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Il lato oscuro della microfinanza

Il lato oscuro della microfinanza

Sfatiamo l’immagine della microfinanza come industria benefica impegnata ad aiutare i poveri a creare imprese sostenibili. Si può invece documentare la corruzione, i tassi di interesse estorsivi e la mancanza di trasparenza che, purtroppo, caratterizzano oggi gran parte dell’industria.

Una micro storia della microfinanza

Per molti, la microfinanza è un concetto rinomato per affrontare la povertà. Mentre molti altri si oppongono all’idea che essa non faccia altro che sostenere la povertà.

La storia della microfinanza non è lunga. Il suo uso moderno è diventato famoso negli anni ’70, quando il professor Muhammad Yunus ha avviato un progetto di microfinanza nei villaggi remoti del Bangladesh per alleviare la povertà. Dopo 30 anni, il professor Yunus e la Grameen Bank hanno ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il loro contributo alla riduzione della povertà.

Dopo il successo iniziale del pioniere, in Bangladesh sono fiorite molte istituzioni e progetti di microfinanza, con l’intento di alleviare la povertà e sviluppare la comunità.

Ma la maggior parte di essi si è rapidamente trasformata in “strozzini“, a causa della loro politica e dei lati negativi del concetto stesso di microfinanza. Anche la Grameen Bank ha acquisito la stessa, negativa notorietà a livello locale.

Inoltre, poiché l’erogazione dei prestiti è diventata un’attività redditizia, anche la corruzione si è affacciata in questo settore.

La maggior parte di questi problemi non sono noti alle persone, soprattutto del primo mondo, poiché il concetto e il settore hanno acquisito una notevole reputazione.

C’è molta disinformazione e incomprensione su ciò che accade realmente nella microfinanza. Da un lato, si sente parlare di sfruttamento dei poveri. Ma dall’altro lato, americani ed europei, animati da buone intenzioni, donano e investono i loro soldi in questo settore senza sapere realmente cosa stia accadendo.

Ma concentriamoci sugli aspetti “oscuri” e “meno noti” del settore. Quali sono dunque i lati oscuri della microfinanza dopo 40 anni di pratica mainstream? Poiché il Bangladesh e la Grameen Bank sono i manifesti del microcredito e della microfinanza, analizziamoli più a fondo.

I lati oscuri della microfinanza

I concetti di microcredito e microfinanza sono intrinsecamente problematici. La la pratica è ancora giovane, considerando che esiste solo da cinque decenni, ma i concetti hanno guadagnato rapidamente popolarità e rispetto, soprattutto dopo essersi allineati con l’emancipazione femminile.

Tuttavia, man mano che la storia proseguiva, studiosi e ricercatori hanno iniziato a proporre prove opposte.

Un famoso antropologo, Jason Hickel, ha presentato una critica precisa. Secondo lui, i piccoli crediti non fanno altro che aumentare l’indebitamento dei poveri, processo che alla lunga diventa insostenibile.

Hickel sostiene che non ci sono prove evidenti di impatti positivi. Ritiene inoltre che il concetto sia diventato famoso perché il mondo ricco lo sottoscrive, pensando di poter sradicare la povertà dal terzo mondo, senza costi aggiuntivi, attraverso questi progetti.

In breve, una rivoluzione senza lotta di classe. Hickel ha anche parlato di strozzinaggio, miopia, stress da debito e problemi di consumo legati al microcredito.

Gli studi hanno anche rilevato che il fallimento delle varie iniziative finanziate è persistente, anche se il settore è cresciuto negli ultimi cinque decenni.

In Sudafrica, il 94% dei casi è un fallimento, mentre anche il Bangladesh soffre di problemi di sovraindebitamento e di mancato rimborso.

Il professor Anu Muhammad, attivista critico di spicco, sostiene inoltre che la microfinanza ha incrementato la corporativizzazione delle ONG, l’erogazione non regolamentata dei prestiti e il circolo vizioso del debito.

Quindi, cosa dice il campo empirico se il concetto è pesantemente criticato nel regno della teoria?

Il termine “strozzino” è diventato sinonimo di istituzioni di microfinanza (MFI) in Bangladesh. Le MFI godono di un potere di erogazione non regolamentato, come sottolineato da Anu Muhammad.

Pertanto, forniscono prestiti a tassi di interesse elevati, inaccessibili per la maggior parte dei poveri, che comunque richiedono denaro perché ne hanno disperatamente bisogno.

