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Il superbonus era sostenibile o no?

Il superbonus era sostenibile o no?

L’iniziativa del Superbonus 110 ha portato a un’impennata delle ristrutturazioni domestiche, ma è anche stata funestata da frodi diffuse, un tipico caso italiano.

Cosa è successo?

Il governo italiano ha recentissimamente (giovedì 16 febbraio 2023) eliminato un generoso regime di credito d’imposta volto a rendere le case più efficienti dal punto di vista energetico. Ma lo ha fatto all’improvviso, e tra gli avvertimenti molto preoccupati delle associazioni di categoria di effetti disastrosi sul settore edilizio.

La popolare iniziativa del Superbonus 110, che dava diritto ai proprietari di case a un credito d’imposta fino al 110% sul costo dell’ammodernamento della loro proprietà, ha portato a un’impennata delle ristrutturazioni domestiche, e ha contribuito ad alimentare l’economia italiana dopo gli effetti della pandemia di coronavirus. Ma questa misura temporanea ed assistenziale è anche costata al governo più di 110 miliardi di euro, con altri 40 previsti nei prossimi mesi, cosa che ha fatto lievitare il costo dei servizi edilizi.

Inoltre, purtroppo, la misura del superbonus è stata funestata anche da frodi diffuse. Finora i controlli hanno rilevato circa 6 miliardi di euro di fatturazioni false, non detraibili da alcuno. Denari intascati impropriamente da imprese che non hanno mai avviato alcun lavoro e poi, immediatamente dopo aver preso i soldi, ovviamente scomparse.

Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, ha dichiarato giovedì in una conferenza stampa che la “politica sconsiderata” è una minaccia per le finanze pubbliche.

Abbiamo deciso di fermare gli effetti di una politica scellerata che ha avvantaggiato pochi cittadini ma che ha fatto gravare su ognuno di noi, dalla culla in poi, un onere di 2.000 euro a testa“, ha dichiarato.

Che cos’era il superbonus 110%?

Il Superbonus 110, parte di una serie di bonus per le case ecologiche che sono anch’essi terminati, era una politica di punta populista del Movimento Cinque Stelle, introdotta dal secondo governo a guida di Giuseppe Conte nel 2020.

I proprietari di casa potevano richiedere il sussidio sottraendo i costi dei lavori, come l’installazione di sistemi di isolamento, pompe di calore e pannelli solari o la sostituzione di una vecchia caldaia, dalla propria dichiarazione dei redditi per un periodo di cinque anni, oppure passare l’onere all’impresa edile, che lo sottraeva dalle tasse o vendeva il credito a una banca, che a sua volta veniva rimborsato dal governo.

Il gabinetto del primo ministro Giorgia Meloni ha dunque approvato una legge urgente che pone fine al regime di credito d’imposta, ma ha dichiarato che i lavori già iniziati continueranno.

Il Superbonus riceve critiche anche dall’ex primo ministro Mario Draghi, definendolo “un sistema con pochissimi controlli”, dopo che le forze dell’ordine hanno detto che circa 6 miliardi di euro di frodi sono collegabili al sistema del superbonus.

I lavori in migliaia di cantieri si sono già fermati, perché gli appaltatori sono alle prese con la mancanza di liquidità dopo che le banche hanno smesso di acquistare i crediti d’imposta.

Le critiche alla decisione del governo

L’ANCE, l’associazione nazionale dei costruttori edili, ha dichiarato che 25.000 imprese potrebbero fallire. Federica Brancaccio, presidente dell’associazione, ha dichiarato che se il governo interrompe i crediti d’imposta senza trovare una soluzione strutturale, “migliaia di imprese rimarranno definitivamente senza liquidità e i cantieri si fermeranno completamente, con gravi conseguenze sulle famiglie“.

Conte, padrino della manovra, ha affermato che la mossa infliggerebbe “un colpo mortale” al settore delle costruzioni. “Stiamo mettendo a rischio 25.000 imprese e 130.000 posti di lavoro“, ha dichiarato.

La mossa è criticata anche da Legambiente, la più grande associazione ambientalista italiana. Hanno dichiarato: “Con questa incomprensibile decisione, il governo Meloni stronca definitivamente l’unica politica di intervento per la riqualificazione degli edifici e il raggiungimento degli obiettivi europei“.

Stefano Bonaccini, candidato come prossimo leader del partito democratico di centro-sinistra, ha dichiarato: “I cittadini hanno bisogno di soluzioni ai problemi, ma questo governo di destra ne crea solo di nuovi“.

Come è andata in questi anni?

Innanzitutto, come tutti gli altri bonus edilizi, anche il 110 per cento aveva il difetto di favorire le fasce più abbienti, cui si aggiunge la totale insostenibilità per le finanze pubbliche. Lo vedremo meglio alla fine.

