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Cosa ha detto il Governatore Visco nelle sue ultime considerazioni finali?

Banca d’Italia: cosa ha detto il Governatore Visco nelle sue ultime considerazioni finali?

Il 31 maggio 2023 il Governatore Ignazio Visco ha pronunciato le sue ultime considerazioni finali, visto che il suo mandato è in scadenza. Ma chi lo sostituirà?

Il Governatore Ignazio Visco ha recentemente pronunciato le sue ultime Considerazioni Finali, uno degli appuntamenti più importanti dell’anno a livello bancario, finanziario ed economico. Questo vista l’ampiezza degli argomenti trattati.

Cerchiamo di vedere, uno per uno, di quali topic si sia occupato il Governatore Visco in questo suo “canto del cigno”.

Economia Internazionale

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha costituito un punto di svolta nelle relazioni internazionali e ha condizionato pesantemente crescita, inflazione e scambi commerciali mondiali. Le autorità di governo, specialmente quelle dei paesi avanzati, sono intervenute in sostegno di famiglie e imprese per attenuare l’impatto della crisi energetica.

Le tensioni hanno coinvolto anche le esportazioni di prodotti agricoli e di fertilizzanti, mettendo a rischio la sicurezza alimentare delle economie più povere e vulnerabili. In molti paesi a basso reddito l’aggravio della bilancia commerciale, unito a minori afflussi netti di capitale, ha acuito i problemi di gestione delle finanze pubbliche, richiedendo in diversi casi l’avvio di negoziati per la ristrutturazione del debito.

Economia e bilancio area euro

Nel 2022 il prodotto interno lordo dell’area dell’euro ha rallentato, risentendo dei rincari dei beni energetici e alimentari, dell’incertezza connessa con il protrarsi del conflitto in Ucraina e dell’inizio di una fase restrittiva della politica monetaria. Dallo scorso autunno l’attività nel complesso ristagna.
L’inflazione al consumo ha raggiunto i valori più alti dall’avvio dell’Unione monetaria. La trasmissione al costo del lavoro dell’elevata dinamica dei prezzi rimane fortemente eterogenea tra paesi e settori.

Le tensioni sui mercati energetici e l’orientamento via via più restrittivo della politica monetaria hanno determinato un progressivo peggioramento delle condizioni sui mercati finanziari, inducendo una ricomposizione dei portafogli degli investitori verso le attività ritenute più sicure. Nell’ambito del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, il principale strumento del programma Next Generation EU, sono stati finora erogati ai paesi dell’Unione oltre 150 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni o prestiti. Gli Stati membri possono integrare i propri piani nazionali di ripresa e resilienza per tenere conto del nuovo strumento per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e accelerare la transizione verde .

Alla fine di aprile di quest’anno la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa per riformare le regole di bilancio europee.

Politica monetaria area euro

Per contrastare i rischi che l’elevata dinamica dei prezzi si trasferisse sulle aspettative a medio e a lungo termine, e per assicurare il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha accelerato il processo di normalizzazione della politica monetaria intrapreso alla fine del 2021. A partire dall’estate 2022 è stato avviato un rapido rialzo dei tassi ufficiali, che tra luglio e dicembre sono aumentati complessivamente di 2,5 punti percentuali.

Sono stati ulteriormente alzati i tassi ufficiali, portando il rendimento dei depositi presso l’Eurosistema al 3,25 per cento; a marzo 2022 è iniziata la riduzione delle consistenze di titoli detenuti nell’ambito del programma di acquisto di attività finanziarie .

A luglio del 2022, contestualmente all’avvio del ciclo di rialzo dei tassi ufficiali, è stato approvato il nuovo strumento per la protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria , volto ad assicurare che le modifiche all’orientamento della politica monetaria siano trasmesse in modo ordinato in tutti i paesi dell’area.

Economia italiana

Lo scorso anno il PIL dell’Italia è cresciuto del 3,7 per cento, dopo il forte recupero del 2021. La dinamica del prodotto ha beneficiato del miglioramento del quadro sanitario, che ha reso possibile l’eliminazione delle misure di contrasto alla diffusione della pandemia, e favorito la marcata ripresa dei servizi turistico-ricreativi e dei trasporti. Anche l’attività nel comparto delle costruzioni ha continuato a espandersi, sospinta dagli incentivi fiscali per la riqualificazione e il miglioramento dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio. La produzione nella manifattura ha invece ristagnato, nonostante la progressiva attenuazione delle difficoltà di approvvigionamento di input intermedi. La propensione al risparmio è scesa, portandosi alla fine dell’anno su livelli inferiori a quelli precedenti la crisi sanitaria. L’accumulo di risorse finanziarie non è stato sufficiente a compensare la perdita di valore reale della ricchezza finanziaria netta delle famiglie dovuta all’inflazione.

