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Cybersecurity: triplicato il numero di corsi universitari in Italia

Secondo uno studio di I-Com, in Italia la formazione in ambito cybersecurity è quasi triplicata nel giro di un anno. Tuttavia, il nostro Paese rimane tra i più colpiti d’Europa dagli attacchi informatici, in particolare nel settore della Pubblica Amministrazione

Cybersecurity e formazione: aumenta il numero di corsi e insegnamenti universitari

Diversi studi, negli ultimi anni, hanno evidenziato il ruolo cruciale del “fattore umano” per contrastare l’aumento delle minacce informatiche a livello globale. In quest’ottica, le università italiane hanno fatto un buon lavoro, ampliando ed incrementando l’offerta formativa sulla cybersicurezza. Secondo uno studio di I-Com (Istituto per la Competitività), nell’ultimo anno la formazione universitaria in ambito cybersecurity è quasi triplicata. A gennaio 2023 si contano ben 234 tra corsi e insegnamenti rispetto ai 79 dello stesso periodo del 2022.

Nello specifico ci sono 112 insegnamenti singoli all’interno di corsi di laurea magistrale, 56 insegnamenti singoli in lauree triennali, 13 corsi singoli all’interno di dottorati di ricerca, 22 lauree magistrali, 4 lauree triennali, 7 dottorati e 18 master (di primo e di secondo livello). Il totale delle lauree specifiche (triennali e magistrali) sul tema della cybersecurity ammonta a 26 unità, il doppio rispetto al 2022. I corsi di studio specializzati, invece, hanno raggiunto quota 51.

A livello territoriale, I-Com ha registrato una forte concentrazione dell’offerta formativa nel Lazio (45 tra corsi e singoli insegnamenti), in Piemonte (32), in Campania (25) e in Lombardia (21). Se si considera il numero di corsi per il numero di università presenti sul territorio regionale, la classifica varia mostrando in prima posizione il Piemonte (8 corsi per università), seguito da Liguria (4) e Sicilia (2,8). Le uniche regioni che non presentano alcun corso sulla cybersecurity sono la Basilicata e la Valle d’Aosta.

Italia tra i paesi più colpiti dal crimine informatico

Nonostante l’aumento della proposta formativa e un quadro normativo tra i migliori al mondo, il nostro Paese rimane uno dei bersagli preferiti dai cyber criminali. Secondo uno studio di Comparitech, l’Italia è una delle nazioni più colpite d’Europa con il 3,26% dei dispositivi mobili e il 10,74% dei dispositivi fissi infettati da malware. Un dato di gran lunga superiore rispetto ad altre grandi nazioni come Germania e Francia.

Nel corso del 2021 il comparto più colpito è stato quello della Pubblica Amministrazione, che ha attirato il 69% del totale degli attacchi informatici. Tra gli organismi nel mirino degli hacker figurano le amministrazioni statali (56%) e gli enti locali (20%). Aumentano anche le azioni criminali nei confronti delle strutture sanitarie pubbliche (10%). Per quanto riguarda il settore privato, la percentuale preponderante di attacchi informatici spetta al comparto energetico (24%), seguito da quello delle telecomunicazioni (12%).

“Sono necessarie ulteriori azioni finalizzate a incentivare una maggiore capillarità a livello territoriale dell’offerta didattica in cybersicurezza” ha commentato Stefano da Empoli, presidente di I-Com. “È auspicabile una più intensa collaborazione tra pubblico e privato, che passi anche attraverso il partenariato tra realtà scolastica e mondo del lavoro e coinvolga una parte sempre più ampia della popolazione italiana”.

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