Ad esempio, la Grameen Bank offre il suo principale pacchetto di prestiti a un tasso d’interesse del 20%, una cifra parecchio superiore a quella delle banche commerciali. Ha anche una certa notorietà per la riscossione dei rimborsi con metodi poco ortodossi, come la vergogna, le molestie, le minacce e le imprecazioni in pubblico.

Ci sono persino episodi in cui le vittime hanno dovuto vendere le loro proprietà e i loro organi per ripagare i pagamenti. Circa il 10% dei mutuatari del microcredito vende la propria terra per ripagarla, mentre il 72% degli altri prende in prestito denaro da qua e da là per ripagare il debito in Bangladesh.

La storia di successo del villaggio di Jobra… o no?

Tuttavia, come detto in precedenza, citando Hickel che “non ci sono prove evidenti degli impatti positivi”, che dire della storia di successo del villaggio di Jobra?

Il villaggio di Jobra è stato il manifesto del successo della Grameen Bank nella microfinanza. Il mondo ha visto Sufiya Begum, una donna del villaggio, che ha alleviato la povertà con l’aiuto della microfinanza della Grameen Bank. E non è stato l’unico caso, ovviamente. 

Yunus avviò un progetto pilota nel villaggio di Jobra, mettendo il proprio denaro a garanzia dei prestiti (27 in totale). Negli anni successivi è diventato un successo: i poveri hanno rimborsato i prestiti, sempre e nei tempi previsti.

Ma il documentario di Tom Heinemann “Caught in Micro debt” suggerisce che si trattava solo di “folklore” della Grameen, e che Jobra non ne ha tratto alcun beneficio sostanziale. Erano tutti accordi per mostrare al mondo una performance “falsa”.

Invece Sufiya è morta povera, e le sue figlie stanno ancora lottando con la povertà. Di recente, anche un servizio dei media locali ha visitato Jobra, e ha scoperto che la gente dissente parecchio dalle promesse non mantenute del professor Yunus e della Grameen.

I problemi della Grameen

Oltre a creare una probabilse situazione falsa, Grameen – che è un ombrello di molte iniziative – soffre anche di aziendalizzazione e corruzione.

Grameen Telecom ha dovuto affrontare 107 cause intentate dal suo sindacato, e ha dovuto risolverle di recente pagando parecchio come richiesta di risarcimento per aver negato la partecipazione agli utili.

L’aziendalizzazione del “non profit” ha portato avidità e intenzioni di sfruttamento tra i dirigenti. Grameen Telecom ha inizialmente cercato di impedire ai suoi dipendenti di formare un sindacato, che è invece ovviamente un diritto democratico. In seguito, la direzione ha anche cercato di licenziare i dirigenti che concordavano con questa creazione. Il sindacato si è formato quando Grameen ha negato ai suoi dipendenti di condividere i profitti, violando le leggi esistenti.

Oltre a negare la partecipazione ai profitti, la Grameen Bank e il professor Yunus sono stati criticati anche per aver gestito l’organizzazione come un’impresa personale. Il professor Yunus ha compiuto 60 anni, e si è rifiutato di ritirarsi dalla carica di direttore, come prescriverebbe la legge. La questione è finita anche in tribunale, che ha dovuto sollevarlo dall’incarico a causa della sua età. L’incidente ha anche creato una frattura tra il professor Yunus e il regime in carica del Bangladesh.

Inoltre, sono in corso processi contro Grameen e il professor Yunus, con l’accusa di evasione fiscale e distrazione di fondi per uso personale (un classico, ahinoi…come FTX di recente). L’Ufficio nazionale del Bangladesh ha presentato una denuncia per evasione fiscale di 1,5 milioni di dollari contro il Premio Nobel.

In poche parole…

A parte Grameen, la situazione delle altre microfinanze è più o meno la stessa. Anche se non sono gigantesche come Grameen, sono spesso accusate di vendere prestiti insostenibili, e di trasformare il microcredito in un’attività redditizia. Ci sono anche controversie sul controllo della gestione e della “proprietà”.

In poche parole, la microfinanza è una soluzione “troppo pubblicizzata” alla povertà globale. Anche se ha un impatto sulle vite dei poveri nel breve termine, il settore è in gran parte consumato dalla corruzione e dalle irregolarità che ne minano la capacità. Per superare le lacune è necessaria una ristrutturazione e un consolidamento dei concetti, sia teorici che pratici.

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