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Transizione energetica: servono banche intraprendenti e strumenti finanziari specializzati per supportare le PMI italiane

La seconda edizione di “Believe”, evento organizzato da illimity, è stata dedicata alla grande sfida di questi anni: la transizione energetica. Passera: “Ognuno deve fare la propria parte, va alimento il dialogo tra imprese, banca e finanza”.

In base alle stime di Cerved, le PMI italiane dovranno affrontare investimenti pari a 200 miliardi di euro entro il 2050 per adeguarsi al percorso di transizione energetica. Una sfida che non solo deve necessariamente essere affrontata, ma che richiede uno sforzo economico imponente. In questo contesto l’accesso al credito sarà una variabile fondamentale. Per questo il rapporto fra banche e imprese non potrà che essere ancora più strategico.

Come banche e finanza possono supportare la transizione energetica?

Alla base del green deal dovrà necessariamente esserci uno scambio di competenze e conoscenze, partendo da una base comune: credere in quello che si sta facendo. Come costruire le premesse per un dialogo banca-impresa costruttivo? Lo abbiamo chiesto a Corrado Passera, CEO di illimity, in occasione dell’evento “Believe – Giving Energy to the future“, svoltosi a Milano il 23 giugno 2023.

La transizione energetica – spiega Passera – richiede che il rapporto banca-impresa si evolva. Necessita di tante competenze diverse. Si pensi ai piani di sostenibilità di transizione energetica. Nella definizione del proprio piano, l’azienda avrà bisogno di differenti know how. La banca ne potrà portare alcuni e poi dovrà sapersi coordinare con molti altri professionisti, esperti di tecnologie e non solo, con conoscenze che non sempre in banca sono presenti. Incontri come Believe sono proprio tesi a far lavorare insieme tra di loro le varie componenti che alla fine servono alle imprese per prendere decisioni importantissime. Del resto, il tema della sostenibilità e della transizione energetica è il grande argomento che più influenzerà la gestione delle imprese nei prossimi anni”.

Believe vuol dire credere – aggiunge Passera – e noi crediamo molto nel nostro ruolo, nel fare credito al mondo delle piccole e medie imprese. Crediamo molto anche alle potenzialità del nostro Paese e infatti, ogni anno cerchiamo dei modi nuovi per svolgere al meglio il nostro mestiere e dare un contributo maggiore al Paese”.

Costi energetici: quanto hanno pesato sulle PMI?

Durante l’evento è stata presentata la ricerca promossa da illimity e realizzata da Deloitte, dal titolo “Finanza e caro energia: misure per sostenere le PMI colpite dall’aumento dei costi energetici”.

I rincari registrati dalle materie prime nel 2022 hanno influito pesantemente sulle performance delle PMI italiane. L’analisi condotta su un campione di 27.000 imprese ha infatti evidenziato nel biennio 2021-2022 un calo complessivo del ROE (Return on equity) pari a circa 37 miliardi di euro e una riduzione dell’utile conseguito da ciascuna piccola impresa pari in media a circa 300.000 euro.

Lo shock energetico è stato significativo per oltre metà del panel (quasi il 68%) e a fronte dei rincari energetici, più del 50% delle imprese a campione ha affermato di aver avuto un impatto sulla marginalità superiore al 10%.

Per affrontare il nuovo scenario emergenziale il 46% delle imprese ha adottato politiche di rimodulazione degli orari o ha trasferito i maggiori costi sulla clientela.

Sul fronte degli interventi in ambito energetico attuati, più di un terzo delle imprese (35,7%) ha introdotto tecnologie e procedure volte a migliorare l’efficienza, il 29,5% ha avviato campagne di sensibilizzazione e il 26,8% ha attivato sistemi di monitoraggio e audit energetico.

Se oggi il 50% del panel intervistato non adotta o adotta in maniera residuale politiche di efficientamento energetico, guardando al futuro il 58% delle imprese dichiara di avere allo studio nuove azioni volte ad efficientare maggiormente il consumo energetico.

In particolare, circa il 33% delle imprese pensa a un maggior utilizzo di energie green e alla definizione di nuove policy aziendali, mentre il 21,5% ritiene potrebbero essere efficaci misure di riqualificazione e conversione degli edifici.

L’86,4% delle PMI intervistate non dispone di impianti di produzione di energia rinnovabile e, con riferimento alle Comunità energetiche, il 95% dichiara di non avervi aderito e il 61% non prevede di farlo in futuro. Infine, secondo quanto emerso dal panel, oltre il 50% delle imprese non discute assiduamente di tematiche ESG.

Dopo aver illustrato i risultati della ricerca, Enrico Ferraresi, Partner Deloitte, ha sottolineato che “c’è una crescente consapevolezza tra le PMI italiane della necessità di avviare un percorso di transizione energetica, ponendola al centro della propria strategia, in linea con quanto stanno già facendo con la transizione digitale. Le PMI dovranno attribuire sempre maggiore importanza anche alle tematiche ESG e alla rendicontazione in bilancio in tale ambito in linea con quanto previsto dalla normativa europea. Ma per realizzare questo percorso virtuoso saranno richiesti investimenti per la cui attuazione sarà indispensabile il supporto del sistema bancario e finanziario anche attraverso la maggior diffusione di strumenti di finanza sostenibile e la loro inclusione tra le garanzie utilizzabili in alcune operazioni di rifinanziamento”.

