Con la sentenza n.5841 del 5 marzo 2025, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, hanno definito con precisione il perimetro e le modalità operative di uno strumento complesso quale il cosiddetto mutuo solutorio, tracciando un nuovo orizzonte per il settore.
Mutuo solutorio: cosa cambia dopo la sentenza n.5841 del 5 marzo 2025
La sentenza della suprema Corte che legittima il “mutuo solutorio” rappresenta un fondamentale punto di chiarezza per le istituzioni creditizie, che possono così contare su uno strumento giuridico chiaro e affidabile per la gestione e il recupero dei crediti.
Il mutuo solutorio, diversamente dal mutuo tradizionale, non serve a finanziare nuovi investimenti ma a estinguere debiti preesistenti nei confronti della stessa banca. In pratica, il contratto si perfeziona nel momento in cui la somma viene accreditata sul conto corrente del mutuatario, ritenuta “disponibile” a livello giuridico, anche se tale accredito ha un’immediata destinazione al ripianamento delle esposizioni pregresse. Questo meccanismo consente al debitore di consolidare più debiti in un’unica operazione, favorendo la ristrutturazione finanziaria e riducendo il rischio di contenziosi.
Guber Banca, in qualità di procuratrice della banca controricorrente, ha avuto un ruolo decisivo in questo processo. Ci siamo fatti spiegare nel dettaglio i termini della questione dall’avv. Gianluigi Bertini, vicepresidente e fondatore di Guber Banca.
“La questione centrale sollevata nell’azione legale – racconta Bertini – riguardava proprio l’effettiva disponibilità delle somme erogate. I legali della controparte sostenevano che, trattandosi di un’operazione “meramente contabile” in cui il denaro non veniva materialmente consegnato, non si poteva configurare un vero e proprio contratto di mutuo. Tuttavia, le Sezioni unite della Cassazione hanno chiarito che l’accredito in conto corrente è sufficiente a far nascere l’obbligo di restituzione, indipendentemente dal fatto che le somme vengano immediatamente utilizzate per estinguere debiti pregressi. Tale orientamento, che distingue nettamente l’atto di messa a disposizione del denaro dal successivo impiego dello stesso, conferma la validità del mutuo solutorio e ne consente l’utilizzo come titolo esecutivo ai sensi dell’art. 474 c.p.c.”
“La sentenza, quindi, – prosegue il vicepresidente di Guber Banca – non solo ha validato la pratica del mutuo solutorio, ma ha anche sancito che la disponibilità giuridica della somma, attestata dall’accredito in conto corrente, è sufficiente per generare l’obbligo di restituzione, indipendentemente dalla destinazione delle somme. Questo principio, oggi chiarito in maniera ultimativa, rafforza la posizione degli istituti di credito e definisce con maggiore precisione i confini del rapporto contrattuale, contribuendo a ridurre l’alea del contenzioso e a migliorare l’efficienza dei processi esecutivi.”
“Dal punto di vista economico – conclude Bertini – la sentenza ha rilevanti ricadute per il sistema del credito. Essa, infatti, offre una maggiore certezza nei rapporti contrattuali e riduce il rischio di controversie lunghe e complesse, consentendo alle banche di utilizzare uno strumento giuridicamente consolidato per il recupero crediti. L’orientamento stabilito dalla Suprema Corte assicura così un equilibrio tra la tutela del credito e la protezione del debitore, contribuendo a un sistema finanziario più stabile, solido e trasparente.”
“Il risultato positivo è stato frutto di un lungo lavoro di squadra realizzato grazie alla collaborazione di professionisti qualificati che hanno difeso la posizione nei due gradi di giudizio. – sottolinea Bertini – Nel giudizio di primo grado, davanti al Tribunale di Ferrara, Guber, quale procuratrice speciale, è stata patrocinata dall’avvocato Ilaria Mori dello Studio Associato Le Fosse, Mori, De Vito ed Associati. Mentre, in secondo grado, davanti la Corte di appello di Bologna, Guber è stata patrocinata dallo Studio Legale NPL Avv. G. Le Fosse, Avv. A. Marsico, Avv. R. Sardi, Avv. M. Miceli Sopo, rappresentata dal socio avvocato Renato Sardi. Mentre, da ultimo, davanti la Corte di cassazione l’incarico è stato seguito dall’avvocato Carolina Capaldo dello Studio De Rosa Capaldo con il supporto dello Studio NPL.”