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Per Banca Ifis, l’Npe ratio sarà inferiore al 5% nel 2021 in Italia

La previsione è contenuta nel Market Watch Npl, presentato il 24 settembre scorso all’Npl Meeting 2021

L’Italia raggiungerà nel 2021 un Npe ratio (rapporto tra crediti deteriorati e totale crediti) di poco inferiore al 5%, che salirà al 5,9% nel 2023. Lo prevede il Market Watch Npl di Banca Ifis, presentato alla decima edizione dell’Npl Meeting 2021, tenutosi il 24 settembre a Cernobbio e intitolato “Recovery Builders”. Secondo lo studio, i nuovi flussi di deteriorato (41 miliardi di euro nel 2022 e 32 miliardi di euro nel 2023) saranno molto inferiori ai 71 miliardi registrati nel solo 2013, sia in valore assoluto sia in termini percentuali. La principale differenza, rispetto alle precedenti crisi, sono le politiche monetarie espansive delle banche centrali e gli interventi congiunti dei governi. In Italia le moratorie sui crediti in essere, il blocco dei licenziamenti e i crediti garantiti hanno evitato un possibile credit crunch (dai primi mesi del 2020 sono in ripresa i prestiti, soprattutto alle imprese) e hanno ritardato l’emersione dei crediti deteriorati, che dovrebbero crescere con il venir meno degli incentivi. 

Nel 2022, con la fine delle moratorie, il tasso di default, ovvero il rapporto tra le nuove sofferenze e lo stock di finanziamenti concessi, dovrebbe attestarsi al 3% in crescita rispetto all’1,4% del 2021 ma comunque lontano dal 4,5% del 2013. Nel 2022 è previsto che lo stock di Utp superi quello dei Npl, anche se a livello di operazioni, continueranno a prevalere quelle sui secondi. Inoltre, secondo le previsioni del Market Watch Npl, nel 2023 il 75% dello stock di Npe italiani, pari a 317 miliardi di euro su 430 miliardi di euro complessivi, sarà passato dai bilanci bancari a quelli degli investitori.

Nel 2021 le cessioni di Npl potrebbero raggiungere i 34 miliardi di euro, con un’incidenza del 26% del mercato secondario sempre più dinamico. Nel biennio 2022-2023 si stimano vendite per 80 miliardi di euro di valore. In crescita a 11 miliardi di euro anche le operazioni su portafogli Utp (20 miliardi le transazioni stimate per questa asset class tra 2022 e 2023). L’aumento medio dei prezzi degli Npl unsecured riflette la migliore qualità dei portafogli in termini di documentazione e minore vintage. Invece, il prezzo medio dei portafogli secured e Utp resta condizionato da grandi operazioni e dalle transazioni assistite da Gacs. Con la proroga fino al giugno 2022 di queste ultima, si prevedono circa 7 miliardi di nuove operazioni garantite per un ammontare totale di 94 miliardi di euro di portafogli cartolarizzati dal 2016 a oggi. Sette i servicer impegnati nei deal realizzati finora, l’80% di questo ammontare è concentrato sui primi 4 operatori: Dovalue, Prelios, Cerved e Credito Fondiario (oggi Gardant). Le performance di recupero nel 2021 sono generalmente in calo, a eccezione di due portafogli: solo POP npls 2018 e BCC NPLs 2019 superano il target.

Nei primi nove mesi del 2021 sono state finalizzate transazioni Npl per miliardi di euro. La pipeline vede ancora 26 miliardi di euro di operazioni attese entro fine anno. Sul fronte Utp, sono previsti 10 miliardi di vendite entro dicembre 2021. Intanto il settore dei servicer cresce a ritmo elevato dal 2013: +21% i ricavi, +12% le masse in gestione, +35% gli investimenti, +14% l’Ebitda e +16% l’occupazione. Nel 2021 gli operatori stimano una crescita dei fatturati del 6% e dei margini del 15%. Alla fine del 2020 i primi dieci servicer gestivano oltre 300 miliardi di crediti deteriorati. I primi tre investitori (Amco, Ex Quaestio capital management e Banca Ifis) hanno acquisito 80 miliardi di euro di volumi dal 2015 a settembre 2021.

Per quanto riguarda il settore immobiliare, secondo lo studio di Banca Ifis il clima di ripresa ha effetti positivi sul mercato immobiliare: le compravendite potrebbero arrivare, nel 2021, a 600 mila unità immobiliari residenziali e l’anno potrebbe chiudersi con 125.000 immobili in asta per 11 miliardi di valore. Il Covid-19 ha ridotto l’attività giudiziaria in questo settore: si stimano, per la diminuzione di aste e pignoramenti, qualcosa come 13 miliardi di euro di valore immobiliare fermo nelle corti di tribunale (cash in court). La buona notizia arriva invece dagli effetti positivi generati dall’avvio del processo telematico e della riforma del 2015, con la riduzione di circa due anni, tra il 2018 e il 2020 del tempo medio di chiusura delle aste, che scontano comunque ancora 5,8 anni di vita media.

Frederik Geertman, amministratore delegato di Banca Ifis, si aspetta un aumento dei prezzi dei portafogli di Npl perchè “c’è molta offerta ma anche molti capitali in cerca di rendimenti e i portafogli offerti sono di migliore qualità”. Concordano gli altri addetti ai lavori intervenuti all’Npl Meeting, come Aurelio Maccario, head of group credit risk di Unicredit, e Francesco Buffi, direttore di CarVal Investors. Quest’ultimo ritiene che i prezzi siano in aumento per le dinamiche di domanda/offerta e per la maggiore apertura degli investitori, galvanizzati dal miglioramento delle condizioni economiche. Stefano Martarelli, executive director credit governance group CLO area di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato: “Vendiamo credito vero, siamo credibili”.

