di:  

Credit Suisse: tutta la vicenda, spiegata bene

Credit Suisse: tutta la vicenda, spiegata bene

I fallimenti isolati delle banche, come quello di Credit Suisse, potrebbero preannunciare un’altra crisi bancaria globale? 

Le paure, un’altra volta

I timori di un’altra crisi bancaria in stile 2008 sono riemersi di recente dopo che il gigante bancario UBS è intervenuto per acquistare il rivale Credit Suisse, colpito dalla crisi, e le autorità statunitensi sono intervenute per mediare un pacchetto di salvataggio da 25 miliardi di euro per First Republic.

I mercati azionari si sono innervositi, tra le preoccupazioni che fallimenti isolati possano allargarsi fino a colpire il sistema bancario globale, facendo rivivere i brutti ricordi della crisi finanziaria che ha fatto sprofondare molte economie occidentali nella recessione del 2008-2009.

La notizia giunge dopo il crollo della seconda settimana di marzo 2023 della Silicon Valley Bank, il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti.

Le azioni della First Republic, con sede a San Francisco, sono crollate giovedì scorso, 16 marzo 2023, quando i clienti hanno iniziato a ritirare i loro soldi temendo che potesse essere la prossima a fallire, ma i titoli si sono ripresi quando sono emerse le notizie del pacchetto di salvataggio.

In una dichiarazione congiunta delle autorità finanziarie federali statunitensi si legge che 11 banche hanno accettato di pompare miliardi nell’istituto di credito per stabilizzarlo.

Domenica sera, 20 marzo 2023, le autorità svizzere hanno trovato un accordo per il salvataggio, dopo una disperata trattativa per garantire il futuro della banca ed evitare un ulteriore caos sui mercati.

Se sarà sufficiente a stabilizzare i mercati e a limitare il contagio lo scopriremo nel corso di questa settimana. Per adesso, mentre scriviamo la mattina di lunedì 20 marzo, le Borse sono negative.

Cosa sta succedendo al Credit Suisse?

L’istituto di credito è in difficoltà da molti mesi, ma questa settimana ha chiesto aiuto al governo svizzero dopo aver rivelato di aver riscontrato una “debolezza materiale” nella sua situazione finanziaria.

Il suo principale azionista, la Banca Nazionale Saudita (BNS), ha dichiarato di non poter fornire nuovi finanziamenti a causa di un limite normativo; la notizia di tale limite ha fatto crollare le azioni dell’istituto di credito svizzero di oltre il 30% a un certo punto della giornata di mercoledì 16 marzo 2023, fino al minimo storico di circa 1,56 franchi svizzeri (1,57 euro) per azione.

Quanto dovremmo essere preoccupati?

L’economista Nouriel Roubini (il sempre popolare Doctor Doom), che aveva previsto il crollo di Lehman Brothers nel 2008, portando alla crisi finanziaria globale, ha avvertito che il mondo potrebbe essere sull’orlo di un’altra crisi sistemica. Doctor Doom, appunto…

Ma il supporto del Credit Suisse è un punto chiave di differenza rispetto al caso di Lehman Brothers.

Credit Suisse è come Lehman Brothers in termini di dimensioni, complessità e importanza, ma c’è una grande differenza, se si ricorda che gli americani non hanno salvato Lehman Brothers, mentre invece gli svizzeri l’hanno appena fatto con Credit Suisse.

Questo è stato l’elemento che ha spaventato i mercati nel loro complesso nel 2008, perché non hanno sostenuto LB. Quello che abbiamo visto stavolta è che, invece, la Banca Centrale Svizzera ha detto che non permetterà un crollo disordinato. Non sappiamo ancora definitivamente quale sia il futuro del Credit Suisse, ma per ora è ancora in piedi, e sembra che la Banca Centrale Svizzera ne garantirà la tenuta per un tempo sufficiente a riorganizzare i suoi affari per il futuro.

Giova anche puntualizzare che la grande differenza tra l’attuale problema dei tassi d’interesse elevati e il 2008 è che oggi le banche centrali sono intervenute per garantire che non si verifichi un crollo disordinato. Il messaggio è assolutamente chiaro: le banche centrali sostengono le banche in difficoltà.

Perché il Credit Suisse era a rischio?

Negli ultimi tre anni, il Credit Suisse ha avuto diversi problemi. E’ coinvolto nello spionaggio aziendale dopo aver assunto spie professioniste per seguire i dirigenti uscenti, ed aver ammesso di aver frodato gli investitori nell’ambito dello scandalo dei prestiti “tuna bond” in Mozambico. Ciò ha comportato una multa di oltre 350 milioni di euro. È stato inoltre coinvolto nel fallimento del finanziatore Greensill Capital e dell’hedge fund statunitense Archegos Capital nel 2021.

La banca è impegnata in un importante piano di ristrutturazione, volto a contenere le ingenti perdite, che nel 2022 hanno raggiunto i 7,3 miliardi di franchi svizzeri, e a rilanciare le operazioni ostacolate dai molteplici scandali degli ultimi dieci anni, che hanno coinvolto presunti illeciti, sanzioni, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale.