Finora, una spesa di oltre 71,7 miliardi miliardi ha finanziato circa 372 mila interventi, che corrispondono a poco più del 3,1% delle abitazioni unifamiliari e dei condomini. La cifra che occorrerebbe per coprire l’intero patrimonio viaggerebbe così verso i duemila miliardi.

L’eccessiva generosità rende lo schema inefficiente, dal momento che, eliminando ogni conflitto di interesse tra proprietari di immobili e imprese edili, induce un aumento del costo del risparmio energetico. Questa cosa venne chiaramente sottolineata dall’ex Presidente del Consiglio Draghi già a fine 2021, quando ebbe modo di ricordare “l’aumento straordinario dei prezzi delle componenti per fare le ristrutturazioni”.

In parte, l’aumento dei costi dipende anche dal fatto che lo schema è comunque percepito come temporaneo. Un fattore che determina chiaramente un volume di domanda che supera la capacità dell’offerta.

Così, c’era chi invocava un Superbonus permanente, ossia di fatto il virtuale raddoppio del debito pubblico.

Un sussidio sovrabbondante, infine, costituisce un potente incentivo a comportamenti illeciti, anche superiore a quanto si poteva immaginare: secondo le ultime notizie, come detto, circa 6 miliardi di fatture bloccate per sospette frodi.

Perché esisteva il superbonus?

Dal punto di vista economico, le ristrutturazioni creano generalmente due tipi di benefici: uno per il proprietario (bolletta energetica più bassa), l’altro per la collettività (riduzione delle emissioni). Ha quindi senso che lo Stato finanzi solo il costo del secondo tipo di beneficio (è un’esternalità positiva). Bene, quindi, un contributo pubblico, ma solo parziale.

 In ogni caso, il volume delle risorse necessarie (i 2000 miliardi di poc’anzi) rende chiaro come, nell’ottica di una effettiva transizione ecologica, sarebbe fondamentale mobilitare anche il risparmio privato. A questo obiettivo, potrebbe contribuire anche la regolamentazione, come accade in Francia per le facciate. 

Una seconda motivazione alla creazione del Superbonus è stato è il sostegno al settore dell’edilizia, cui spesso nel dibattito pubblico si accompagna la questione dell’emersione del sommerso.

Misure come questa possono danneggiare il settore favorendo l’ingresso nel mercato di imprese inefficienti. O, addirittura, truffaldine, come è già emerso.

Più in generale, il sostegno attraverso agevolazioni fiscali alle costruzioni è una costante ormai dal 1998 (all’epoca fu introdotta una detrazione temporanea del 41% per le ristrutturazioni).

Un sostegno permanente droga il settore e ha effetti distorsivi. E, rimanendo in tema di transizione ecologica, perché non un bonus 110% per le auto elettriche, allora?

Il futuro prossimo

Nei prossimi anni, il sostegno del bilancio pubblico alle costruzioni arriverà dallo straordinario volume di investimenti in infrastrutture attivato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rispetto al quale non è neanche chiaro se oggi il settore edilizio sia sufficientemente attrezzato.

Secondo una recente indagine di Webuild, la ex Salini-Impregilo, per permettere la realizzazione delle opere del PNRR mancano ben 100 mila addetti (tra cui 70 mila operai generici). 

Riguardo al sommerso, basta osservare che, se si esenta totalmente dall’imposta un tipo di spesa, certamente l’emersione sarà totale, ma naturalmente il costo per il fisco sarebbe ben superiore ai benefici.

Come sempre, ne ha beneficiato chi poteva permetterselo

C’è poi anche la questione degli effetti distributivi, a cui accennavamo prima. Già le vecchie detrazioni avvantaggiavano in misura sproporzionata i più ricchi: oltre la metà delle detrazioni per ristrutturazioni e risparmio energetico andava al 15% più ricco dei contribuenti (il top 1% otteneva il 10% delle risorse).

È probabile che con il Superbonus la situazione sia ulteriormente peggiorata. Le evidenze mostrano, infatti, una concentrazione degli interventi nelle categorie catastali più elevate. In Piemonte, raccontano i rapporti dell’ENEA, il proprietario di un castello ha ottenuto 1 milione di euro per ristrutturarlo; in pratica, ha vinto la lotteria senza giocarla.

Nel 2019, prima dell’introduzione dei sussidi più generosi (cioè superbonus 110% e facciate 90%), il fisco restituiva ai proprietari di immobili con le detrazioni per ristrutturazioni e risparmio energetico quasi metà del gettito di IMU e TASI (che vale circa 20 miliardi). È plausibile che con i nuovi schemi la restituzione diventerà completa

E questi soldi usciranno dalle tasche dello Stato. La situazione, semplicemente, non era sostenibile per le casse dello Stato.

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