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Reddito di cura

Reddito di cura: la manovra 2026 darà finalmente sostegno ai caregiver italiani?

La proposta del Reddito di cura, inserita tra gli emendamenti segnalati alla manovra 2026, prevede un contributo mensile tra 400 e 600 euro per chi assiste persone con disabilità gravissime. Una misura attesa da anni, che riapre il dibattito sul riconoscimento economico e sociale dei caregiver e sul loro ruolo nel sistema di welfare italiano.

Reddito di cura: una proposta che punta a colmare un vuoto storico

Il Reddito di cura, avanzato dal Movimento 5 Stelle nell’ambito degli emendamenti alla manovra finanziaria 2026, rappresenta una delle iniziative più significative degli ultimi anni nel campo dell’assistenza domiciliare. La proposta, firmata dai senatori Mazzella, Guidolin, Castellone, Pirro e Damante, mira a sostenere economicamente le persone che convivono con un familiare con disabilità gravissima e che se ne prendono cura senza alcuna forma di tutela professionale.

Il contributo mensile, compreso tra 400 e 600 euro, sarebbe erogato direttamente dall’INPS e modulato annualmente dal Ministero del Lavoro insieme al Ministero dell’Economia, sulla base delle risorse disponibili e della platea dei beneficiari. La misura, che non concorrerebbe alla formazione del reddito né al calcolo dell’ISEE, intende offrire un sostegno concreto a chi spesso rinuncia alla propria attività lavorativa per dedicarsi completamente all’assistenza.

Lo stanziamento previsto è pari a 3 miliardi di euro annui a partire dal 2026, cifra che costituirebbe un limite di spesa per l’INPS, chiamato anche a monitorare e comunicare periodicamente l’andamento della misura ai Ministeri competenti. In caso di approvazione, entro novanta giorni sarebbe necessario un decreto attuativo del Ministero del Lavoro per definire modalità operative, criteri di priorità e documentazione richiesta.

I requisiti sono chiari: il beneficiario deve convivere in modo continuativo con la persona assistita e il nucleo familiare deve possedere un ISEE non superiore a 30mila euro. L’obiettivo è dirigere le risorse verso le famiglie dove il carico assistenziale, economico ed emotivo è più rilevante.

Il contesto della manovra 2026 e il percorso legislativo dei caregiver

La discussione sul Reddito di cura si inserisce in una cornice normativa che da anni tenta, senza risultati risolutivi, di affrontare il tema dei caregiver familiari. Attualmente non esiste una legge nazionale che definisca e tuteli in modo organico questa figura, benché 12 Regioni abbiano adottato norme locali a sostegno del ruolo di cura. Gli interventi nazionali sono stati frammentati. Dalla legge 205/2017 ai fondi dedicati, come quello del 2020, giudicati dalle associazioni insufficienti rispetto ai bisogni reali.

Il Ddl di Bilancio 2026 oggi in discussione, attraverso l’articolo 53, stanzia 1,15 milioni per il 2026 e 207 milioni annui dal 2027 per iniziative legislative sul caregiving familiare. Risorse considerate modeste da molte voci del settore, che ricordano come i caregiver generino un valore economico stimato tra il 2,5 e il 3% del PIL, supplendo alle carenze strutturali del sistema pubblico.

In questo scenario si inserisce l’annuncio della ministra della Disabilità, Alessandra Locatelli, che ha dichiarato l’imminente avvio di un disegno di legge dedicato, il cui iter inizierà a gennaio 2026, dopo l’approvazione della manovra. Il testo propone una definizione precisa del caregiver e introduce un sistema di tutele differenziate in base al numero di ore settimanali di assistenza, distinguendo tra caregiver prevalenti, conviventi e non conviventi.

Prevede un sostegno economico per i nuclei con ISEE fino a 15mila euro in cui il caregiver non svolga attività lavorativa o percepisca meno di 3mila euro lordi annui, con un contributo fino a 1.200 euro trimestrali. La copertura prevista deriva dai 207 milioni stanziati dal Ddl di Bilancio 2026, con l’intenzione di portarli a 257 milioni utilizzando parte del Fondo per le politiche a favore delle persone con disabilità.

Chi sono i caregiver in Italia: un quadro che evidenzia l’urgenza della riforma

Il dibattito sul Reddito di cura trova un fondamento concreto nelle condizioni quotidiane dei caregiver italiani. L’indagine “Impressions of Humanity”, realizzata nel 2025 da Eikon Strategic Consulting Italia, delinea una realtà complessa e spesso sottovalutata. Il campione, composto da 115 giovani tra i 18 e i 30 anni in 17 regioni italiane, evidenzia un’età media di 25 anni, con incarichi di cura che possono arrivare fino a 35 ore settimanali. Il 58% lavora, il 35% studia, mentre la maggior parte dedica all’assistenza da una a cinque ore al giorno.

I destinatari della cura sono soprattutto i nonni, seguiti da genitori con malattie croniche, disabilità fisiche o cognitive. Particolarmente gravose risultano le patologie psichiatriche e degenerative, che richiedono competenze specifiche e generano un forte impatto emotivo sul caregiver.

Per di più, la survey dell’Istituto Superiore di Sanità, composta da 2033 persone rispondenti,conferma il peso di questo ruolo: quattro caregiver su dieci sviluppano nuove malattie croniche, spesso più di una.

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