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Intesa Sanpaolo, al 2021 dimezzerà i crediti deteriorati

Il nuovo piano d’impresa presentato dall’ad Carlo Messina prevede nel prossimo quadriennio la riduzione degli Npl da 52,1 a 26,4 miliardi di euro
Le nuove linee guida presentate martedì 6 febbraio da Intesa Sanpaolo prevedono la riduzione dei crediti deteriorati lordi dagli attuali 52,1 miliardi di euro a 26,4 miliardi nel 2021, e dai 22,5 miliardi al netto delle rettifiche a 12,1 miliardi sempre nel 2021. Nei giorni scorsi, l’istituto guidato da Carlo Messina aveva annunciato l’intenzione di cedere uno stock di oltre 10 miliardi di non performig loans avvalendosi dei nuovi principi contabili Ifrs 9, senza alcun impatto sul conto economico. In trattativa per la vendita della piattaforma di gestione dei crediti deteriorati insieme al portafoglio da 10 miliardi e a un accordo pluriennale di gestione di alcuni degli attuali e futuri Npl di Intesa Sanpaolo, ci sarebbero oltre al gruppo scandinavo Lindorff-Intrum Iustitia anche i cinesi di CEFC China Energy Company.
Secondo quanto emerso invece dalla presentazione del bilancio annuale la banca torinese ha chiuso il 2017 con un utile di 7,3 miliardi, includendo nel conto i 3,5 miliardi assegnati dal Tesoro in seguito all’acquisizione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Nel piano d’impresa 2018-2021, Intesa Sanpaolo punta ad un utile netto di 6 miliardi, con un tasso di crescita medio annuo del 12,1%. Per centrare l’obiettivo, oltre alla riduzione dei crediti in sofferenza, la banca mira ad un sostanzioso taglio dei costi e ad uno sviluppo del business con particolare attenzione sul risparmio gestito e sull’attività assicurativa. In sintesi le nuove linee guida prevedono:
– l’uscita volontaria di 9 mila persone (in base all’accordo sindacale raggiunto alla fine dell’anno) e la chiusura di circa 1.100 filiali;
-la proposta di conversione obbligatoria delle azioni di risparmio in azioni ordinarie (con un rapporto di conversione pari a 1,04) senza pagamento di alcun conguaglio in denaro e con contestuale eliminazione nello statuto dell’indicazione del valore nominale delle azioni;
– la volontà di cogliere nuove opportunità puntando alla “leadership in Europa nel Wealth Management & Protection, con forte sviluppo assicurazione danni” e la possibilità di intraprendere una “partnership con un operatore industriale globale come possibile acceleratore della strategia dell’Asset Management”(in questo senso particolare attenzione è stata rivolta alla Cina);
– la creazione di una nuova sede a Milano (ISP City) al fine di ottimizzare la produttività.
Infine, a livello di gruppo, è prevista anche la riduzione delle entità giuridiche con la fusione di 12 società controllate dalla capogruppo, ovvero Banco di Napoli, Cr Firenze, Cr Pistoia e Lucchesia, Cr Veneto, Carisbo, Cariromagna, Cr Friuli Venezia Giulia, Banca Nuova, Banca Apulia, Banca Imi, Banca Prossima e Mediocredito Italiano.
A cura della Redazione
© Riproduzione riservata

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