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Il futuro delle pensioni secondo il Governo

Il futuro delle pensioni secondo il Governo

Nella Finanziaria del prossimo anno è previsto un nuovo sistema di ricalcolo delle pensioni che rivaluta al 100% alcuni tipi di assegni. Vediamo quali rientrano in questa categoria.

Premessa

Le pensioni sono da sempre un sacco di cose. Sono la certezza che, alla fine del periodo lavorativo, una persona avrà comunque di che vivere pur non essendo più produttivo come prima.

Ma sono anche un bel grattacapo per ogni governo, perché la spesa pensionistica è una voce estremamente importante del bilancio, e delle conseguenti leggi (le ex “Finanziarie”) che regolano gli investimenti di uno Stato. L’Italia spende 313 miliardi all’anno per pagare le pensioni, cioè all’incirca il 18% del PIL viene usato per pagare pensioni.

E sono anche un argomento elettorale, perché il partito trasversalissimo dei pensionati ha un peso elettorale non da poco. Non è un caso che nessuno, ma proprio nessuno, voglia dispiacere questa categoria di elettori con qualsivoglia tipo di proclami… salvo poi rimangiarsi il “non detto” in sede di esecutivo.

I recenti problemi inflazionistici, dovuti alla guerra in Ucraina ed alla situazione post pandemica, hanno riacceso l’attenzione sul sistema pensionistico italiano. Perché? Perché incombe la legge Fornero, che ad inizio 2023, se non adeguatamente sostituita, manderà in pensione a 67 anni (per mantenere un minimo di assetto stabile al sistema pensionistico, visto che la popolazione invecchia sempre più e si fanno sempre meno figli).

Il meccanismo di perequazione delle pensioni

Per far fronte a questa situazione, Il governo Meloni ha anche cambiato il metodo di calcolo delle pensioni, sostituendo i 3 scaglioni presenti prima con le sei fasce che ci saranno dopo. Ma che cos’è il meccanismo di perequazione?

Il meccanismo di perequazione non è altro che un adeguamento delle pensioni all’inflazione. Questo adeguamento fa sì che gli assegni vengano ritoccati in base all’andamento dei prezzi al consumo. Data l’impennata registrata dall’inflazione nel 2022 per i motivi sopra riportati, l’anno prossimo l’incremento delle pensioni sarà altrettanto elevato, ma non per tutti.

Come e cosa avverrà, quindi?

In base al nuovo schema di legge presentato dal Governo, dal 2023 la rivalutazione si farà in base a 6 fasce di rendita annuale. Tali fasce saranno in base al valore del trattamento minimo, che salirà però a 570 euro al mese.

Questa salita del trattamento minimo è un’iniziativa del Governo. Si ottiene applicando agli assegni, oltre al 7,3% dell’indicizzazione firmato di recente dal ministro Giorgetti, un ulteriore incremento dell’1,5% per il 2023 e del 2,7% nel 2024. Questo porta il minimo delle pensioni a 570 euro a partire da gennaio 2023, ed a 580 euro nel gennaio 2024.

Ed eccoci alle fasce accennate poco fa.

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
  • 80% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
  • 55% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
  • 50% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
  • 40% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
  • 35% oltre le 10 volte il trattamento minimo

Per gli assegni fino a 2.100 euro (il minimo INPS è 525 euro, al momento) non cambia nulla. Dopo tale cifra scattano i tagli, che possono arrivare fino ad oltre 3 mila euro per le “pensioni d’oro”.

Un esempio per capire

Ci viene in aiuto la UIL, che ha calcolato la differenza tra quello che si sarebbe dovuto percepire con la perequazione attuale, e quello che invece si avrà con le nuove fasce previste dalla legge di Bilancio, che sta iniziando adesso il suo iter in Parlamento.

Una pensione da 2.600 euro lordi sarebbe cresciuta, con il tasso del 7,3% fissato dal MEF e la vecchia percentuale del 90%, fino a 2.786 euro. Con la rivalutazione ridotta all’80% sale invece solo a 2.751 euro, con una perdita di circa 34 euro al mese, e di 446 euro l’anno.

La parola d’ordine, purtroppo, è risparmiare. Fortunatamente non prenderà in considerazione i più bisognosi, ma tutti gli altri, invece, dovranno stringere un po’ la cinghia, anche fra gli “intoccabili” pensionati.

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