Quanto è grande il Credit Suisse?

La banca svizzera, ampiamente considerata dagli esperti come “troppo grande per fallire“, serve principalmente clienti facoltosi e aziende piuttosto che risparmiatori comuni. Da mesi questi stavano ritirando denaro dalla banca, con un deflusso di oltre 111 miliardi di franchi svizzeri alla fine dello scorso anno. La scorsa settimana non è stato comunque immediatamente chiaro se i ritiri dei clienti si siano intensificati in seguito al crollo del prezzo delle azioni.

Il salvataggio di Credit Suisse

Sei grandi banche centrali hanno intrapreso un’azione coordinata per incrementare i flussi di dollari e contribuire ad arginare la crisi di fiducia che sta attanagliando più istituti di credito dopo l’acquisizione forzata di Credit Suisse da parte di UBS durante il fine settimana del 19-20 marzo 2023.

Il cosiddetto accordo di swap line, che coinvolge la Federal Reserve statunitense, la Banca d’Inghilterra, la Banca del Giappone, la Banca Centrale Europea, la Banca del Canada e la Banca Nazionale Svizzera (BNS), mira a “migliorare la fornitura di liquidità” e il “regolare funzionamento dei mercati di finanziamento in dollari“.

Si spera che l’accordo, che durerà almeno fino alla fine di aprile, sia sufficiente a rafforzare la fiducia del mercato sulla salute di altre banche, in particolare degli istituti di credito regionali negli Stati Uniti.

Molte di esse hanno visto crollare i loro prezzi azionari sulla scia del fallimento della Silicon Valley Bank all’inizio del mese, a causa dei timori che il ritmo aggressivo degli aumenti dei tassi di interesse per contrastare l’inflazione abbia intaccato i bilanci.

Tuttavia, i mercati azionari asiatici hanno iniziato la settimana in rosso, con l’Hang Seng di Hong Kong in calo del 3%.

Si sperava che la frettolosa acquisizione del Credit Suisse, architettata dalla BNS e deliberatamente concordata prima dell’apertura dei mercati, avrebbe attenuato le preoccupazioni.

L’istituto di credito, che ha 167 anni, è arrivato sull’orlo della catastrofe finanziaria, nonostante abbia ottenuto una linea di credito da 54 miliardi di dollari (44 miliardi di sterline) dalla banca centrale svizzera.

La linea di credito viene concordata con l’obiettivo di rassicurare i mercati e i depositanti, ma non è riuscita ad arginare la corsa ai prelievi dei clienti, spingendo il governo svizzero a chiedere alla rivale UBS di prendere in considerazione un’acquisizione.

L’acquisizione è la seguente: UBS pagherà 3 miliardi di franchi svizzeri (3,032 miliardi di euro) per acquisire Credit Suisse, ha accettato di assumersi fino a 5 miliardi di franchi (5,054 miliardi di euro) di perdite e 100 miliardi di franchi svizzeri (101,09 miliardi di euro) di assistenza alla liquidità saranno disponibili per entrambe le banche.

La chiusura dell’operazione è prevista per la fine del 2023. Le azioni di UBS sono scese del 7% nelle contrattazioni pre-mercato di lunedì mattina 20 marzo 2023.

Le dichiarazioni di UBS e Credit Suisse

Colm Kelleher, presidente di UBS Group, ha dichiarato che l’accordo “rappresenta enormi opportunità“.

Ha inoltre dichiarato che l’obiettivo a lungo termine della sua banca sarà quello di ridimensionare l’attività di investment banking del Credit Suisse, e di allinearla alla “cultura conservativa del rischio” di UBS.

Axel Lehmann, presidente del Credit Suisse, ha definito la giornata “storica, triste e molto impegnativa” per la sua banca e per il mercato globale.

Lehmann ha dichiarato: “Date le recenti circostanze straordinarie e senza precedenti, la fusione annunciata rappresenta il miglior risultato disponibile“.

Questo è stato un periodo estremamente impegnativo per il Credit Suisse e, mentre il team ha lavorato instancabilmente per affrontare molte questioni significative e per attuare la nuova strategia, oggi siamo costretti a raggiungere una soluzione che fornisce un risultato duraturo.”

In una dichiarazione, la banca centrale svizzera e altri funzionari hanno affermato che l’accordo rappresenta “una soluzione… per garantire la stabilità finanziaria e proteggere l’economia svizzera in questa situazione eccezionale“.

Si spera inoltre che l’acquisizione da parte di UBS del suo vecchio rivale eviti un contagio come quello che si è verificato durante la crisi finanziaria del 2008.

CONDIVI QUESTO ARTICOLO!

Iscriviti alla newsletter

    La tua email *

    Numero di cellulare

    Nome *

    Cognome *

    *

    *

    Inserisci sotto il seguente codice: captcha