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Finanza per pochi? Tutta questione di linguaggio: i mercati finanziari possono essere alla portata di tutti

C’è chi è convinto di sapere tutto e chi invece pensa non facciano per lui: stiamo parlando dei mercati finanziari. Che la si ami o la si odio, la finanza interessa ognuno di noi, non solo trader in palazzi di vetro collegati 24 ore su 24 ai listini di tutto il mondo. Per questo abbiamo intervistato Manuela Donghi, co-autrice di “Io speriamo che la Borsa sale”, un efficace prontuario per chi vuole davvero comprendere la finanza.

“Io speriamo che la Borsa sale”, quando la finanza diventa semplice

In Italia il livello dell’alfabetizzazione finanziaria è basso: solo il 30% degli italiani ha un buon livello di conoscenza, ma attratti da guadagni facili sono sempre più numerose per persone che si buttano nel trading online. A volte chiedendo consiglio a degli esperti, rivelando con domande imbarazzanti e divertenti al tempo stesso, la loro scarsa conoscenza del funzionamento dei mercati finanziari.

Da qui che nasce l’idea del libro “Io speriamo che la Borsa sale” (Mursia), scritto da Manuela Donghi, noto volto del giornalismo economico-finanziario alla guida di Le Fonti TV, e Enrico Gei, trader indipendente che segue da circa 15 anni quotidianamente i mercati finanziari.

Un libro capace di far chiarezza su concetti complessi, anche perché finora non erano mai stati spiegati in modo semplice. Utile soprattutto in un momento storico in cui il web offre possibilità a tutti di accedere ai mercati e operare anche banalmente dal proprio smartphone.

Ma investire senza una conoscenza di base può essere davvero molto rischioso, come lo sono le false speranze di un arricchimento immediato e senza sforzo. Abbiamo incontrato Manuela Donghi per saperne di più su questo volume che promette di far comprendere i segreti della Borsa davvero a tutti.

Appassionata di materie umanistiche e meno di numeri, come sei approdata al mondo della finanza?

È vero, non nasco come donna di finanza, anzi, mai avrei pensato di diventarlo fino a qualche anno fa. Adesso sorrido quando ci ripenso. Sono sempre stata allergica a numeri, matematica, logica e alle materie scientifiche, mentre invece ho sempre amato la letteratura e la lingua italiana, infatti, sono laureata in lettere moderne con indirizzo linguistica italiana.

Fin dalla tenera età ho coltivato il sogno di diventare giornalista e già all’università ho iniziato a creare le basi affinché il mio sogno si avverasse. Inizialmente mi sono occupata un po’ di tutto, anche di argomenti che effettivamente rispecchiavano la mia anima umanista, ma nelle fasi iniziali del mio percorso nel giornalismo mi è stata fatta una proposta irrinunciabile che mi ha permesso di scoprire la passione per la politica e l’economia.

Mi hanno infatti proposto la conduzione di un programma di politica a Odeon TV e ho accettato con molto entusiasmo, ma si sa: politica economia vanno a braccetto. Poi mi hanno chiamata a Class Tv, sempre per approfondire sempre tematiche di politica ed economia.

Ma la mia consacrazione come giornalista economico-finanziaria è arrivata con Le Fonti TV in cui mi è stato proposto di occuparmi di mercati finanziari. Ho studiato molto e ho scoperto l’importanza dell’educazione finanziaria.

Grazie alle mie esperienze professionali ho capito che tutti pensano che l’economia sia qualcosa di molto lontano dal quotidiano e invece l’economia rientra in qualsiasi ambito e in qualsiasi momento delle nostre giornate.

Parlo di questi temi in modo molto diretto e semplice, e probabilmente riesco a farlo proprio perché non ho una formazione tecnica. E ho unito anche la mia vena creativa. Fin da piccola, infatti, imitavo i conduttori dei telegiornali, amavo organizzare nel cortile di casa recite e feste, organizzavo delle “scalette” già a 7-8 anni, questo lato creativo mi è molto di aiuto oggi che ho lanciato una videorubrica dal titolo “La finanza in giro”, poi ribattezzata “In giro” e che viene pubblicata sul sito di Nicola Porro in cui io creo delle sitcom per raccontare la finanza in modo immediato e divertente, rappresentando scene di vita quotidiana.

Trovi che la finanza sia un mondo maschile e hai mai avuto la percezione di essere magari guardata con una certa sufficienza nel tuo lavoro?

La finanza è un mondo maschile però oggi sicuramente lo è meno rispetto a qualche anno fa. Ci sono sempre più sia giornaliste economiche sia donne che svolgono professioni legate alla finanza. Vero è che c’è ancora molto da fate, basti pensare che nelle tavole rotonde che modero spesso gli ospiti o relatori sono uomini o quanto meno lo è la maggior parte.

Personalmente non ho percepito uno sguardo strano perché mi occupavo di finanza, forse perché quando ho cominciato ero già una giornalista professionista, mi occupavo da tempo di temi che comunque portavano anche a parlare di quello. Il mio avvicinamento alla finanza è avvenuto in età adulta, forse se avessi iniziato subito a occuparmene ci sarebbe stata più diffidenza. Capita però ancora oggi che si consideri più autorevole un uomo e che chi non mi conosce voglia capire quanto maneggi la materia.

A questo proposito nel libro c’è anche un capitolo in cui racconto che mi è capitato di ricevere messaggi in cui mi si diceva di smettere di parlare di finanza dal momento che non ne capivo nulla visto che le donne non sono portate per la finanza.

Insomma, un attacco a me principalmente che però in realtà era per il genere femminile. C’è ancora molto da fare per abbandonare pregiudizi, luoghi comuni e una mentalità retrograda.

Come è nato questo libro e come vi siete divisi i compiti tu ed Enrico Gei?

L’idea mi è venuta perché a Enrico arrivavano spesso dei messaggi di persone che già operavano sui mercati ma che dimostravano di avere una conoscenza limitata dei mercati e della Borsa.

Le domande erano a volte davvero esilaranti, ma anche preoccupanti, da un certo punto di vista. Così gli ho suggerito di raccoglierle e poi farne il libro. Io da tempo avevo in mente di lanciare un’iniziativa sull’educazione finanziaria e così abbiamo deciso di selezionare i messaggi più interessanti e che potessero dare modo di parlare di argomenti specifici e abbiamo unito la sua competenza tecnica con la mia abilità di divulgatrice.

Ciascun capitolo ha queste due anime: la lettura più veloce più agile più immediata che veramente può fare anche chi non sa nulla dei mercati finanziari e poi la parte più tecnica, sempre però spiegata non con un gergo semplice, per chi ha già delle basi di finanza.

Enrico Gei

A chi è venuta l’idea del titolo “Io speriamo che la Borsa sale”?

Il titolo è venuto a Enrico. Quando me lo ha detto la prima volta l’ho trovato subito geniale perché ricalca il mood del libro. Come nel film “Io speriamo che me la cavo”, dove un professore di italiano decide di raccogliere i temi degli alunni per far vedere gli strafalcioni linguistici, anche la nostra idea è stata quella di partire dagli errori in finanza a scopo educativo.

In Italia troppe persone si buttano in Borsa pensando che sia come giocare al Casinò e che tutto dipenda dalla fortuna. La finanzia e la borsa richiedono invece studio e conoscenza, non ci si deve affidare alla buona sorte, sperando di guadagnare, ma comprendere per poi scegliere quale strategia seguire.

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