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Antiriciclaggio: sì del Garante al database centralizzato

Il Garante per la protezione dei dati ha espresso parere favorevole circa l’istituzione di una banca dati centralizzata a scopo di prevenzione antiriciclaggio. Come funziona il database centralizzato: caratteristiche e restrizioni

Il database centralizzato antiriciclaggio

Il Garante per la privacy ha espresso parere favorevole circa l’attuazione di un database centralizzato con finalità di prevenzione antiriciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento al terrorismo. Lo ha fatto sapere l’Autorità per la protezione dei dati nella sua ultima newsletter dell’1 settembre scorso. La banca dati costituirebbe “un patrimonio informativo di rilievo” per le attività di analisi e indagini delle autorità competenti (Mef, UIF, polizia valutaria della Guardia di Finanza, Direzione investigativa antimafia).

Come funziona il database centralizzato

Il database sarà alimentato dagli atti, utili ai fini delle valutazioni del rischio di riciclaggio, inviati dai professionisti (commercialisti, avvocati, notai, consulenti del lavoro) nell’esercizio della propria attività. 

Nel caso di operazioni potenzialmente rischiose, il sistema genererà un avviso in grado di garantire maggiore uniformità, da parte dei professionisti, nelle modalità di adempimento degli obblighi antiriciclaggio.

Lo schema recepisce molte delle indicazioni fornite dall’Autorità nel corso delle interlocuzioni con il Mef, come la limitazione dell’oggetto del database ai soli dati per i quali già vige, in capo ai soggetti obbligati, una prescrizione di conservazione decennale, e il carattere tassativo dell’elenco dei soggetti legittimati all’accesso.

Funzionamento dell’alert di avviso

Per quanto riguarda la generazione dell’avviso, che prevede la possibilità di utilizzare sistemi automatizzati, il Garante ha chiesto al Ministero di demandare a una norma, almeno di natura regolamentare, la descrizione delle modalità di elaborazione dell’avviso e la previsione delle relative garanzie per gli interessati. L’alert potrebbe, infatti, sottendere un trattamento di dati personali potenzialmente appartenenti a categorie particolari o inerenti condanne penali o reati, a contenuto altamente profilativo.

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