Marina Natale, ceo e direttrice generale di AMCO, ha detto: “Per le valutazioni, AMCO ha una pricing policy interna, sia perché la società tende ad avere molta disciplina, sia perché è un soggetto pubblico vigilato dalla Corte dei Conti e dalla DG Competition dell’Ue. Siamo schiavi del mercato per quanto riguarda le valutazioni”. Sulle accuse mosse ad AMCO all’Npl Meeting 2020 di godere di condizioni migliori rispetto agli operatori di mercato, Natale ha risposto a un anno di distanza: “AMCO deve garantire alle autorità di non trasferire più benefici alla controparte rispetto a quanto farebbe un operatore di mercato. Le autorità di vigilanza sono garanti che non alteriamo le condizioni di competitività”.

Sempre in tema di vigilanza, ma in ambito bancario, è intervenuta Ida Mercanti, Head of the Banking Supervision 1 Directorate di Banca d’Italia. Che ha detto di aspettarsi una crescita dei crediti deteriorati, ma inferiore a quella che si temeva mesi fa. “Aumenteranno soprattutto gli Utp, che richiede strategie diverse rispetto gestione degli Npl e un approccio dedicato”.  A suo avviso, le cessioni di crediti testimoniano la maturazione e il rafforzamento delle banche.  Secondo Mercanti, la sfida principale per il settore degli Npl consiste nel rifocalizzarsi su attività, che non è solo recupero, ma sostegno e anche gestione anticipata del credito, ad esempio rimodulando i finanziamenti. Il calendar provisioning avrà effetti sui loro bilanci e “va inteso come un incentivo ad avere strategie di gestione di Npl sempre più anticipate, anche sviluppando partnership con terzi”.

Partnership è stata infatti una delle parole più ricorrenti all’Npl Meeting di quest’anno, utilizzata da tutti gli operatori. In proposito, la ceo di AMCO Marina Natale ha detto che la società sta lavorando per proporsi come “catalizzatore di partner industriali che ci aiutino nel percorso di risanamento delle imprese. Il risanamento finanziario dell’impresa, perché sia sostenibile, deve poggiare su un percorso di sviluppo industriale. Per fare tutto questo ci avvaliamo di un modello operativo che si declina in un equilibrato mix di in-house – outsourcing: abbiamo attivato una piattaforma aperta per agevolare il colloquio con i legali e i servicer con cui collaboriamo in modo da valorizzare le aree di eccellenza di tutti i singoli player”. Natale ha anche confermato che AMCO sta lavorando al dossier Mps e si è detta “contenta di giocare un ruolo nella soluzione di una situazione che, se risolta, consentirebbe al settore bancario di consolidarsi e arrivare a maggiore produttività ed efficienza”.

Gli esponenti di Unicredit che Intesa Sanpaolo hanno affermato che non intendono escutere le garanzie dei prestiti garantiti, nell’ottica di sostenere le controparti. Ma “occorre una soluzione di sistema”, ha detto Maccario. Sul tema Marina Natale ha anticipato che la società “sta lavorando a una piattaforma che consentirà alle banche di cedere il portafoglio con la garanzia, che sarà gestita dagli operatori di mercato, evitando l’immediata escussione della garanzia stessa”. Sempre sul fronte delle garanzie, Mediocredito Centrale sta lavorando con la Pa a “un settore speciale del fondo di garanzia finanziato dal PNRR destinato alle imprese del settore turistico, particolarmente provate della crisi dovuta al coronavirus”, ha anticipato il ceo di MCC, Bernardo Mattarella.

A proposito di crisi, Massimo Fabiani, docente ordinario presso l’Università del Molise, ha parlato del Codice della crisi d’impresa, che risale a inizio 2019, ma entrerà in vigore a maggio 2022, dopo vari rinvii. “Non mi aspetto enormi cambiamenti in termini di risultati sui crediti, per cui serve un diverso approccio culturale: per capire un’azienda bisogna respirare il sudore dell’impresa: questo manca ai giudici fallimentari italiani, non basta vedere le cose solo in un’ottica postuma”, ha ammonito il professore.

Alla conferenza stampa finale, il ceo di Banca Ifis Frederick Geertman ha infine confermato che sta lavorando al piano industriale. “Abbiamo in corso il trasferimento della sede della holding dall’Italia a Svizzera, con un impatto positivo sul capital regolamentare. Aspettiamo il parere dell’Agenzia delle Entrate, che è una condizione sospensiva dell’operazione. Presenteremo il piano quando uscirà il parere, tra fine 2021 e inizio 2022“. Il piano prevede un rafforzamento della banca, anche con eventuali acquisizioni tattiche, ma non operazioni trasformative. Banca Ifis inoltre ha confermato che non intende separare l’attività bancaria da quella di servicer, sulle orme di Credito Fondiario. “Stiamo approfondendo l’impatto del calendar provisioning e pensiamo di essere in grado di gestirlo con un cambiamento della strategia di recupero e l’uso veicoli che permettono di deconsolidare i portafogli, anche con terzi”, ha concluso.

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