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M&A nel mercato della debt collection: a che punto siamo?

Gli esperti si sono confrontati sul tema al Credit Virtual Summit 2021

Saranno nuovi operatori a intervenire sul mercato italiano della debt collection oppure assisteremo a un fenomeno di concentrazione fra strutture già presenti? Le aggregazioni fra operatori di piccole dimensioni per creare campioni italiani sono una reale opportunità? Di questo e molto altro abbiamo parlato il 15 giugno scorso con: Alessandro Baroni, partner e board member di Cross Border Srl; Lidia Cuomo, country manager di Star Telecommunication; Antonio Persici, presidente del Cda di Euroservice Group SpA; Clemente Reale, country manager di Hoist Finance e vicepresidente di Unirec (la Confindustria delle società di recupero credito).

Secondo Alessandro Baroni, partner e board member di Cross Border Srl, il mercato della debt collection rimasto fermo per tanto tempo. “Poi c’è stato un attivismo importante, per cui sono scesi in campo operatori italiani ed esteri, che hanno trasformato un mercato formato da piccoli operatori domestici con modalità relazionali di lavoro, in un mercato evoluto e internazionale”, ha spiegato Baroni. Le operazioni straordinarie sono state trainate anche da fattori macroeconomici: tassi negativi, capitali largamente disponibili e affamati di rendimento hanno favorito le M&A.

Cross Border ha seguito diversi deal, tra cui l’operazione su Jupiter: Cir nel 2011 ha infatti incaricato Cross Border di trovare un acquirente per il suo fondo Jupiter. Alla fine l’ha comprata Cerved. Questa operazione le ha permesso di diventare importante nell’area crediti e di cooptare Mignanelli, che poi è diventato ceo e fondatore di Cerved Credit Management Group, ha ricordato Baroni. Nel 2018 Cross Border inoltre ha gestito anche la vendita del gestore del credito Agecredit al servicer polacco Kruk e ha collaborato alla vendita della maggioranza di Serfin97 srl a iQera, che poi è salita al 98,24% della società nel marzo scorso.

Quanto al prezzo di acquisizione dei servicer, Baroni ha chiarito: “Il prezzo è quello che il mercato paga, ma ci sono senz’altro dei parametri su cui ci si focalizza, ossia i multipli dell’ebitda o del mol. Sono specifici per settori e nel caso dei servicer sono solitamente di 5-7 volte il mol”.

Clemente Reale, country manager per l’Italia di Hoist Finance, ha poi ricordato l’acquisizione della sua azienda, TRC, da parte del servicer svedese Hoist Finance. “Nel 2011 il mercato italiano stava uscendo dalla crisi del 2008 e aveva cominciato a diventare interessante. Hoist Finance ha iniziato in quel periodo a corteggiare TRC. A fine 2011 ha comprato un primo portafoglio di crediti costituito da cambiali. Per 2 anni TRC è stato servicer di Hoist in Italia. Nel 2014 ho ceduto TRC a Hoist Finance. Oggi l’Italia è paese più grande e profittevole del gruppo”. A suo avviso, la sua esperienza professionale, il suo atteggiamento da imprenditore (nonostante fosse ormai diventato un manager) e la conoscenza dell’Italia hanno portato Hoist Finance ad acquisire quote di mercato importanti nel nostro paese.

Ha incontrato numerosi acquirenti esteri senza chiudere accordi di cessione Antonio Persici, presidente del Cda di Euro Service Group SpA ed ex presidente di Unirec, presidente dell’OIC (Osservatorio Imprese e Consumatori). Ma le trattative con possibili acquirenti non sono finite. “Noi siamo bravi, ma ci manca il partner finanziario. Siamo convinti che da soli non si vada lontano, per cui in questo momento stiamo facendo una valutazione con un player europeo per vedere se troviamo la quadra che in passato non abbiamo trovato con altri. I nostri paletti sono: etica, attenzione alla nostra famiglia, non alla nostra azienda, oltre che aspetti economici”.

E’ invece contraria alla cessione della sua azienda Lidia Cuomo, country manager di Star Telecommunication, pmi attiva nella debt collection di posizioni non ancora classificate come Npl. Tuttavia, Cuomo ha ammesso di aver guardato al mercato delle M&A, pensando a un’acquisizione strutturata.

Baroni, partner e board member di Cross Border Srl, interpellato sul fallimento delle M&A, ha confermato che le operazioni nel settore della debt collection ultimamente sono rallentate. “Le principali motivazioni del fallimento delle trattative: prezzo, aspetti giuslavoristici, incertezza legata alla macchina amministrativa italiana complessa. La valorizzazione delle persone è un aspetto chiave per il successo delle operazioni, ma spesso il post-merger è trascurato”, ha sottolineato Baroni. Per Reale, è difficile che chi ha fondato un’azienda rinunci a comandare ed è più facile che le seconde generazioni cedano il controllo a favore di aggregazioni. Per Cuomo, l’imprenditore deve essere aperto al cambiamento, senza aspettare le nuove generazioni.

In ogni caso,  grazie alle M&A si è creato in Italia un mercato che esisteva solo in parte e ha creato maggiori opportunità di lavoro e profitto, ha evidenziato Baroni. Per quanto riguarda le prospettive per l’M&A nel settore del debt collection, a suo avviso il mercato si sta polarizzando tra grandi operatori, ma comunque i più piccoli resteranno e potranno specializzarsi, supportando quelli più grandi. “Chi sta in mezzo, o sale di dimensione qualificandosi come aggregatore o deve fare della flessibilità la sua caratteristica principale. Ora si possono trovare capitali facilmente, ma resta il punto di attenzione dell’integrazione delle risorse umane, soprattutto nel caso delle aziende gestite con approccio padronale”, ha precisato il partner e board member di Cross Border Srl.

In futuro, Reale suggerisce agli operatori del settore della debt collection di investire molto nella formazione e nella capacità di analisi dei dati, che creeranno la ricchezza dei servicer in futuro. “Ci vuole prudenza nel definire le curve di recupero: ci sono incognite sulla ripresa e sulle mosse di Draghi, ma l’Italia sarà il mercato dei prossimi 18 mesi”, ha concluso.

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