Competenze specializzate e finanziamenti per dare energia al futuro

Dai dati della ricerca illimity-Deloitte emerge l’urgenza per le PMI di avere degli interlocutori creditizi in grado di fornire consulenza strategica e di incentivare un percorso di sviluppo sostenibile. Abbiamo chiesto a Elena Maspoli, Head of Special Situations Energy illimity, come credito e finanza possono supportare le imprese nel green deal e come opera il desk Energy della banca fondata da Corrado Passera.

Nel desk Energy di ilimity – ha risposto Maspoli – ci occupiamo prevalentemente di quegli investitori nazionali e internazionali che sono interessati al mondo delle infrastrutture energy. Stiamo parlando di imprese che stanno realizzando nuovi impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, che stanno realizzando infrastrutture, per esempio, come gli stoccaggi l’energia elettrica oppure la green mobility, e quindi le stazioni di ricarica che ci consentiranno di andare in giro con dei mezzi meno inquinanti. Questi soggetti hanno bisogno di fare ricorso al credito perché tipicamente sono investimenti che richiedono grosse disponibilità finanziarie in una fase iniziale che poi si ripagano in un periodo di tempo piuttosto lungo.”

Queste realtà – ha chiarito – si rivolgono alle banche del sistema Paese ma quello che succede è che le banche italiane si sono abituate negli anni passati a un sistema incentivato, cioè a finanziare dei progetti sostenuti da incentivi pubblici su un orizzonte temporale altrettanto lungo, di quindici o vent’anni. In quello schema erogare finanza era piuttosto facile perché con gli incentivi si poteva contare sulla stabilizzazione dei flussi di cassa, peraltro sostanzialmente garantiti dal GSE, quindi da un ente pubblico. Era, dunque, un contesto di rischiosità molto bassa.

Oggi – prosegue – è diverso perché non siamo più nella fase degli incentivi. Per questo settore sicuramente arriveranno molte risorse finanziarie dal settore pubblico e dagli aiuti europei, però non operiamo più in un contesto di incentivi a lungo termine. Le banche ora devono avere una visione più settoriale, devono scendere più nel dettaglio su quelle che sono le dinamiche e i rischi del settore per provare a dare delle risposte. Devono essere più intraprendenti.”

Proprio allo scopo in illimity abbiamo un desk specializzato, con l’obiettivo di comprendere a fondo le logiche di questo settore. Siamo sicuri che le prospettive di questo settore saranno brillanti nei prossimi anni e per noi questo è sufficiente per cercare di immaginare delle strutture diverse e alternative che ci consentano di sostenere gli investitori. Lo facciamo con delle soluzioni che non sono più di lunghissimo termine, ma a 3-5 anni, portando il progetto a poter esibire dei cash flow positivi aprendo poi alla possibilità di accedere a finanziamenti con altri operatori, di rifinanziarsi o di vendere eventualmente l’asset, l’infrastruttura o il progetto. Adottiamo una logica di periodo più breve ma con una flessibilità molto maggiore”, conclude Maspoli.

La transizione energetica parte dalla sostenibilità del modello di business

Quando si parla di sostenibilità si pensa immediatamente alla tutela dell’ambiente, trascurando un aspetto altrettanto importante: la sostenibilità economica dell’azienda, dei suoi progetti, della strategia adottata e del credito richiesto per attuarla.

Ogni nostro intervento – spiega a tal proposito Umberto Paolo Moretti, Head of Turnaround illimity – si basa su una profonda conoscenza dell’assetto industriale operativo delle società, attraverso un’analisi, estremamente approfondita, in cui emergono punti di forza e punti di debolezza, opportunità di crescita e di rilancio. In questo momento la transizione energetica offre in realtà molti spunti per costruire o ricostruire un vantaggio competitivo e noi cerchiamo di veicolare le risorse verso i progetti che siano più interessanti, anche da questo punto di vista.”

In merito alle aspettative di un aumento di crediti deteriorati nei prossimi mesi e a quali fattori non possono essere trascurati in un’accorta gestione del credito, Moretti ha chiarito: “La sostenibilità del modello di business resta un elemento assolutamente centrale. Dobbiamo anche dire che i profili macroeconomici sono chiaramente in peggioramento ma gli indicatori sulla qualità del credito in realtà non forniscono ancora indicazioni precise. Va comunque detto che il sistema Italia, da una parte, e i numerosi player specializzati, dall’altra, offrono un paracadute molto più sicuro e solido di quello che c’era in occasione della crisi del 2008.”

Le banche e la finanza hanno e avranno sempre più un ruolo determinate nella transizione energetica e nel sostegno alla competitività delle imprese italiane. Essere consapevoli del proprio ruolo in questo contesto è il primo passo per iniziare o proseguire un lungo e impegnativo viaggio al fianco delle PMI.

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