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Fallimenti e liquidazioni volontarie: persi 81.000 posti di lavoro nel 2023

Nel secondo trimestre del 2023, i fallimenti e le liquidazioni volontarie sono aumentati dopo 18 mesi di decrescita. Le piccole e medie imprese registrano le maggiori difficoltà. A guidare la crescita dei fallimenti ci sono le aziende del Nord Est e del Centro Italia.

Cerved: aumentano fallimenti e liquidazioni volontarie

Dopo un anno mezzo di decrescita, il numero di fallimenti e liquidazioni volontarie (in bonis) è tornato a crescere. A rivelarlo è Cerved nel suo ultimo studio “Le chiusure di impresa nel 2q 2023 e gli impatti sull’economia reale”, che analizza lo stato dell’arte di fallimenti e liquidazioni delle imprese del nostro Paese.

Stando ai risultati evidenziati dal report, nel secondo trimestre del 2023 ci sono stati 2.070 fallimenti e 10.446 liquidazioni volontarie, per un incremento dei fallimenti dell’1,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, mentre le liquidazioni hanno subito un’impennata del 26,1%. Complessivamente, nei primi sei mesi di quest’anno sono andati persi 81.000 posti di lavoro e oltre 1 miliardo di euro di valore aggiunto (oltre a 2,5 miliardi di debiti finanziari e 1,8 di debiti commerciali).

“Nel triennio 2020-2022, gli effetti delle crisi e del rallentamento congiunturale non si sono tradotti in un aumento delle uscite dal mercato e delle chiusure di impresa, che hanno registrato sei trimestri consecutivi di riduzione mantenendosi su livelli ampiamente inferiori al pre-covid” ha commentato Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved. “Tuttavia, i dati del 2023 fanno emergere una chiara inversione di tendenza: l’impennata dell’inflazione e il conseguente rialzo dei tassi di interesse, si sono manifestati in modo asimmetrico sulle imprese. Intercettare tempestivamente segnali di allarme e gestire situazioni di crisi, avvalendosi di dati, algoritmi predittivi e tecnologia, è sempre più fondamentale”.

Fallimenti in crescita per le ditte individuali, Nord Est e Centro

Nello specifico, i fallimenti hanno coinvolto per lo più le PMI, in crisi di liquidità e in ritardo nei pagamenti. Il maggiore incremento si registra in particolare per le ditte individuali (+27,7%) e per le società di capitale con fatturato compreso tra i 2 e i 10 milioni di euro (+44,8%).

Per quanto riguarda i settori, industria e servizi sono i comparti più colpiti (con un aumento dei fallimenti rispettivamente del 5,2% e dell’1%). I principali rialzi si registrano, in particolare, nei prodotti da forno (+84,6%), negli alberghi (+50%), nei prodotti all’ingrosso per le costruzioni (+36%) e nella ristorazione (20%).

A livello geografico, le regioni del Nord-Est e del Centro guidano la crescita dei fallimenti (+12,1% e +11,6%). Viceversa, Nord Ovest e Sud Italia registrano invece un calo (-4% e -7,1%). La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta (-33,3% dei fallimenti), seguita dal Trentino-Alto Adige (-32%). La peggiore è il Molise con un aumento dell’85,7%.

Liquidazioni volontarie in aumento per PMI, costruzioni e servizi

Per quanto riguarda invece le liquidazioni in bonis, a guidare il fenomeno sono le società di capitale e in particolare le PMI con fatturato tra 2 e 10 milioni di euro (+71%). I maggiori incrementi riguardano il settore delle costruzioni (+33%), seguito da quello dei servizi (+26.2%) e dell’industria (+22,8%). Entrando nello specifico dei comparti, l’aumento più alto si registra nei metalli (+128.6%), negli alberghi (+57,9%) e nei prodotti all’ingrosso per le costruzioni (+50%).

Dal punto di vista geografico, invece, la crescita coinvolge tutte le macroaree del nostro Paese. Il Nord Ovest registra l’incremento maggiore (+30,7%), seguito dal Centro (+27,4%), dal Sud (+23,5%) e dal Nord Est (+21,7%), con i maggiori rialzi in Umbria (+75,2%), Calabria (+42%). Anche in questo caso, la regione più virtuosa è la Valle d’Aosta (-32%).

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