Il calo del debito pubblico in rapporto al prodotto richiederà in prospettiva il mantenimento di adeguati avanzi primari, insieme a un innalzamento del potenziale di crescita dell’economia. A questo potrà contribuire l’efficace realizzazione dei programmi di riforma e di investimento previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza .

Nel primo trimestre di quest’anno il PIL è tornato a salire , sospinto dall’espansione dell’attività nell’industria e nei servizi. L’inflazione è scesa, in concomitanza con la forte flessione delle quotazioni del gas e del petrolio; tuttavia quella di fondo è rimasta elevata, risentendo ancora della trasmissione dei rincari energetici del 2022.

Le famiglie

Il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto nel 2022, ma l’alta inflazione ne ha eroso il valore reale, con maggiore intensità nella seconda metà dell’anno. L’aumento dell’occupazione, in particolare quella meno qualificata, e le misure governative di contrasto ai rincari dell’energia hanno sostenuto il reddito dei nuclei meno abbienti e hanno mitigato le caratteristiche regressive del rialzo dei prezzi. Seppure frenato dall’inflazione, dal calo della fiducia e dall’incertezza acuita dalla guerra in Ucraina, è proseguito il recupero dei consumi, soprattutto in primavera e in estate, principalmente per le voci di spesa colpite più duramente dalla crisi sanitaria.

I debiti delle famiglie nei confronti di banche e società finanziarie si sono ampliati meno del reddito disponibile; rimangono assai contenuti nel confronto internazionale. I mutui immobiliari hanno lievemente rallentato, tranne che per gli intestatari più giovani; il credito al consumo ha invece accelerato.

Le imprese

Nel 2022 il valore aggiunto è cresciuto del 3,9 per cento; è stato sostenuto dalla ripresa della domanda e ha beneficiato, in alcuni settori, di significativi interventi pubblici. L’attività ha continuato a espandersi nei servizi, in particolare grazie all’ulteriore forte crescita di taluni comparti più penalizzati dalla crisi pandemica come il commercio, i trasporti, l’alloggio e la ristorazione. Le imprese ne prefigurano nel complesso un’espansione per il 2023, guidata soprattutto dalle aziende di servizi.

Si sono ridotte le difficoltà di approvvigionamento degli input intermedi, mentre sono aumentate le pressioni sui costi connessi con i rincari dell’energia, il cui impatto è stato attenuato dalle politiche di sostegno pubblico e dalle strategie di contenimento adottate dalle imprese.

Le domande di brevetti sono diminuite, mentre si è rafforzata l’attività in ricerca e sviluppo. Le imprese hanno accresciuto la redditività e mantenuto ampie scorte di liquidità. La leva finanziaria, anche se in aumento per effetto della diminuzione del valore del patrimonio a prezzi di mercato, resta su livelli contenuti nel confronto storico; il rapporto tra il debito delle aziende e il PIL è inferiore a quello medio dell’area dell’euro.

Mercato del lavoro

Nel 2022 l’occupazione è fortemente aumentata rispetto all’anno precedente, e ha recuperato i livelli antecedenti la crisi pandemica. Il numero dei lavoratori dipendenti è salito in tutti i principali comparti del settore privato, mentre quello degli autonomi è rimasto stazionario; anche le ore lavorate pro capite sono aumentate. L’occupazione nelle costruzioni ha continuato a espandersi, anche se meno dell’anno precedente; in prospettiva sarà sostenuta dalla domanda attivata dagli investimenti infrastrutturali previsti dal PNRR, tra cui quelli volti a favorire la transizione verde.

A differenza del 2021, l’aumento dei rapporti di lavoro alle dipendenze è stato prevalentemente dovuto alla crescita di quelli a tempo indeterminato. Il tasso di partecipazione è cresciuto in tutte le classi di età; quello delle donne ha raggiunto i livelli più elevati dall’inizio delle serie storiche. Ciò nonostante, l’invecchiamento della popolazione ha causato una contrazione delle forze di lavoro, superiore alle 500.000 unità nell’ultimo triennio; i flussi migratori netti degli stranieri, seppure in lieve ripresa, non sono stati sufficienti a compensare tale decremento.

Costi e prezzi

Nel 2022 l’inflazione al consumo in Italia ha toccato i livelli massimi dalla metà degli anni ottanta del secolo scorso: ha raggiunto l’8,7 per cento in media d’anno, superando il 12 per cento negli ultimi tre mesi. Anche l’inflazione di fondo è aumentata considerevolmente, al 3,3 per cento in media d’anno: vi hanno inciso sia il graduale trasferimento ai prezzi al dettaglio dei maggiori costi delle materie prime e dei beni intermedi, sia il recupero della domanda.

