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Abbiamo i dati, perché non li usiamo?

Dati, dati, dati, una parola entrata a far parte del lessico quotidiano da quando Internet, e la tecnologia, hanno cambiato radicalmente le nostre vite. E ora, quei dati rappresentano un bene prezioso, paragonabile alle pepite d’oro che, oltre un secolo fa, gli avventurieri cercavano nei fiumi o tra le montagne.

In informatica, il termine “dato” significa “informazione elementare codificabile o codificata”. 

Il dato, quindi, è un’informazione specifica, che può avere un valore più o meno rilevante a seconda del caso di specie o del quadro d’insieme, ma che comunque ha un contenuto.

Continuando a cercare, ho notato che la parola dato significa anche “ciascuno degli elementi di cui si dispone per formulare un giudizio o per risolvere un problema”. Quindi, messi insieme, dopo averli esaminati e valutati, i dati servono, nei casi più disparati, per individuare una verità, una risposta ad un quesito, o perlomeno per stabilire quale pista seguire per arrivarvi.

Come molti sanno, in origine ero un detective, e cercare la verità (oltre ad essere un’attitudine personale) faceva parte del mio mestiere. Per cui, so molto bene che non è possibile arrivare alla verità senza avere degli elementi che ci conducano ad essa, in modo certo (ah, dato è anche un aggettivo ed è sinonimo di “determinato” e “certo”).

Il fiuto è un dono di natura, che è possibile coltivare con l’esperienza. I dati, invece, sono associabili ai sassolini che Pollicino ha lasciato lungo il sentiero. Interpretati, uniti e collegati come dei puntini ci forniscono le risposte che stiamo cercando, come capitò al protagonista della celebre fiaba di Perrault che in questo modo ritrovò la strada di casa.

Ora, ci troviamo in un momento storico molto particolare.

Ci siamo appena lasciati alle spalle la pandemia e, in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, ci troviamo in piena crisi energetica. Le aziende hanno molti problemi da risolvere, ma anche molte sfide da affrontare, di cui la principale riguarda proprio la capacità di innovare, per essere sempre più competitive nel mercato e raggiungere nuovi potenziali clienti.

Anche il mondo del credito non è rimasto inerme di fronte a questi cambiamenti e come tutti gli altri settori sta avviando politiche di innovazione e digitalizzazione d’impresa. Eppure, secondo uno studio che mi è capitato di recente tra le mani, più della metà dei CFO e Credit Manager italiani non utilizza i dati per prendere delle decisioni di natura finanziaria in azienda. 

Nonostante questi dati ci siano e siano lì.

Per ricollegarmi a quanto ho scritto all’inizio, i dati oggi sono entrati a far parte del lessico quotidiano in modo straripante. Eppure, non vengono utilizzati. Gli unici ad utilizzarli sono gli hacker, che prima li rubano e poi li rivendono.

I dati sono come quelle pepite d’oro: ma non basta raccoglierle, bisogna fare quello step in più, saperli leggere e analizzare.

I dati sono un bene prezioso, usiamoli però. Se non oggi, almeno dall’inizio del prossimo anno. 

Buon Natale e buone feste a tutti!!

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