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Credito, le banche riducono i prestiti a famiglie e imprese

Secondo un’indagine della Bce, le banche hanno iniziato ad inasprire gli standard creditizi per la concessione dei prestiti a famiglie e imprese

La crisi sanitaria sta mettendo a dura prova le banche che, se da un lato temono una nuova ondata di Npl, dall’altro hanno ridotto i prestiti a famiglie e imprese. È quanto emerso da una recente indagine della Banca Centrale Europea, fatta su 143 banche dell’eurozona. Il sondaggio ha rivelato un generale inasprimento dei parametri per l’accesso ai finanziamenti per aziende e famiglie tra luglio e settembre. Ma la questione non finisce qui. Alla luce di quanto sta succedendo in Europa per contenere i contagi da covid19, le previsioni sul futuro palesano un’ulteriore stretta del credito.

Nello specifico, la Bce ha constatato che nel terzo trimestre del 2020 la domanda di prestiti da parte delle aziende è diminuita rispetto. Tuttavia, a fronte delle nuove misure ristrettive imposte dai governi europei, le banche prevedono un aumento della domanda dei prestiti nell’ultima parte dell’anno. Per quanto riguarda invece le famiglie, la domanda dei mutui è salita sensibilmente tra luglio e settembre, nonostante le banche stentino a concedere i finanziamenti. Nel quarto trimestre invece gli istituti bancari prevedono una riduzione della domanda, ma un’ulteriore stretta sugli standard creditizi per la concessione dei prestiti alle famiglie.

In questo drammatico scenario economico sale anche la preoccupazione per i crediti deteriorati. Il Presidente della vigilanza bancaria europea, Andrea Enria, ha dichiarato che l’ammontare di Npl in seno alle banche europee potrebbe raggiungere quota 1.400 miliardi di euro, ben oltre le cifre raggiunte nel 2008 e nel 2011. Per arginare la situazione, Enria ha riproposto al Parlamento Ue la creazione di una bad bank europea, dove far confluire i crediti deteriorati delle banche. “Un’iniziativa europea per la gestione e il recupero degli Npl tramite un meccanismo armonizzato” ha specificato il numero uno della vigilanza della Bce “potrebbe essere uno strumento utile per far fronte al prevedibile aumento dei crediti deteriorati nell’eurozona. Penso sia importante chiarire che siamo in una situazione straordinaria e che i rischi potenziali per il futuro sono enormi”.

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