In media, i margini di profitto delle imprese sono diminuiti nel 2022.

L’inflazione ha iniziato a scendere nei primi mesi del 2023, in concomitanza con il calo marcato delle quotazioni del gas e del petrolio.

Esportazioni, competitività e bilancia dei pagamenti

Nel 2022 le esportazioni italiane di beni sono aumentate in misura significativa, più che negli altri principali paesi dell’area dell’euro, in un contesto di crescita del commercio mondiale e di progressivo allentamento delle strozzature dal lato dell’offerta. Quelle di servizi hanno recuperato il livello antecedente la pandemia, grazie alle entrate turistiche. Anche le importazioni sono cresciute a un tasso sostenuto, sospinte dalla domanda attivata dagli investimenti fissi lordi e dalle esportazioni.

Il saldo di conto corrente è tornato in avanzo in termini destagionalizzati nel primo trimestre del 2023, beneficiando anche del calo del prezzo del gas naturale.

Gli acquisti di portafoglio all’estero da parte dei residenti hanno rallentato nel 2022, pur restando su valori elevati; si sono orientati sulla componente dei titoli di debito, sulla scia del rialzo dei rendimenti obbligazionari. Secondo dati provvisori, gli investimenti diretti esteri in Italia avrebbero accelerato. Il saldo debitorio della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti europeo TARGET si è moderatamente ampliato nel complesso dell’anno 2022.

Finanza pubblica

Grazie al buon andamento del prodotto interno lordo a prezzi correnti, nel 2022 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è diminuito all’8,0 per cento del PIL , nonostante l’adozione di diverse misure di sostegno a famiglie e imprese. Il disavanzo dello scorso anno riflette anche gli effetti, al rialzo, delle recenti modifiche alla contabilizzazione dei crediti di imposta legati ai bonus edilizi.

Secondo i più recenti piani del Governo, presentati lo scorso aprile nel Documento di economia e finanza 2023, quest’anno l’indebitamento netto e il debito scenderebbero ancora in rapporto al prodotto. Per garantire un progressivo calo dell’incidenza del debito pubblico occorrerà pertanto mantenere nel tempo adeguati avanzi primari, e rafforzare in modo permanente la crescita dell’economia.

Intermediari creditizi e investitori istituzionali

Il rialzo dei tassi ufficiali avviato nello scorso mese di luglio in risposta all’aumento dell’inflazione ha notevolmente influenzato l’operatività degli intermediari creditizi. L’attività delle banche è stata inoltre condizionata da uno scenario macroeconomico caratterizzato da una crescita debole e da un livello elevato di incertezza, anche per il perdurare del conflitto in Ucraina.

Nel 2022 i prestiti alle imprese hanno rallentato, fino a contrarsi, mentre la crescita dei finanziamenti alle famiglie è rimasta stabile, ma si è indebolita a partire dagli ultimi mesi dell’anno. La raccolta complessiva del sistema bancario si è contratta, soprattutto per effetto della diminuzione delle passività verso l’Eurosistema. I depositi a vista da residenti sono scesi lievemente, a fronte di un maggiore ricorso all’interbancario estero e all’emissione di obbligazioni al dettaglio. Il costo della raccolta è salito di oltre un punto percentuale.

La redditività delle banche è migliorata, portandosi sui livelli più elevati dall’avvio della crisi finanziaria globale; vi ha contributo principalmente la crescita del margine di interesse e, in misura minore, il calo delle rettifiche di valore sui prestiti. Il rialzo dei tassi e l’andamento negativo dei mercati finanziari hanno contribuito a ridurre la raccolta netta degli investitori istituzionali italiani, soprattutto per gli intermediari che investono prevalentemente in prodotti a reddito fisso, quali le assicurazioni e i fondi comuni obbligazionari.

Nei primi mesi del 2023 le tensioni sui mercati finanziari internazionali conseguenti alla crisi di alcuni intermediari negli Stati Uniti e in Svizzera non hanno avuto un impatto di rilievo sulle banche italiane. Il rafforzamento dei bilanci conseguito negli ultimi anni ha accresciuto significativamente la loro resilienza nel confronto con i passati episodi di crisi.

Mercati monetari e finanziari

Nel 2022 le condizioni dei mercati finanziari italiani sono nel complesso peggiorate a causa delle persistenti pressioni inflazionistiche, dell’orientamento della politica monetaria più restrittivo delle attese e del rallentamento del quadro congiunturale nella seconda metà dell’anno. Ha inoltre pesato la maggiore avversione al rischio degli investitori connessa principalmente con l’incertezza geopolitica globale scaturita dal conflitto in Ucraina.

