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Bce: prestiti non performing in calo all’1,95%

La Bce fa sapere che le banche europee si trovano in condizioni positive per qualità del credito. Ma Bankitalia avverte: attenzione agli istituti di piccole e medie dimensioni

Nonostante i timori, il settore finanziario europeo continua a reggere. La Bce ha fatto sapere che le banche dell’Eurozona si trovano in condizioni positive per qualità del credito. Secondo i dati forniti dalla Banca Centrale, nel primo trimestre del 2022 la quota di prestiti non performanti (Npl) è scesa ad appena l’1,95%. Si tratta del livello più basso dall’inizio delle registrazioni nel secondo trimestre del 2015.

“Il settore bancario dell’area euro è entrato nell’anno con una forte posizione di capitale e di liquidità” hanno dichiarato fonti della Bce. “La pandemia in media non ha avuto un impatto sui prestiti non performanti delle banche. Per il momento, sembra che i rischi derivanti dalla guerra in Ucraina siano stati contenuti”.

Le banche italiane sono leggermente sotto la media dell’Eurozona per quanto riguarda il ratio patrimoniale Cet1, quello di migliore qualità. Viceversa, sono leggermente al di sopra della media se si considera il ratio Tier1 e il Total capital ratio. Per quanto riguarda i deteriorati, invece, l’Italia con il suo rapporto pari al 3%, è sopra la media aggregata dell’1,95%, in compagnia con altri sette paesi, tra i quali la Spagna che ha un Npl ratio di pari livello.

Dal rapporto è emerso, inoltre, che nel primo trimestre i prestiti e le anticipazioni legati alla pandemia sono diminuiti ulteriormente a 421 miliardi di euro (al 31 dicembre 2021 erano 444 miliardi). La flessione è dovuta principalmente al calo delle moratorie sui crediti che si sono ridotte a 55 miliardi dai 67 miliardi segnalati a dicembre.

Tuttavia, nei giorni scorsi, Bankitalia ha invitato alla prudenza. Circa 100 medie e piccole banche italiane fuori dalla diretta vigilanza della Bce rischiano di accusare gli effetti della crisi, per la minore capacità di gestire l’aumento degli Npl a causa del rallentamento dell’economia e dell’inflazione. Se da un lato alcuni istituti di credito minori vantano livelli di ricavi ed efficienza buoni, ce ne sono molti altri con una bassa redditività e soprattutto una minore capacità dei vertici di gestire i rischi di credito e i cambiamenti tecnologici.

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