Che i dati siano il bene più prezioso di cui le aziende possano disporre questo lo sappiamo bene. Tuttavia, troppe informazioni possono creare altrettante incertezze, arrivando perfino a paralizzare i decision maker aziendali. Una ricerca di Oracle ha dimostrato che 7 leader su 10 si sentono sopraffatti dai dati e che per questo motivo non sono in grado di prendere decisioni.
L’accesso a una quantità crescente di dati ha cambiato il modo in cui leader aziendali e decision maker fanno le loro scelte. O almeno, dovrebbe. In realtà, il così detto “dilemma decisionale”, causato da un enorme mole di informazioni disponibili, è un fenomeno sempre più diffuso.
Secondo un’indagine di Oracle, il 72% dei leader aziendali dichiara di aver rinunciato a prendere decisioni a causa dell’enorme quantità di dati, mentre il 70% vorrebbe delegare il processo decisionale all’Intelligenza Artificiale. Un paradosso che ci porta a riflettere: più dati dovrebbero significare scelte più informate, ma spesso generano il risultato opposto.
Il problema non è solo la quantità, ma la loro frammentazione e la difficoltà di interpretarli correttamente. Sempre secondo Oracle, il 35% dei manager non sa su quali fonti fare affidamento, mentre il 59% trascorre intere giornate senza giungere a una decisione concreta. Questo sovraccarico di informazioni non sta migliorando il processo decisionale, anzi: l’85% degli intervistati ha affermato che questa situazione incide negativamente sulla qualità della propria vita, aumentando i livelli di ansia e frustrazione.
L’Intelligenza Artificiale viene spesso indicata come la soluzione al “dilemma decisionale”. I leader aziendali vorrebbero strumenti più efficaci per supportare il processo decisionale, ridurre il margine di errore e migliorare la velocità di esecuzione. Tuttavia, il 77% ritiene che le attuali dashboard e grafici non siano sufficientemente chiari e intuitivi, mentre il 72% pensa che solo gli esperti IT o i data scientist possano trarre reale vantaggio dalle informazioni disponibili. Insomma, i dati ci sono, ma spesso chi deve decidere non sa come utilizzarli al meglio.
A questo punto, viene da chiedersi se non sia necessario un cambio di prospettiva. Non basta accumulare dati, è fondamentale renderli fruibili e comprensibili. La maggior parte dei decision maker concorda sul fatto che il successo aziendale dipenda dalla capacità di trasformare i dati in azioni concrete. Tuttavia, il 74% afferma che il numero di decisioni da prendere è aumentato esponenzialmente, rendendo sempre più difficile mantenere lucidità e chiarezza.
Infine, c’è anche un altro aspetto da considerare. Ancora troppi decision maker prendono decisioni basandosi sull’istinto. In questo senso, la ricerca di Oracle evidenzia che il 29% dei leader aziendali preferisce affidarsi al proprio intuito piuttosto che all’analisi dei dati. Questo è il segnale di un problema ancora più profondo e radicato.
Il futuro del decision-making non dipende soltanto dalla quantità di dati disponibili, ma dalla capacità di cambiare approccio ed estrarre dalle informazioni insight realmente utili. Per questo è necessario migliorare la cultura aziendale legata ai dati.
Le aziende che riusciranno ad affrontare il “dilemma decisionale” con un approccio strategico e tecnologie adeguate potranno ottenere un vantaggio competitivo significativo. Per tutte le altre i dilemmi aumenteranno, causando grandi mal di testa e rischiando di paralizzare operatività e investimenti.
I dati sono un bene prezioso, da trattare con cura.
Alla prossima!