Sono inoltre diminuite le emissioni nette di titoli pubblici, mentre è proseguito il collocamento di quelli destinati a finanziare progetti volti a sostenere la transizione ecologica. Gli spread delle obbligazioni private sono rimasti su livelli in media più elevati rispetto all’anno precedente, frenando il ricorso al mercato da parte delle imprese e delle banche. Nella seconda metà di marzo i dissesti di alcune banche negli Stati Uniti e in Svizzera hanno determinato marcate e transitorie oscillazioni dei corsi azionari, soprattutto nel comparto bancario, a fronte di variazioni più contenute dei rendimenti dei titoli di Stato.

Chi sostituirà Visco?

Chi sarà il nuovo Governatore della Banca d’Italia quando il prossimo novembre Ignazio Visco lascerà per sempre Via Nazionale? La danza per la successione è iniziata un minuto dopo la fine delle considerazioni finali di Visco nella tarda mattinata del 31 maggio. E continuerà fino a settembre-ottobre, quando arriverà la fumata bianca per la nomina del nuovo Governatore.

Non c’è nessun derby in corso, perché c’è un solo vero candidato a succedere a Visco, ed è Fabio Panetta, romano, 64 anni il prossimo agosto 2023, ex direttore generale della Banca d’Italia, e anche membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, la BCE, dove è apprezzato per la sua competenza tecnica, ma anche per la sua determinazione.

Panetta non ha esitato negli ultimi mesi ad alzare la voce nel board della BCE per frenare la furia della Bundesbank e dei governatori dei Paesi del Nord Europa, che vorrebbero una stretta monetaria ancora più forte per fermare l’inflazione, ma con il rischio di provocare una recessione. In piena sintonia con la linea sostenuta da Visco, Panetta guida le colombe della BCE e chiede equilibrio. Competenza tecnica indiscussa e fiuto politico sono le armi del successo di Panetta, prima nazionale e poi europeo, ed è per questo che è in pole position per la successione a Visco.

L’iter per la nomina del nuovo Governatore, che durerà in carica 6 anni eventualmente rinnovabili una sola volta, è lungo, e inizierà subito dopo le vacanze estive. In sostanza, la nomina uscirà dal confronto tra il premier Giorgia Meloni e il Capo dello Stato Sergio Mattarella, ma il parere del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e del Consiglio superiore di via Nazionale non sarà irrilevante, soprattutto in questa occasione.

L’opportunità politica di Panetta al posto di Visco

Ma c’è un altro aspetto, politico e istituzionale al tempo stesso, che investe la candidatura di Panetta alla guida della Banca d’Italia. A Via Nazionale, anche i muri sanno che Panetta, fin da giovane, ha sempre avuto simpatie di destra, e la prova provata è nel fatto che il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo avrebbe voluto come suo Ministro dell’Economia, incarico che Panetta ha rifiutato per rimanere in BCE in vista della successione in Banca d’Italia. Ma se il profilo politico di Panetta non è proprio indipendente ed è vicino a quello del governo di centro-destra, è chiaro che esiste un problema di opportunità politica e di pesi e contrappesi che difficilmente può essere ignorato a tutti i livelli istituzionali. Dopo la conquista della Rai e di gran parte dei gruppi pubblici, e dopo l’insofferenza dimostrata nei confronti di organi di controllo come la Corte dei Conti, il Governo Meloni metterà le mani anche sulla Banca d’Italia, offuscandone la tradizionale indipendenza con la nomina di un Governatore amico? Ai posteri l’ardua sentenza, ma è evidente che l’opposizione/minoranza avrebbe gioco facile nell’indicare un’ulteriore deriva autoritaria.

Le alternative per il posto di Visco

Se queste perplessità che circondano la candidatura di Panetta dovessero aumentare, ci sono alternative realistiche? In tal caso dipenderebbe da cosa vuole fare il Governo: scegliere il futuro Governatore all’interno della Banca d’Italia, come tradizione vuole (con l’unica recente eccezione di Mario Draghi), o chiamare un “Papa straniero”?

Nel primo caso, l’unica alternativa autorevole a Panetta è quella dell’attuale direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, fiorentino, 67 anni, già assistente di Mario Draghi all’Università di Firenze, economista apprezzato sia in via Nazionale che fuori, ma uomo schivo e restio ai riflettori e alle frequentazioni politiche.

Nel secondo caso, quello di un candidato esterno, ma con solidi precedenti in Banca d’Italia, il nome che circolava fino a poche settimane fa era quello di Daniele Franco, ex Ragioniere Generale dello Stato ed ex direttore generale di Via Nazionale prima di diventare ministro dell’Economia nel governo Draghi. Ora, però, Franco è in ottima posizione per diventare presidente della Banca Europea per gli Investimenti (BEI).

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