito.

Comprendere la differenza tra ricchezza media e quella mediana è fondamentale per valutare correttamente la distribuzione della medesima in una società. I dati mostrano che l’Italia, pur avendone una media simile a quella di altri paesi sviluppati, presenta una disuguaglianza significativamente minore, e questo è già un buon dato. Affrontare questa disuguaglianza richiede comunque un impegno politico e sociale per promuovere una maggiore equità e mobilità sociale.

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