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Manovra 2025: alle banche si chiedono davvero dei “sacrifici”?

Agli istituti bancari, per il 2025, è stato chiesto effettivamente un contributo, ma non verranno toccati i profitti. Si tradurrà in un semplice rinvio della deducibilità con un recupero dilazionato nei prossimi anni, in modo tale che il gettito non precipiti all’improvviso.

Si era parlato sin dall’inizio della lavorazione della nuova legge di Bilancio, di un “sacrificio” che avrebbe coinvolto banche e assicurazioni, ora ha preso forma in un “contributo” di 2,5 miliardi circa per il 2025, a cui si sommano altri 1,5 miliardi di euro, per il 2026. Quasi un altro miliardo è stato richiesto alle assicurazioni. Nessuna tassa sugli extra profitti, bensì un posticipo delle deduzioni delle quote di svalutazioni e perdite dei crediti e dell’avviamento correlate alle Dta, per il 2025 e il 2026, che verranno poi recuperate a scaglioni, negli anni successivi ed entro il 2030. Le banche, in sostanza, andranno a pagare prima, quello che avrebbero comunque dovuto pagare dopo.

Il “congelamento” della quota delle deduzioni – ovvero quelle somme che le banche e le assicurazioni utilizzano ogni anno per tagliare le tasse – è un meccanismo tutt’altro che nuovo. È stato infatti già utilizzato in precedenza, ad esempio dal governo Conte nel 2018, nel Conte II e infine anche dal governo guidato da Mario Draghi.

Banche: “Un prestito senza interessi”

Entrando nel dettaglio del provvedimento, l’art.3 della nuova legge di Bilancio prevede – come riporta Il Sole 24Ore – che la deduzione della quota dell’11% dei componenti negativi ai fini Ires e dell’Irap del 2025, venga differita “in quote costanti, al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2026 e ai tre successivi”. Quella del 4,7% per il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2026, “è differita, in quote costanti, al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2027 e ai due successivi”. Quelle del 13% e del 10% per i periodi d’imposta 2025 e 2026 sono differite “in quote costanti, rispettivamente al 2026 e ai tre anni successivi e al 2027 e ai due anni successivi”. Le banche inizieranno a recuperare gli acconti dal 2027 e fino al 2030.

Un sacrificio per gli istituti bancari che si traduce dunque, in una sorta di prestito senza interessi alle casse dello Stato, il quale – come è noto – utilizzerà tali fondi per finanziare una parte della Manovra. Nessuna nuova tassa e somme che torneranno nelle disponibilità degli Istituti, nei prossimi anni – tutto vero – resta tuttavia che per le banche, anticipare le maggiori imposte costituisce comunque un costo, da un lato perché comporta di fatto una minore disponibilità di fondi nel breve periodo, dall’altro perché prestando denaro senza interessi allo Stato, perde un potenziale rendimento.

Assicurazioni: anticipo da un un miliardo dell’imposta di bollo

La nuova Manovra va a toccare anche il mondo delle assicurazioni. In questo caso, il “sacrificio” si traduce in un versamento anticipato delle imposte di bollo. È previsto che dal 2025, l’imposta di bollo per i contratti di assicurazione vita venga versata ogni anno, per un valore che sarà calcolato “in diminuzione della prestazione erogata alla scadenza o al riscatto sulla polizza”.

Per i contratti attivi a gennaio 2025, l’ammontare dell’imposta di bollo sarà calcolato per ciascun anno fino al 2024, con un versamento distribuito in quattro rate con un decalage: 50% nel 2025, 20% nel 2026, 20% nel 2027 e 10% nel 2028.

In base alle proiezioni, “il ricavato” della misura dovrebbe essere di circa 1,75 miliardi per il triennio 2025/2027, ovvero 970 milioni nel 2025 (poco meno del miliardo di euro annunciato nella conferenza stampa di presentazione della manovra); a seguire 400 milioni nel 2026 e 380 milioni nel 2027.

Secondo la Presidente di Ania, Maria Bianca Farina, “l’intervento rischia di penalizzare le coperture fondamentali per la protezione sociale e abitativa, soprattutto in un contesto climatico instabile, come quello attuale”.

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