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Pressione fiscale: Italia al terzo posto in Europa

Con una pressione fiscale al 42,8%, l’Italia ha chiuso il 2023 sul podio OCSE, dietro soltanto a Francia e Danimarca. Contributi di previdenza sociale, imposte sul reddito e IVA trainano le entrate dello Stato.

Tasse: Italia terza tra i Paesi OCSE

L’Italia si conferma tra i Paesi con la maggiore pressione fiscale all’interno dell’OCSE, guadagnandosi la terza posizione nel 2023. Secondo il report Revenue Statistics 2024, soltanto Francia e Danimarca precedono il nostro Paese in questa poco invidiabile classifica.

Sebbene i dati siano rimasti invariati rispetto all’anno precedente, il peso delle tasse continua a gravare in maniera significativa sui cittadini e sulle imprese italiane. I numeri dello studio evidenziano una situazione che da anni provoca malcontento tra i contribuenti italiani, spesso insoddisfatti per il divario percepito tra il livello di tassazione e la qualità dei servizi pubblici offerti.

Nel dettaglio, la Francia detiene il primato con un rapporto tasse/PIL pari al 43,8%, mentre la Danimarca segue con il 43,4%. L’Italia, stabile rispetto al 2022, registra una pressione fiscale del 42,8%. Seguono l’Austria con il 42,7%, il Belgio con il 42,6%, la Finlandia con il 42,4%, la Norvegia con il 41,4% e la Svezia con il 41,4%. Nel 2023, il livello medio di tassazione nell’area OCSE era al 33,9%, in calo di 0,1% punti percentuali rispetto al 2022 e al 2021, ma al di sopra del livello pre-pandemico, cioè del 33,4% del 2019.

Le principali fonti di entrate fiscali in Italia

L’analisi delle fonti di entrata mostra come le tasse in Italia siano principalmente sostenute dai contributi di previdenza sociale, per 30,5% del totale delle entrate fiscali. Seguono le imposte sul reddito delle persone fisiche (25,5%), l’IVA (16,5%) e altre imposte sui consumi (11,2%). Infine, le imposte sul reddito delle società (6,7%), le imposte sulla proprietà (5,7%) e altre imposte minori (3,9%). La ripartizione del gettito fiscale riflette una struttura in cui il peso maggiore ricade sui lavoratori e sui consumatori, con un carico fiscale meno pronunciato per le imprese.

Come vengono distribuite le tasse

Le entrate fiscali sono distribuite tra vari livelli di amministrazione pubblica. Il 58% del gettito fiscale è destinato al Governo centrale, mentre i fondi di previdenza sociale ricevono il 30,5%. Le amministrazioni locali beneficiano del 10,9% delle risorse, mentre un marginale 0,6% è destinato agli organismi sovranazionali. Questa distribuzione evidenzia una centralizzazione delle risorse fiscali, che potrebbe contribuire alla percezione di inefficienza nella gestione dei servizi a livello locale.

Una tendenza globale in evoluzione

Se da un lato l’Italia mantiene invariata la propria pressione fiscale, altri Paesi OCSE stanno mostrando dinamiche diverse. Nel 2023, il rapporto tasse/PIL è aumentato in 18 dei 36 paesi OCSE e diminuito in 17. Il livello di tassazione più basso di registra in Messico (17,7%), nonostante un incremento rispetto al 16,8% del 2022. In Lussemburgo si è osservato un aumento del rapporto tasse/PIL del 2,7%, mentre in Cile si è registrato un calo del 3,2%. Il trend storico indica che, dal 1965 al 2022, il rapporto tasse/PIL è aumentato dal 24,9% al 34% nei Paesi OCSE, con un’impennata significativa dal 2010. Il Giappone rappresenta il caso più emblematico, con un aumento dell’8,2% nell’ultimo decennio.

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