Nei primi nove mesi del 2025 gli utili banche italiane raggiungono 21,6 miliardi di euro, in aumento del 9% su base annua. Commissioni in forte crescita, qualità del credito stabile e Cet1 aggregato al 14,6% rafforzano ulteriormente il sistema, sostenendo anche la fiducia degli investitori.
Utili banche italiane: una crescita che conferma la resilienza del sistema
Il 2025 restituisce un quadro di straordinaria solidità per i principali istituti del Paese. Secondo l’analisi elaborata da Value Partners, le prime sette banche italiane hanno chiuso i primi nove mesi dell’anno con utili aggregati pari a 21,6 miliardi di euro, segnando un incremento del 9% rispetto ai 19,8 miliardi registrati nello stesso periodo del 2024. L’andamento complessivo conferma che il comparto, pur operando in un contesto caratterizzato da un calo dei tassi e da un’economia nazionale rallentata, continua a esprimere capacità di generare valore in modo stabile e strutturato.
Nel dettaglio, la guida della classifica spetta a UniCredit, che con 8,75 miliardi di profitti registra una crescita del 13%, seguita da Intesa Sanpaolo con 7,6 miliardi (+6%). Banco BPM porta a casa 1,5 miliardi (+18%), Bper 1,33 miliardi (+17%) e Popolare di Sondrio 513 milioni (+19%). Monte dei Paschi di Siena rappresenta l’unico caso in controtendenza, con un calo del 13% (1,37 miliardi), mentre Credem registra un aumento del 4% raggiungendo 506 milioni.
Questi risultati sintetizzano una fase di stabilizzazione dopo gli anni straordinari del rialzo dei tassi. L’effetto fisiologico della contrazione del margine di interesse (-5,6%) è stato infatti compensato da altre voci di ricavo, segno di un modello di business bancario sempre più diversificato e orientato ai servizi.
Ricavi diversificati e costi sotto controllo: la leva della redditività
Uno degli elementi centrali che ha sostenuto gli utili banche italiane è stata la crescita delle commissioni nette, aumentate del 5,9% grazie all’espansione delle attività di wealth management, alla maggiore raccolta indiretta (+15% rispetto a fine 2024) e alle fees legate alla bancassurance. Un contributo significativo proviene anche dagli altri proventi (+23%), che includono i risultati delle attività finanziarie valutate al fair value. Un incremento che ha generato 924 milioni aggiuntivi e ha compensato ampiamente la riduzione di 1,8 miliardi negli interessi.
Il cambiamento nella struttura dei ricavi è evidente. Il margine di interesse rappresenta ora il 55% del totale (era il 58% nel 2024), mentre le commissioni salgono al 36% (dal precedente 34%). Una banca meno dipendente dalla sola evoluzione dei tassi è, strutturalmente, una banca più resistente ai cicli macroeconomici.
Sul fronte dei costi, la gestione operativa si conferma particolarmente efficiente. Le spese operative complessive sono diminuite dello 0,6%, con una riduzione dell’1,2% delle spese per il personale e una sostanziale stabilità delle altre voci amministrative. Il cost/income al 40%, in miglioramento di 41 punti base, racconta un settore in grado di coniugare investimenti selettivi e disciplina operativa.
Stando ai risultati del report, la qualità del credito, pur in un contesto di incertezza per le imprese italiane dovuto alla stagnazione del PIL e alle tensioni commerciali, rimane stabile. Il Npl ratio lordo si conferma al 2,5%. All’interno dei deteriorati aumentano le sofferenze (+7%), mentre calano le inadempienze probabili (-3%) e le esposizioni scadute (-9%). Le coperture, in leggera crescita, raggiungono il 49,2%.
Capitale, rischio e prospettive: perché i dati rafforzano anche la fiducia degli investitori
Accanto alla redditività, un altro pilastro dell’attuale fase positiva è rappresentato dalla solidità patrimoniale. Le principali banche italiane mostrano un Cet1 fully loaded aggregato al 14,6%, un livello ben superiore ai requisiti regolamentari. In questo quadro, Credem si distingue con un 17,5%, seguito da Mps (16,9%), Popolare di Sondrio (16,6%) e Bper (15,1%). Anche i colossi UniCredit (14,8%) e Intesa Sanpaolo (13,9%), così come Banco BPM (13,5%), confermano posizionamenti ampiamente adeguati alle richieste della vigilanza.
La combinazione di redditività crescente, qualità del credito stabile e capitale robusto comporta un effetto diretto sulla percezione del rischio da parte degli investitori. Un settore bancario solido tende a generare minore volatilità, a rafforzare la fiducia nel sistema finanziario e a migliorare le condizioni complessive per l’emissione e la performance dei certificate.





